divano dei giusti

IL DIVANO DEI GIUSTI/2 - E IN CHIARO COSA ABBIAMO STASERA?  RAI MOVIE PROPONE UN GRANDE CLASSICO DEL CINEMA CIVILE AMERICANO, “IL BUIO OLTRE LA SIEPE” - CINE 34 PASSA IL DIVERTENTE FILM DI TRUFFE E TRUFFATORI “LORO CHI?”, CANALE 20 MANDA IN ONDA L’ORMAI CLASSICO DELLE SERATE DA DIVANO “INDEPENDENCE DAY” – IN SECONDA SERATA SU CIELO TORNA “TRE DONNE IMMORALI”, TRE EPISODI EROTICI DIRETTI DA WALERIAN BOROWCZYK… VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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E in chiaro cosa abbiamo stasera?  Rai Movie alle 21, 10 propone un grande classico del cinema civile americano tratto da un romanzo epocale americano, cioè “Il buio oltre la siepe” diretto da Robert Mulligan, grande regista spesso sottovalutato, sceneggiato da Horton Foote, tratto dall’omonimo romanzo di Harper Lee, con Gregory Peck come l’avvocato Atticus Finch, Mary Badham come sua figlia Scout, Philip Alford, John Megna, Brock Peters, Frank Overton e un giovane Robert Duvall.

 

Vinse tre Oscar, sceneggiatura, scenografia e miglior attore, Gregory Peck. Leggo che fu Brock Peters, grande attore afro-americano che nel film viene difeso dal personaggio Peck, a leggere l’elogio funebre di Gregory Peck durante il suo funerale nel 2003. L’attrice bambina Mary Badham, che in fondo è la protagonista del film, fece la maestra, si sposò e non continuò col cinema.

 

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Il personaggio di Atticus Finch è modellato sul vero padre di Harper Lee, avvocato, vedovo, legislatore, che difese negli anni ’20 un afro-americano ingiustamente accusato. Il personaggio di Dill, l’amico di Scout, è ispirato a Truman Capote, vero amico del cuore della scrittrice. Erano cresciuti insieme.

 

Cine 34 alle 21 passa il divertente film di truffe e truffatori “Loro chi?” diretto da Fabio Bonifacci, Francesco Miccichè con Marco Giallini, Edoardo Leo, Catrinel Marlon, Lisa Bor, Ivano Marescotti, Vincenzo Paci e G Max. Canale 20 alle 21, 10 passa l’ormai classico delle serate da divano “Independence Day” di Roland Emmerich con Bill Pullman, Jeff Goldblum, Will Smith, Mary McDonnell, Robert Loggia, dove il presidente americano e altri valorosi eroi cercano di impedire alle forze aliene di occupare la terra.Leggo che il film venne scritto in quattro settimane da Emmerich e dal produttore Dean Devlin. 

 

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Su Iris alle 21, 15 trovate “Far West”, l’ultimo film di Raoul Walsh con Troy Donahue, Suzanne Pleshette, James Gregory, Diane McBain, William Reynolds. A quel tempo noi ragazzini cinefili amavamo molto Suzanne Pleshette, che quando girava il film era sposata con Troy Donahue. Vtto che il film ha bei colori, ma è un po’ deludente rispetto all’opera di Raoul Walsh. Su Rai5 alle 21, 15 trovate “Monica” di Andrea Pallaoro con Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Joshua Close.

 

 

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Occhio a Tracy Lisette, bellissima protagonista del terzo film di Andrea Pallaoro, resa popolare dal personaggio trangender di Shea nella lunga e fortunata serie “Transparent”. Inutilmente presentato in concorso a Venezia, “Monica” è un buon mélo dei giorni d’oggi che torna su un tema molto frequentato dal cinema americano. Il ritorno a casa. Anzi. Il ritorno a casa in una città, di provincia, da dove si è scappati malamente tanti anni prima. La complicazione in più, e il vero cuore del film, è il nuovo sesso della protagonista.

