DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
the wonderful story of henry sugar
Che vediamo stasera in chiaro dopo esserci guardati il corto di Wes Anderson su Netflix "The Wonderful Story of Henry Sugar" tratto da un racconto di Roald Dahl? Stasera filmoni. Come “Lincoln”, Tv2000 alle 20, 55, diretto da Steven Spielberg, magistralmente scritto da Tony Kuschner (“Angels in America”, “Munich”) con Daniel Day-Lewis, che vinse uno dei due Oscar che prese il film nel 2012, Joseph Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones, Jared Harris, James Spader. “Il tempo è un grande addensatore”, dice a un certo punto il presidente Lincoln, come se fosse il personaggio di una commedia o un dotto saggista.
Di fronte ai 150 minuti di questo meraviglioso “Lincoln”, ci siamo sentiti non poco in difficoltà. Perché Kushner e Spielberg ci danno più che una lezione di storia o di grande cinema, una lezione di arte politica. L’aver concentrato un tema così forte, Lincoln e l’abolizione dello schiavismo, e un personaggio così importante per la storia americana, nei pochi mesi che passano dalla sua decisione di far passare con ogni mezzo il Tredicesimo Emendamento della Costituzione Americana, quello appunto legato all’abolizione della schiavismo, fino alla sua attuazione, prima della resa dell’esercito Confederato e della fine della Guerra di Secessione, e poi alla morte dello stesso presidente per mano di John Wilkins Booth, è qualcosa di geniale.
Perché concentra in una situazione assolutamente teatrale e energica, tagliando ogni possibilità di trombonismo patriottico spielberghiano, tutto il Lincoln politico e privato addensandolo alla grande storia americana.
Dentro il suo muoversi politico troviamo così la costruzione del personaggio, il rapporto con la famiglia, la moglie Molly, una grande Sally Field, ancora sconvolta per la morte del secondogenito Willy e contraria a mandare il primogenito Robert, Joseph Gordon-Levitt, in guerra, il rapporto con gli uomini del suo governo, a cominciare dal Segretario di Stato, Stuart, il notevole David Strathaim, e del suo partito, anche i repubblicani più conservatori, il rapporto con i radicali, dominati dalla figura di Thaddeus Stevens, un Tommy Lee Jones fantastico con bastone e parrucchino, poi quello con i nemici democratici, assolutamente anti-abolizionisti, infine quello più pesante con una guerra che a quel punto ha già fatto qualcosa come 600.000 morti.
Tony Kushner, entrato nel progetto dopo due trattamenti che non funzionavano scritti da John Logan e da Paul Webb, è riuscito a far schivare a Spielberg il biopic roboante che un personaggio come Lincoln si sarebbe facilmente attirato e, concentrandosi solo sui meccanismi politici del come Lincoln gestisce miracolosamente i mille traffici, legali e illegali, per far passare l’Emendamento, chiudere subito dopo la guerra e fare voltare pagina per sempre all’America, riesce a strutturare come fosse una commedia concentrato dentro pochi e fortissimi luoghi, la Casa Bianca, il Congresso, le stanze dei figli, la stanza matrimoniale, tutta l’azione.
SALLY FIELD E DANIEL DAY LEWIS IN LINCOLN
Quel che viene fuori è un film di grande costruzione, di dialoghi magnifici che rimandano a un inglese ottocentesco, perfetto per un cast così ben scelto, e un imbrigliamento del tema forte così stretto che Spielberg non può sbandare che in poche scene con patriottismi e rimandi all’oggi. Ogni singola scena, da quella iniziale col presidente seduto alla stazione che parla coi due soldati neri, a quelle magistrali con la moglie con cui dovrà sempre fare i conti, vive per conto proprio, ma è un tassello preciso della struttura di commedia.
Il cast è dominato totalmente da Daniel Day Lewis. Tutti i vecchi attori presenti, da Sally Field, che ha ben dieci anni più del suo personaggio, a Tommy Lee Jones, da Hal Holbrook, come vecchio conservatore che si muove per la pace, a Jackie Hearle Haley, il vicepresidente dei Confederati, funzionano meravigliosamente. E Jared Harris, figlio di Richard Harris, è un ottimo Generale Ulysses S. Grant.
In prima serata troviamo ben due film diretti e interpretati da Clint Eastwood, il western sofisticato “Il cavaliere pallido” con Clint Eastwood, Michael Moriarty, Carrie Snodgress, Sydney Penny, Chris Penn, Iris alle 21, e il meno riuscito “Cacciatore bianco, cuore nero”, scritto da Peter Viertel, Burtg Kennedy e James Bridges con Clint Eastwood, Jeff Fahey, George Dzundza, Marisa Berenson, Warner TV alle 21, 30, dove si parte dalle vere avventure di set in Africa di John Huston, qui interpretato da Clint Eastwood, a caccia di un elefante mentre gira “La regina d’Africa”.
