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IL DIVANO DEI GIUSTI/1 – CHE VEDIAMO STASERA? DAGO È PAZZO DI PRESTON STURGES, MAESTRO DELLA COMMEDIA SOFISTICATA AMERICANA, MA POCO NOTO IN ITALIA. I FILM VANNO RITROVATI SU DVD O IN RETE - MI HA FATTO VEDERE UN INCREDIBILE “PALM BEACH STORY”, USCITO NEL 1942, 80’ DI PURA COMMEDIA. SECONDO DAGO, BILLY WILDER IN “A QUALCUNO PIACE CALDO” RIPRENDE PARECCHIO “PALM BEACH STORY”. VERISSIMO – A DAGO CONSIGLIO ANCHE “FRENCH CANCAN”, CHE TROVATE SU AMAZON - IO MI SONO VISTO, PER PURO PIACERE STRACULTISTICO, IL TARDO EROTICO D’AUTORE “MIELE DI DONNA”… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Ormai è tutto un cineclub. Le proiezioni del primo film di Mamoru Oshii, “L’uovo dell’angelo” del 1985 sono piene di fan che conoscono esattamente quel che stanno per vedere. Il vecchio “Mamma, ho perso l’aereo” di Chris Columbus è addirittura quinto in classifica e ha superato il milione.
Nella serata più pazza di tutte, stasera al circolo Arci Trenta Formiche di Roma verrà ricordato il regista padovano Luigi Zanuso alias Luigi Atomico, appena scomparso, considerato estremo in tutti i sensi. In tutto questo Dago è pazzo di Preston Sturges, maestro della commedia sofisticata americana, ma poco noto in Italia. I film vanno ritrovati su dvd o in rete.
Mi ha fatto vedere un incredibile “Palm Beach Story”, uscito nel 1942, scritto da Sturges insieme a Ernest Laemmle, che fu soprattutto regista di ben 59 film soprattutto in Germania, 80’ di pura commedia interpretata da Joel McCrea, Claudette Colbert, Mary Astor e Rudy Vallee. Recitano tutti velocissimi. Perché questo tipo di commedia è finito? Non era facile da scrivere, credo.
Secondo Dago Billy Wilder in “A qualcuno piace caldo” riprende parecchio “Palm Beach Story”. Verissimo. Wilder aveva scritto in Germania assieme a Laemmle “Menschen am Sonntag” nel 1930, era scappato come lui a Hollywood e aveva lavorato per anni alla Paramount con Lubitsch su quel genere di film. Dovendo girare, alla fine degli anni ’50, una commedia sul proibizionismo si è rifatti a quell’estetica e a quel tipo di battute e situazioni.
Era già un film che guardava indietro a vent’anni prima, a quel periodo meraviglioso delle commedie di Lubitsch. Anche Hans Dreier, lo scenografo tedesco di “A qualcuno piace caldo” veniva dalla Paramount di Lubitsch e Sturges. E Wilder, come Sturges, diventò regista in gran parte per proteggere i suoi copioni.
Ieri sera per tirarmi su mi sono visto su Amazon “French Can Can” di Jean Renoir con Jean Gabin, François Arnoul e Maria Felix. Lo girò dopo esser tornato dall’America, dove non girò grandi film. Ma “French Can Can” è uno spettacolo. Ricordo Gustavo Dahl, maestro del cinema novo brasiliano, che lo rivedeva ogni volta che passava. Lo consiglio a Dago. Come gli consiglio, sempre su Amazon, un noir poco noto di Fritz Lang che non vedo da cinquant’anni, “Bassa marea” (“House By Th e River”, 1950) con Jane Wyatt, Louis Hayward, Lee Bowman.
Mi sono visto, per puro piacere stracultistico, “Miele di donna”, tardo erotico d’autore diretto da Gianfranco Angelucci, che lo aveva scritto con Liliana Betti, assistenti fedelissimi di Fellini, con una meravigliosa Clio Goldsmith sempre nuda (diciamo che era l’epoca), Catherine Spaak, Fernando Rey, Donatella Damiani, Nieves Navarro e Luc Merenda.
“Miele di Donna”, un film del 1981 diretto da Gianfranco Angelucci. pic.twitter.com/pH97famaWO
— Le Fusa d’una Gatta. (@saihreas) December 6, 2025
E’ una sub-fellinata, costruita con il taglio onirico di “La città delle donne”, dove c’era la Damiani dal seno esplosivo, mischiata a un erotismo alla Robbe-Grillet. Catherine Spaak armata di pistola obbliga Fernando Rey a leggere a voce alta la sceneggiatura di un film, che prende vita sotto i nostri occhi e vede Clio Goldsmith arrivare in una pensione romana, tenuta dalla Damiani, dove si spoglierà dopo neanche dieci minuti e scoprirà una serie di strani personaggi, la cameriera Adriana Russo, un uomo che si fa la barba, Lino Troisi, e il bel Luc Merenda che fa yoga.
Ho chiamato Luc per saperne di più sulle ragazze. E’ un signore. Mi dice che Clio Goldsmith, raro per una ragazza molto ricca, era anche molto simpatica e alla mano. C’era una bella atmosfera. Ricordo che con Nick Di Gioia scoprimmo ritrovammo la Damiani, ma non volle rilasciare interviste. Aveva lasciato da tempo il cinema. Non voleva farsi vedere. Non è facile da rintracciare neanche Clio Goldsmith, che aveva esordito da protagonista nel 1980 con “La cicala” di Alberto Lattuada con Virna Lisi e Barbara De Rossi.
E Lattuada non perse l’occasione di girare delle scene parecchio spinte con le due ragazze nude sotto una cascata. “Miele di donna” lo girò l’anno dopo. Dopo essersi sposata nel 1982 con Carlo Puri, aver avuto una prima figlia e aver girato qualche film in Francia, Clio Goldsmith lasciò il cinema nel 1986. Nel 1990 avrà un secondo marito, l’inglese Mark Shand, fratello di Camilla, la regina consorte. Con lui ha avuto una seconda figlia e si sono lasciati nel 2010.
mamma ho perso l'aereo 3
miele di donna
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