 

Lei, che ha già non pochi problemi con un amante stronzo che ricopre di messaggi e telefonate a vuoto, va a trovare la vecchia madre malata terminale, Patricia Clarkson, sempre bravissima, con la quale ha rotto brutalmente tanti anni prima. Indecisa se rivelarsi o meno come sua figlia o lasciare che le cose prendano il loro corso naturale, incontra lì il fratello Paul, Joshua Close, che ha una moglie, Emily Browning, tre figli e qualche problema anche lui, una tata messicana, Adriana Barraza, che ha un figlio che sta uscendo di prigione.

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Il film è tutto costruito su quel qualcosa che dovrà prima o poi scattare tra la madre e la figlia da anni così lontana dalla sua vita, e sulla sessualità della ragazza che sembra, a quel che si vede, alquanto bizzarra. La vediamo chattare con una parrucca con chissà chi, la vediamo allietare un rozzo camionista scopatore all’interno del suo camion, ma soprattutto la vediamo buttarsi via in una sorta di delirio da auto-flagellazione masochista. L’idea centrale del film non è tanto allora la riconciliazione con la mamma, quanto la riconciliazione con se stessa all’interno di una famiglia sfaldata.

 

Canale 27 alle 21, 20 passa uno degli ultimi film di Kirk Douglas, soprattutto l’ultimo prima di un brutto infarto che gli ridusse notevolmente le capacità recitative, “Caro zio Joe” diretto da Jonathan Lynn, scritto dai notevoli Lowell Ganz e Babaloo Manzel con Kirk Douglas, Michael J. Fox, Olivia D'Abo, Nancy Travis, Ed Begley jr., Phil Hartman, Collen Camp. La storia, ispirata a quella di “Martin Chuzzlewitt” di Charles Dickens, vede il ricchissimo zio Joe e i suoi brutti parenti che aspettano solo l’eredità. Rai4 alle 21, 20 passa l’action “High Heat” di Zach Golden con Olga Kurylenko, Don Johnson, Kaitlin Doubleday, Chris Diamantopoulos, Dallas Page. 

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Canale 5 alle 21, 20 propone in prima visione in chiaro “La sirenetta” nella versione di Rob Marshall con Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy, Javier Bardem, Jude Akuwudike. Andate sul sicuro con il thriller poliziesco “Man on Fire” di Tony Scott con Denzel Washington, Dakota Fanning, Radha Mitchell, Christopher Walken, Mickey Rourke, Canale Nove alle 21, 30.

 

Passiamo alla seconda serata, Cine 34 alle 22, 55,  con “Tutti contro tutti”, commedia con conflitti di classe e famiglie che ti rubano la casa occupandola appena esci, diretto da Rolando Ravello con lo stesso Rolando Ravello, Kasia Smutniak, Marco Giallini, Stefano Altieri, Lidia Vitale. Prodotta da Domenico Procacci, Fandango, il film avrebbe dovuto essere la prima commedia di sinistra di un’Italia deberlusconizzata e di una Roma zingarelliana nel 2013.

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C’è pure una simpatica battuta che all’anteprima per critici faceva molto ridere: “Silvio? Bel nome da stronzo”. Non andò così, e dopo ancora peggio. Ma l’idea di un nuovo tipo di commedia di sinistra romana, popolare e parolacciara, spinta soprattutto dalla penna di Max Bruno, che scrisse col regista soggetto e sceneggiatura di questo film e, soprattutto, il testo del monologo da cui il film è tratto, dove lo stesso Ravello interpretava tutti i personaggi coinvolti, fu una bella novità per il nostro cinema, anche per quello, come si diceva una volta, impegnato.

 

Anche se ci sono echi della commedia più coatta anni ’70. Cito “L’imbranato”, “Il casinista”, “Sfrattato cerca casa equo canone”, dove la cronaca romana del tempo era riletta in chiave comico popolare. Quanto a parolacce, poi, i lancia in un bel ritorno di “attaccati al cornicione der cazzo”, “porcoddue”, “pipparolo”, che segnalano il trionfo di un vecchio attore di teatro per noi ignoto, Stefano Altieri, da trent’anni in compagnia con Attilio Corsini, pochissimo visto al cinema (“Vado a vivere da solo”, “Il generale dorme in piedi”), che, nel ruolo del nonno della famigliola sfrattata, ruba la scena a tutti con una serie di battute coatte di serie A.