Peter Viertel, autore del soggetto e amico di Huston, è interpretato da Jeff Fahey, mentre Paul Landers è il produttore Sam Spiegel e Marisa Berenson la mitica Katherine Hepburn. Proprio la Hepburn disse che il film non rispetta granché la vera storia di Huston sul set, ma Clint Eastwood lo vide come il film della sua vita, lo portò a Cannes e lo considerò come qualcosa di superiore rispetto ai suoi film di successo. Fu un fiasco rispetto agli incassi dei suoi film. Ma forse il film più stracult della serata è la vanzinata “Buona giornata” diretto da Carlo Vanzina con Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Lino Banfi, Maurizio Mattioli, Teresa Mannino, Cine 34 alle 21.
Rivisto oggi sarà una bomba. “Vaffacanculo te e sta buciona co’ le ciavatte!” è il grido di battaglia del Principe Ascanio Gaetani Cavallini, interpretato da Christian De Sica, in reazione alla proposta di matrimonio di una cafona arricchita che vende mutande in centro con madre, appunto, inciabattata. Un principe in un film dei Vanzina, anche se decaduto, è sempre un principe. Ma non è male nemmeno la promessa di Diego Abatantuono alla figlia: “Quando sentirò nitrire i caciocavalli ti comprerò un San Bernardo!”.
Di fronte a questo 53esimo film dei fratelli Vanzina, “Buona giornata”, che vede il ritorno in ditta di Christian De Sica dopo dodici anni di cinepanettoni, ma anche quelli di Lino Banfi a personaggi del suo eroico passato, di Diego Abatantuono nella Puglia originaria di tutti i terruncielli, la consacrazione di Maurizio Mattioli come nuovo cafone romano evasore totale negli anni di Monti e Passera, l’eterna pochade franco-napoletana di Vincenzo Salemme e Tosca D’Aquino, non si può rimanere indifferenti.
Certo, non tutto è nuovissimo e non tutto è perfetto, non si crede ad esempio a Paolo Conticini, pisano, che fa il tifoso della Fiorentina e pretende dalla sua donna, Chiara Francini, di ripetere tutto quello che ha fatto in trasferta l’anno prima a Verona per Chievo-Fiorentina, corna comprese, ma in generale è tale il piacere di ritrovarci di fronte a comici che così tanto ci hanno divertito che non possiamo non trovarci a casa. Più di un paio di storie, inoltre, ci offrono spunti tratti dalla realtà italiana che solo i Vanzina si permettono di affrontare.
Pensiamo all’episodio politico con Lino Banfi, dove fa un senatore della maggioranza, cioè PDL, tal Lo Bianco, che chiama alla raccolta i fedeli del partito per non essere spedito come dovrebbe in galera dalla votazione in Senato per il suo arresto. Sotto di un voto, recupera il malatissimo senatore veneto Zonin. Ma, disgrazia vuole che gli muoia il fido senatore Molteni, il grande caratterista milanese Luis Molteni, mentre stava alle prese, ingrifatissimo di Viagra, con un trans brasiliano, certo Bernarda, interpretato dal ballerino Russell Russell (è il momento più cult e trash del film).
Per non perdere il voto fondamentale di Molteni, lo fa votare da morto spingendolo con la carrozzella. Nell’episodio di Christian De Sica, che è il più riuscito del film, seguiamo una giornata dello spiantatissimo principe Ascanio Gaetani Cavallini, costretto a affittare la casa di famiglia a una coattissima troupe romana per le riprese di “Orgoglio e Pregiudizio VII”. Christian riprende un po’ del presenzialismo del Principe Giovannelli (la storia è la sua, precisa) e dell’eleganza di Mario D’Urso per la costruzione di questo cialtrone blasonato, ma anche un po’ della sua vita (“Ho conosciuto Sam Spiegel tanti anni fa…”) e l’effetto finale, al di là della storia, che non esiste, è di gran divertimento.
Su Canale 20 alle 21, 05 un poco somigliante remake di “The Italian Job” diretto da F. Gary Gray senza nessun rispetto per il film originale di Peter Collinson. Dalla sua ha però un megacast, da Mark Wahlberg a Charlize Theron, da Donald Sutherland a Jason Statham. Ancor meno rispetto per il vecchio cavallo di battaglia di Louis Jouvet (e Alberto Lionello) troviamo nella versione moderna di “Dr. Knock” diretta da Lorraine Levy con Omar Sy nei panni del trafficone che si improvvisa medico condotto nel paesino di Saint Maurice, Alex Lutz, Ana Girardot, Sabine Azéma, Pascal Elbé, Audrey Dana, Canale 27 alle 21, 10.
