RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marco Giusti per Dagospia
Finalmente oggi possiamo vedere la terza stagione di “The Bear” su Disney+ E’ già qualcosa. Ma possiamo anche andare a vedere in sala gli appena usciti “Alien: Romulus”, prodotto da Ridley Scott, diretto da Fede Alvarezier con Cailee Spaeney, che dicono buonissimo, o l’ottimo “Reality” di Tina Satter con Sydney Sweeney, Josh Hamilton, ha 94% di gradimento su Rotten Tomatoes, o rivedere i capolavori di Ozu.
Ieri, in sala 4 al Giulio Cesare a Roma, sono andato a vedere “Miller’s Girl”, opera prima scritta e diretta da Jade Halley Bartlett con Jenna Ortega ragazzina intellettuale che fa perdere la testa come una Lolita qualsiasi al professore di letteratura inglese sfigatello, Martin Freeman, c’erano parecchi spettatori (parecchi… una ventina).
Il film poteva essere scritto meglio, ma i protagonisti mi piacciono molto. Jenna Ortega è già una star. In streaming mi sono rivisto su Mubi metà di “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicolas Roeg con David Bowie nella fase più sconvolta della sua vita. Io, steso sul divano, non stavo messo tanto meglio.
E in chiaro cosa vediamo stasera? Cine 34 alle 21 ha tirato fuori dalla naftalina il televisivo “Ferragosto O.K.” di Sergio Martino con Mauro Di Francesco, Alessandra Mussolini quando voleva fare l’attrice, Sabrina Salerno, Gianni Ciardo, Gegia. So che non mancherete. Canale 20 alle 21, 05 propone l’action intellettualino “Asher” diretto da Michael Caton-Jones con Ron Perlman agente del Mossad, Famke Janssen, Richard Dreyfuss, Jacqueline Bisset, Peter Facinelli. Così così.
Iris alle 21, 10 propone “Blue Jasmine” di Woody Allen con Cate Blanchett in uno dei migliori ruoli della sua vita, Sally Hawkins come la sorella sfuigata, Alec Baldwin come il marito fetente della Blanchett che l’ha portata alla rovina, Bobby Cannavale in canotta che marlonbrandeggia, Peter Sarsgaard, Louis C.K.
Stavolta Woody Allen, scrivevo, non si limita a offrire un gran ruolo alla divina Cate Blanchett , ma sforna un film anche importante per il soggetto scelto, cioè la grande crisi economica americana vissuta sia dalle classi alte, dopo la caduta, sia dalle classi operaie.
Certo, questo “Blue Jasmine”, gran titolo, riecheggia molto da vicino “Un tram chiamato desiderio” di Tennesse Williams e la Jasmine/Jeanette di Cate Blanchett è un personaggio di donna in crisi non più giovanissima molto simile alla Blanche DuBois di Vivien Leigh nella versione cinematografica del dramma che ci aveva dato Elia Kazan.
E’ vero puro che proprio la Blanchett ha recitato recentemente questo personaggio a teatro con grande successo. Come è vero che la cattiva abitudine di sfruttare le Film Commission come se stesse girando “Zoran, il mio nipote scemo”, quel sola di Woody non l’ha persa, visto come utilizza una città come San Francisco dove non era mai stato prima e alla quale non sembra neanche particolarmente interessato. E in qualche modo, come il suo regista, la sua Jasmine ripensa sempre sia ai quartieri alti di New York che, ha dovuto abbandonare, sia all’Europa che adorava frequentare.
Imbottita di Xanax e di vodka, Jasmine, un tempo signora altoborghese con birignao da Park Avenue, dopo aver perso tutto nello scandalo che ha coinvolto il marito Hal, un Alec Baldwin perfetto, cerca rifugio a San Francisco bussando alla porta della sorella Ginger, interpretata da una vecchia conoscenza del cinema inglese come Sally Hawkins, che è l’esatto opposto di lei.
Se Jasmine è altezzosa, porta solo abiti firmati e non sopporta il proletariato, Ginger è modesta, sottotono, non soffre del suo lavoro di cameriera e seguita a fidanzarsi con operai spiantati. Si è mollata col primo marito, il buffo Augie, interpretato da una star comica della tv, Andrew Dice Clay, e si è messa con l’ancor più rozzo Chili, il grandissimo Bobby Cannavale che ci terrorizzava in “Boarwalk Empire”, perennemente in canottiera come lo Stanley Kowalski di Marlon Brando in “Un tram chiamato desiderio”. Non sono vere sorelle, visto che sono entrambe adottate, ma a loro modo si vogliono bene. Ginger ha perdonato a Jasmine il fatto di aver perso tutti i suoi averi negli affari sballati del marito.
