DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo oggi? Non vi lamentate perché in questi giorni avete ogni ben di Dio sia in sala che in streaming. Per gusti di ogni tipo. Inoltre. Ieri pomeriggio mi sono visto più della metà del teen crime seriale ambientato interamente a Sabaudia, “Adorazione”, primo in classifica dei più visti di Netflix, diretto da Stefano Mordini, che dopo l’esperienza di “La scuola cattolica” è perfetto per dirigere tanti ragazzi.
Scritto da Donatella Diamanti, Giovanni Galassi, Tommaso Matano, con un gruppo di ragazze e ragazzi per me inediti molto interessanti, Noemi Magagnini, Beatrice Puccilli, Alice Lupparelli, Penelope Raggi, e con un gruppo di attori più noti come genitori e adulti vari, Barbara Chichiarelli, Claudia Potenza, Noemi, Max Mazzotta, una sempre strepitosa e realistica Ilenia Pastorelli. In un trionfo totale di romanità post-gatto-in-tangenziale, io lo trovo divertente ma può non piacere al nord, abbiamo un gruppo di amiche, ma anche non così amiche, che si parlano continuamente addosso durante gli ultimi giorni di scuola.
Una è bocciata, l’altra è brava, una è figlia della proprietaria del ristorante più noto della spiaggia, un’altra ci lavora. Tutte vanne dietro ai ragazzetti del posto, un po’ fascistelli (senti cantar Faccetta nera…), un po’ teppisti, un po’ fatti. Da questo eccesso di ormoni e di sensualità, capiamo che tra due amiche, la Vanessa di Noemi Magagnini e Elena di Alice Lupparelli, ci sono problemi. Elena ha troppi maschi che le ronzano attorno, ha troppa voglia di andarsene da Sabaudia, Vanessa è più tranquilla, ma non si rende conto di quel che sta davvero capitando intorno a lei.
Quando Elena non va al suo compleanno le cose si complicano. Perché presto ci accorgiamo che Elena, proprio quella sera, è scomparsa. La poliziotta del posto, Barbara Chichiarelli, zia di un’altra ragazza irrequieta, Melissa, Federica Bonocore, inizia a indagare. E capiamo che il giro di storie e storielle di Elena è molto più vasto di quel che pensava la sua amica Vanessa.
E in parecchi hanno cose da nascondere. Ben girato, ben interpretato, con numeri di coattume paurosi tra Ilenia Pastorelli e la figlia, è un teen crime magari non originalissimo, ma ben dosato tra commedia (“Tié, annusa le mutande de mi’ fratello”) e giallo. Mordini ha l’esperienza giusta per portare a casa qualcosa di non banale, per sviluppare talenti di attori sconosciuti, per farti capire il racconto in maniera civile.
luca argentero la coda del diavolo
Ieri sera mi sono invece visto su Sky “La coda del diavolo”, stavolta un film, un thriller sardo, diretto per la Groenlandia di Matteo Rovere e Andrea Paris da Domenico de Feudis, già regista della seconda unità su “La grande bellezza”, poi del thriller salentino “Il legame”, scritto dai per me ignoti Nicola Ravera e Gabriele Scarfone, con Luca Argentero come Sante Moras, secondino fuori di testa che scopre che tal Virdis, il pastore sardo assassino di una ragazzina che doveva sorvegliare, è stato ucciso. E incolperanno lui. E c’è di mezzo qualcosa di più grosso.
luca argentero la coda del diavolo
Che non capisce e non vorrebbe capire. Ma si trova tragicamente messo in mezzo, Dovrà difendersi. E capire, parallelamente alla polizia, Francesco Acquaroli, e a una giornalista, Cristiana Dell’Anna, chi c’è dietro alla morte misteriosa della ragazza e forse dietro a altri delitti. Non è male, si vede.
Il film che dovreste invece vedere, appena arrivato su Apple Tv+, è “Blitz”, ultimo film scritto e diretto da Steve McQueen con Saoirse Ronan e l’inedito Elliott Hofferman, appena passato al London Film Festival e al Rome Film Festival. La parte più bella e spettacolare di “Blitz”, sono proprio i bombardamenti, che i tedeschi chiamavano Blitz, su Londra. E la Londra distrutta dalle bombe, incredibilmente ricostruita, che ci porta direttamente a Gaza City, al Libano, alle città ucraine sotto le bombe.
Steve McQueen ci mostrerà anche il suo piccolo protagonista, una sorta di Oliver Twist che si è perso per le strade di Londra, che vede le bombe cadere dagli aeroplani e la città in mezzo alle fiamme. Ma il film è anche una sorta di saggio sul razzismo in Inghilterra e sulla formazione di una società multietnica che proprio nel periodo della guerra ha trovato il suo modo di coesistere. Rita, Saoirse Ronan, ha avuto un figlio, George, da un bellissimo ballerino nero che la polizia inglese ha fatto sparire, forse ha rimandato a casa. Forse peggio.
E, durante i bombardamenti tedeschi su Londra, per tenerli fuori dalla distruzione della città, si è deciso di mandare tutti i bambini il più lontano possibile dalla città. Ma George non ci sta e dopo un’ora di viaggio si butta dal treno e inizio il suo viaggio epico di ritorno a casa. Di ritorno in una East London che non sarà così facile raggiungere. Quello che seguiamo sono le sue avventure da ragazzino in mezzo a personaggi di ogni tipo, c’è un soldato nigeriano meraviglioso, c’è una banda di ladri capitanati da Stephen Graham, c’è molto razzismo in città, non solo contro gli africani, ma anche contro i mussulmani, contro gli ebrei.
Noi sappiamo da subito, perché abbiamo letto Dickens, che George e la sua mamma devono ritrovarsi, ma non sappiamo dove e quando. Grande ricostruzione del periodo di guerra, delle fabbriche, della metropolitana usata come ricovero, piena di commozione e di canzoni del tempo, gli manca forse qualcosa per essere un capolavoro, magari scivola un po’ negli stereotipi del viaggio di ritorno nella città tentacolare, ma è sempre qualcosa di altissima classe.
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