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Occhio, su Rai 4 alle 23, 20,  a “PIg” di Michael Sarnoski con Nicolas Cage nei panni di un grande chef di Portland che, dopo la morte della moglie, si è rifugiato nei monti dell’Oregon assieme a un maiale, anzi una maiala, scova-tartufi. E’ un po’ abbrutito, ma la compagnia della maialina lo console dei disastri della vita. Solo che una brutta notte lo menano e gliela rubano, portandola a Portland, dove vanno forti i tartufi dei ristoranti alla moda. Così, assieme a un giovane amico, parte per ritrovarla. Ma non è un revenge movie come ci si potrebbe aspettare, è un film costruito sul cibo, sulla cucina e su quello che rappresenta per lo chef-poeta ora un po’ barbone Nicolas Cage.

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Iris alle 23, 25 passa “Lo sperone insanguinato” western diretto da Robert Parrish e, in incognito, un po’ anche da John Sturges, due grandi firme del tempo, con un Robert Taylor un po’ fuori parte e un John Cassavetes appena uscito dall’Actor’s Studio che esagera non poco. Per fortuna c’è anche Julie London. Ma si capisce subito che tra Taylor e Cassavetes non corre buon sangue. Molto violento. Lo ricordo vietato. Non farà una lira.

 

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Su Cielo all’1, 05 torna subito “Tre donne immorali”, tre episodi erotici diretti da Walerian Borowczyk con Marina Pierro, François Guétary, Gaëlle Legrand, Hassan Fall, Pascale Christophe. L’episodio migliore, cioè quello che mi ricordo, è quella della Fornarina, interpretata da Marina Pierro. Su Iris all’1, 25 il più raro film francese ambientato negli anni della borsa nera e dell’occupazione di Parigi, “Furore di vivere”, diretto dal modesto Michel Boisrond, scritto da Jean Aurenche e Pierre Bost, tratto dal romanzo di Marcel Aymé ma interpretato da Françoise Arnoul, Bourvil, Lino Ventura, Alain Delon, Jean-Claude Brialy e Sandra Milo. Delon e Brialy sono due studenti che civettano con la mala nella Parigi del 1944.

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 Cine 34 alle 2, 50 passa il divertente, ma non memorabile “Psycosissimo”, lesta parodia dello Psycho di Hitchcock, diretta da Steno con Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Monique Just, Edy Vessel. Chiudo, Cine 34 alle 4, 20, con un grande tortilla western, “Quien sabe?”, diretto da Damiano Damiani, scritto da Franco Solinas con Gian Maria Volonté come El Chuncho, peone cialtrone e rivoluzionario, Lou Castel come yankee traditore, la bellissima Martine Beswick come la mitica Adelita, Klaus Kinski come il monaco bombarolo, El Santo e Jaime Fernandez come generale Elias.

 

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Quando venne mostrato, non tanti anni fa a Città del Messico durante il convegno universitario “La revolucion mexicana en el cine”, i professori messicani rimasero sbigottiti della accuratezza storica del film. Un film che, come tanti altri tortilla western europei, non era mai arrivato in Messico, perché i messicani si sentivano derisi dai nostri film con personaggi stereotipati di cialtroni, ladri e fetenti vari. E per questo i nostri western andavano in tutto il mondo, Messico escluso.

 

Eppure Damiani stesso lo ha sempre definito come film “storico”, lontano dal genere western, anche se noi, ragazzini al tempo, lo vedemmo proprio come grande western, mentre Leone aveva sempre detto che la rivoluzione messicana per i registi italiani era stata sempre una grande metafora per parlare di rivoluzioni, guerre e conflitti di classe più moderni e attuali.

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Produsse il film Bianco Manini, piccolo industriale emiliano di tortellini passato al cinema un po’ per gioco, che fondò per questo film la M.C.M., un titolo così smaccatamente copiato dalla M.G.M., che la Metro Goldwyn Mayer fece causa, vincendola, allo sprovveduto furbacchione Manini. Con le riprese del film e col treno che si era comprato per girare una serie di lunghe scene, Manini proverà più volte a costruire altri film e ce la farà pure, anche se non con esiti eccelsi (Partirono preti e tornarono curati, che dirige lui stesso).

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