Su Rai Movie alle 21, 10 il buon noir altamente erotico ambientato a New Orleans “Nessuna pietà”, diretto da Richard Pearce, scritto da James Carabatsos con Richard Gere al massimo della fama, Kim Basinger che prese per la prima volta 1 milione di dollari, Jeroen Krabbé, George Dzundza. Al tempo Gere e Basinger ebbero pure una storia. Il marito di lei trovò delle lettere d’amore di Gere alla moglie. Per Gere questo era un progetto importante, collaborò anche attivamente alla sceneggiatura
cinquanta sfumature di rosso 1
. Su La5 alle 21, 10 avete l’ultima parte della trilogia erotica sado-maso “50 sfumature di rosso” diretta da James Foley con Jamie Dornan, Dakota Johnson, Eric Johnson, Rita Ora, Marcia Gay Harden, Tyler Hoechlin. Cielo alle 21, 15 presenta un action nordico con una nave rompighiaccio incagliata tra gli iceberg giganti, “The Icebreaker – Terrore tra i ghiacci”, diretto nel 2016 da Nikolay Khomeriki con Pyotr Fyodorov, Sergey Puskepalis, Aleksandr Pal, Vitaliy Khaev, Aleksey Barabash, ma vedoi che c’è pure un horror ucraino da qualche parte, Rai 4 alle 21, 20, “Let It Snow” diretto nel 2020 da Stanislav Kapralov con Ivanna Sakhno, Alex Hafner, Tinatin Dalakishvili, con una ragazza inseguita tra i ghiacci da un tipo con l’ascia.
antonio banderas vendetta finale
Curioso revenge movie rumeno con cast internazionale è “Vendetta finale” di Isaac Florentine con Antonio Banderas, Karl Urban, Paz Vega, Cristina Serafini, Atanas Srebrev, David Sakurai, Rai Due alle 21, 20. Italia 1 alle 21, 20 lancia un action di qualche fama, “San Andreas” di Brad Peyton con Dwayne Johnson, Alexandra Daddario, Carla Gugino, Paul Giamatti, Art Parkinson. Canale Nove alle 21, 25 si lancia nel biblico diretto da Ridley Scott “Exodus: Dei e Re”, sorta di remake de “I dieci comandamenti” interpretato da Christian Bale, Aaron Paul, Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Ben Kingsley, Emun Elliott.
Ora. Possiamo accettare Batman, cioè Christian Bale, come Mosé, anche perché un po’ assomiglia a Charlton Heston buonanima, ma certo il bisteccone australiano Joel Edgerton, che è un ottimo attore però, come Ramses II, mah… Troppo muscoloso. Neanche Yul Brynner, ebreo russo cresciuto in Svizzera, era il tipico egiziano, ma il suo Ramses di I Dieci Comandamenti di Cecil B. De Mille, era bello, cattivo, e non poco innamorato del fratellastrato Mosé-Charlton Heston che si scopre ebreo e decide di partire per Canaan una volta scoperto il suo popolo. In questo Exodus, polpettone da 150 milioni di dollari che Ridley Scott ha diretto con scarso rispetto per la storia, la cose che ci piacciono di più sono i grandi set in Almeria, tra Tabernas e Sierra Alhamilla, come ai tempi degli spaghetti western e dei kolossal di Samuel Bronston, Il Re dei Re e 55 giorni a Pechino.
E’ notevole anche parte del cast europeo, come la spagnola Maria Valverde, vi ricordate la Melissa P. dell’omonimo film?, che fa Zipporah, la moglie di Mosé. O la bellissima Golshifteh Farahani come Nefertite, la moglie del faraone, che Cecil B. De Mille affidò a Anne Baxter. Mentre John Turturro come vecchio faraone Sethi è forse anche superiore al già vecchissimo Sir Cedric Hardwicke, ma proprio sballato come egiziano.
Ben Kingsley non è superiore a Edward G. Robinson come vecchio capo comunità ebreo e Aaron Paul come Joshua non è bello come John Derek, che fece impazzire Ursula Andress quando entrò negli studi della Paramount a Hollywood e lo vide a petto nudo. Se Cecil B. De Mille riuscì a fare un polpettone biblico che vedemmo tutti a occhi spalancati per 4 ore, il povero Ridley Scott, che aveva montato la “sua” versione di 4 ore, la dovette ridurre a 150 minuti. E inoltre, il governo egiziano, che aveva gradito un suo vecchio film, I crociati, accolse De Mille a braccia aperte, mentre Ridley Scott ha dovuto ricostruire tutto digitalmente.
