DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Tanto lo so che volete vedere solo “The Black Queen”, ultima puntata della prima stagione di “House of the Dragon”, Sky. Ma vi consiglio lo stesso una delle migliori serie italiane di sempre, “Tutto chiede salvezza”, Netflix, sette puntate dirette da Francesco Bruni, già autore e regista di “Scialla” e sceneggiatore di tutta la saga televisiva di Montalbano, scritte assieme a Francesco Cenni e Daniela Gambaro, tratte dal libro di Daniele Mencarelli.
Il tema è il disagio mentale giovanile, tema ancora più forte dopo due anni di covid, ma devo dire che Bruni lo ha trasformato con grande eleganza e grazia in una sorta di commedia spesso anche divertente. Che è forse il modo migliore per affrontare un tema così difficile. Il giovane Daniele, Federico Cesari, che ha pure un lavoro fisso, passa la sera con gli amici, pippa di brutto, beve, e si risveglia due giorni dopo all’ospedale, anzi in una camerata di ospedale dopo aver passato una brutta crisi psicotica che nemmeno ricorda, essersi menato col padre e aver dato di matto.
Si sveglia, dicevo. Non capisce perché è finito lì. Non si sente matto. Ma solo dopo aver parlato con i medici, Raffaella Lebboroni e Filippo Nigro, inizia a rendersi conto di quel che è successo. Per legge. Dovrà passare una settimana in ospedale per accertamenti e per capire come effettivamente sta, in mezzo a altri personaggi che stanno più o meno nelle sue condizioni. Ritroviamo l’ormai immancabile Andrea Pennacchi, diventato in poco tempo la star delle fiction italiane, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Nicola Nemolato.
Mettiamoci anche l’infermiere romano dalla battuta pronta di scuola vanziniana, Ricky Memphis, grandissimo, la madre ansiosa, Lorenza Indovina, e qualche guest star. Bruni sa come muovere i suoi personaggi. Sa costruire una storia. Sembra conoscere perfettamente il disagio giovanile e i meccanismi di comunicazione tra malati. Benissimo scritta e diretta.
Non vi consiglio invece, anche se l’ho vista tutta o quasi, ma è interminabile, la nuova serie thriller di Ryan Murphy, “The Watcher”, Netflix.
Malgrado la presenza di buoni attori, Bobby Cannavale, Naomi Watts, Mia Farrow con occhiali e treccine, mette sul tavolo una serie di situazioni stereotipate del film e della fiction con la casa minacciosa e i vicini tutti sospettabili, ma non riesce poi a sviluppare nulla di davvero interessante. Quando pensi di aver capito chi sta tormentando la famigliola di Bobby Cannavale e Naomi Watts, che hanno impegnato anche le mutande per comprarsi una casetta da brividi che gli darà non pochi grattacapi, partono nuovi subplot per allungare il brodo.
Anche i protagonisti non sanno che fare e dove guardare. Alla fine si vede solo per sentire quanto costano le ville di quel tipo, quanto costano le ditte che fanno i lavori senza sconto in fattura, per controllare le tende e notare che i due protagonisti indossano solo vestiti color panna e nocciola. Du’ palle.
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