Su Canale 27 alle 21, 10 trovate “Life”, commedia di Ted Demme con Eddie Murphy, Martin Lawrence, Obba Babatundé, Nick Cassavetes. Mediaset Italia 2 alle 21, 15 passa il fantasy russo “Wolfhound” diretto da Nikolaj Lebedev con Aleksandr Bukharov, Oksana Akinshina, Aleksandr Domogarov, Igor Petrenko. Conanbarbarata russa, leggo. Magari preferite l’horror malese, che leggo ottimo, “Don't Look at the Demon” di tal Brando Lee, tratto dalle sue stesse esperienze mistiche, con Jordan Belfi, Ashlyn Boots, Malin Crepin, Harris Dickinson, Fiona Dourif, Jessie Franks, Rai4 alle 21, 15. Andate sul trash sicuro, e non posso non consigliarvelo, “3 Headed Shark Attack” di Christopher Ray con Karrueche Tran, Jason Simmons, Rob Van Dam, Danny Trejo, Jena Sims, Brad Mills, Cielo alle 21, 20.
In pratica, dopo lo squalo assassino a due teste c’è quello a tre teste. Non so se hanno fatto il quel a quattro teste. Rai Uno alle 21, 25 propone il giallo-thriller franco belga “I misteri delle maree” diretto da Lorenzo Gabriele con Garance Thenault, Christopher Bayemi, Julie Gayet, Stéphane Metzger, Kim Schwarck.
Boh?! Passiamo alla seconda serata con l’ottimo horror canadese “The Void” di Jeremy Gillespie e Steven Kostanski con Aaron Poole, Kathleen Munroe, Kenneth Welsh, Daniel Fathers, Ellen Wong, dove il portale per l’inferno si trova dentro un ospedale. Di ospedali infernali ne sappiamo qualcosa anche noi senza andare in Canada.
Cielo alle 23, 15 passa la commedia erotica “La commessa” diretta dal mitico Riccardo Garrone con Femi Benussi, Tiberio Murgia, Enzo Pulcrano, Renato Cecilia, Yvonne Harlow. Volgaruccio. Iris alle 23, 15 passa invece l’ultima versione del classico di Jane Austen “Emma” opera prima della regista di video Autumn de Wilde, scritto da Eleanor Catton e interpretato dalla vostra beniamina Anya Taylor-Joy, che ovviamente interpreta Emma, eroina del romanzo omonimo. Anche se non è proprio il mio genere, devo dire che il film, che ebbe due nomination all’Oscar per trucco/parucco e costumi, benché un filo leziosetto, è una buona rilettura moderna, con uno schermo luminosissimo alla “Bridgerton”, e una fin troppo accurata composizione fotografica di ogni scena (la de Wilde è figlia di un celebre fotografo) dell’opera della Austen.
Anya Taylor-Joy è, al solito bravissima, domina il film, forse schiaccia un po’ troppo il personaggio della sua amica Harriet Smith interpretato da Mia Goth (la divina di “X”) e permette poco anche al grande Bill Nighy, che fa il vecchio padre, ma soprattutto fa una buffa coppia col suo amore, un ruspante Mr Knightley interpretato dall’emergente Johnny Flynn che si presenta al pubblico con le chiappe di fuori come fosse il maschio da cacciare della storia. E in fondo lo è.
Cielo alle 0, 45 ri-ripropone l’imbarazzante “Una bella governante di colore” di Luigi Russo con Ines Pellegrini, Renzo Montagnani, Marisa Merlini, Orchidea De Santis. Ottimo per Vannacci. Italia 1 alle 0, 55 passa il thriller “Breaking In” di James McTeigue con la bella Gabrielle Union alla ricerca dei suoi due bambini rapiti, Billy Burke, Richard Cabral, Ajiona Alexus, Levi Meaden, Seth Carr. Cine 34 all’1, 05 ci presenta “Vacanze a Ischia” di Mario Camerini con Vittorio De Sica, Isabelle Corey, Antonio Cifariello, Myriam Bru, pura commedia alimentare per tutti dove però si incontrano De Sica e il suo maestro Camerini.
Bello, su Rai Due all’1,10, “Rosso Istanbul” di Ferzan Özpetek con Halit Ergenç, Nejat Isler, Tuba Büyüküstün, Mehmet Günsür, Serra Yilmaz. Vediamo cosa ne scrissi quando lo vidi. “Chi guarda troppo al passato non vede il presente”. Proprio un presente pericoloso, fra bombe, attentati, repressione governativa, discriminazioni e un passato bello e glorioso, di una Istanbul idealizzata e del tutto diversa, ponte tra Oriente e Occidente, sono i veri protagonisti di Rosso Instambul, il nuovo mélo un bel po’ autobiografico e un bel po’ sentimentale diretto da Ferzan Ozpetek che lo ha scritto assieme al suo produttore storico, Gianni Romoli, sceneggiatore e cinéphile di rara esperienza.
Anche se nel romanzo omonimo di Ozpetek, uscito un paio d’anni fa per Mondadori, che è servito come soggetto per il film, non potevano esserci ovviamente allusioni al presente della Turchia di Erdogan, e anche se questo presente entra quasi all’improvviso nel meccanismo della storia, mischione di umori diversi, da L’avventura di Antonioni a Angelo bianco di Matarazzo, uno degli aspetti più interessanti del film è proprio il cercare di mettere in scena una sorta di subplot antonionesco, penso anche a Identificazione di una donna, dove la scomparsa di un personaggio riempie la ricerca di passato di un altro, e tutto questo avviene mentre quel mondo sta scomparendo proprio per l’arrivo di un presente brutale e inaspettato.
una bella governante di colore
Grazie a un cast composto interamente da attori turchi, anzi star turche di fiction e di cinema, come Halit Ergenç, che fa l’editor Orhan, che torna a Istanbul dopo vent’anni di assenza, o Tuba Buyukustun, la bella Neval, contesa da tutti i maschi etero (due o quasi due), Nejat Isler, il celebre regista e scrittore Deniz, che scompare misteriosamente sotto gli occhi di Orhan, Mehemet Gunsur, che interpreta il giovane Yusuf, bello e drogato, Ozpetek riesce a costruire il suo mélo in maniera credibile proprio come genere, come fiction che ci viene da un oriente occidentalizzato (o da un occidente orientalizzato) che non conosciamo, ma che è per noi attendibile.
una bella governante di colore
Proprio per questo i pochi, ma intensi, momenti di brutalità del presente, la fuga dei parenti della ragazza curda, le mamme del sabato che vogliono sapere dal governo che fine hanno fatto i loro figli, gli scoppi che sentiamo in lontananza, diventano particolarmente importanti. Perché squarciano la costruzione, la messa in scena del film dal profondo.
Mentre Orhan ritrova il suo passato nella città o nella villa sul Bosforo dove la mamma di Deniz lo ospita, Istanbul perde il suo presente. Al tempo stesso Orhan, editor-scrittore di uno scrittore-regista, che prima di scomparire dichiara di poter manovrare lui, in quanto regista, i suoi personaggi tra fantasia e realtà, può diventare lui stesso parte di Deniz o parte di Neval. Ma non si accorge che la realtà che ha di fronte sta cambiando.
Mediaset Italia 2 all’1,15 passa il thriller “The Skeleton Key” di Iain Softley con Kate Hudson, Gena Rowlands, John Hurt, Peter Sarsgaard, Joy Bryant. Ricordo come molto bello “Le ceneri di Angela” di Alan Parker con Emily Watson, Robert Carlyle, Michael Legge, Joe Breen, Ciaran Owens, Ronnie Masterson, storia di una donna irlandese in America che deve ritornare a casa con quattro figli e non si troverà benissimo, Iris all’1, 45.
Su Rai Movie alle 2 quello che io ritengo tra i più divertenti film dei Vanzina, cioè “Una vacanza bestiale”, puro divertimento diretto da Carlo Vanzina con Jerry Calà, Franco Oppini, Umberto Smaila, Nini Salerno, Diego Abatantuono (doppiato da Teo), Teo Teocoli. Strepitosa la partenza a Fiumicino con Ennio Antonelli che trasporta i malcapitati viaggiatori dei Galeazzi Tour sul camioncino da macellaio, ma anche il viaggio coi cafoni e tanto di Franca Scagnetti come hostess mussulmana, tuttofare Fabrizio Corallo come steward, Lorella Morlotti al suo primo film (era amica di Ninì Salerno). Tra i pezzi stracult quello di Luigi Rossi che si toglie le scarpe in aereo provocando un turbamento generale.
pietro germi saro urzi il ferroviere
La 7 alle 2, 25 passa “Il ferroviere” di Pietro Germi con Pietro Germi, Sylva Koscina, Luisa Della Noce, Saro Urzì, Carlo Giuffrè, Amedeo Trilli, considerato il capolavoro del regista. Rai Movie alle 3, 30 passa un altro Vanzina strepitoso, “I fichissimi”, diretto da Carlo Vanzina con Diego Abatantuono, Jerry Calà, Simona Mariani, Mauro Di Francesco, Simone Bongiovanni.
Rete 4 alle 4, 45 passa il raro “Tutto a posto niente in ordine”, teatralissimo film di Lina Wertmüller con Luigi Diberti, Lina Polito, Claudio Volonté, Nino Bignamini, Eros Pagni. Me lo ricordo così confuso.
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