Non solo, a film finito, proprio il governo egiziano, assieme a quelli di Marocco e Kuwait, hanno vietato che si potesse vedere “Exodus” nei loro paesi, definendolo “storicamente inaccurato”. Gli ebrei, ad esempio, non costruirono le piramidi come schiavi, visto che erano state costruite mille anni prima il loro esodo dall’Egitto. E gli egiziani, come gran parte degli ebrei, sono interpretati solo da attori occidentali bianchi per esigenza di box office. E questo ha disturbato parecchio gli stati arabi. Lo potevano accettare ai tempi di Cecil B. De Mille. Oggi no.
L’altra accusa che viene fatta a Ridley Scott è un pessimo uso delle piaghe d’Egitto, che è un momento fondamentale della storia. In questo caso si perdono i significati teologici delle piaghe, gli ebrei le subiscono come gli egiziani, e questo non è esatto. Se De Mille girò, ma tolse al montaggio, l’invasione delle rane, pensandola poco terrorizzante, mentre qui c’è, Scott addirittura aggiunge una piaga che non esiste, quando un gruppazzo di coccodrilli si mangiano i pescatori del Nilo, scena che sembra provenire da un thriller d’avventure alla Ovidio Assonitis. In generale, poi, queste piaghe ci sembrano usate solo per far vedere che c’è il 3D, ma non sono forti come lo erano nel vecchio film, a parte le cavallette che fanno sempre la loro figura. E servono magari a spiegarci i dolori psicologici di Ramses che ripete al figlio, “Dormi tranquillo perché sai che c’è chi ti ama”. Mah…
Passiamo alla seconda serata con la divertente commedia a quattro mani “Vengo anch’io” scritta, diretta e interpretata dalla coppia Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, Cine 34 alle 22, 50. Di fatto è un road movie comico. Cattivo, aggressivo, divertente, politicamente scorretto e pieno di battute pesanti. “Mi hai riconosciuto dal prolifo di #cartogheter?” – “No, dalla macchina di merda”. Brutti, sfigati e cattivi, Corrado e Maria sono due buffi rifiuti della società patinata di oggi che si incontrano casualmente per un viaggio verso il Salento, ormai territorio cinquestelle.
Lui, Corrado, impottito di farmaci di ogni tipo, è un reduce di una sinistra defunta (“Anche io avevo dei sogni, poi il comunismo è crollato, il muro è caduto, la Seat Marbella non la producono più…”) che va in Salento per suicidarsi. Lei, Maria, appena uscita di prigione per aver accoltellato quello che pensava fosse l’uomo che l’aveva messa incinta diciotto anni prima, va a Brindisi a trovare la figlia, Cristel Caccetta. In auto con loro un buffo ragazzetto con la sindrome di Asperger, in grado di dire solo la verità. Attraversano un’Italia desolata dove anche i ristoratori della costa marchigiana sembrano diventati tutti leghisti alla Traini.
“Uccidili tutti: non ne voglio che rimanga uno vivo. Sti meridionali ‘emmerda”, dice il pur napoletanissimo Francesco Paolantoni. Ovviamente tra il depresso di sinistra pronto al suicidio e l’ex galeotta con la borsetta piena di sex toys (“è un byte, la notte digrigno”) scoppia la scintilla, anche se a lui non tirava più da tempo. In fondo, Maria è romantica, tanto che si ricorda ancora il complimento che le fece l’uomo che la mise incinta, “Che bello culo che teni”. Pieno di cammei eccellenti, da Ambra a Aldo Baglio, da Alessandro Haber a Vincenzo Salemme e Francesco Paolantoni. Totalmente adorabile.
Su Cielo alle 23, 30 ritorna “Il peccato di Lola” di Bruno Gaburro con la prosperosa Donatella Damiani, Peter Boom, Scott Coffey, Sandra Mantegna, Maurice Poli. Mentre su La7 alle 23, 30 sarebbe da vedere il violentissimo “Funny Games” diretto da Michael Haneke in versione americana con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Devon Gearhart, Boyd Gaines. Due ragazzi con i guanti bianchi entrano nella villetta di una famiglia borghese e si scatena, senza spiegarci perché, la loro rabbia.
caramelle da uno sconosciuto 2
“Quattro buone giornate” di Rodrigo Garcia con Mila Kunis, Glenn Close, Stephen Root, Joshua Leonard, Chad Lindberg, Rebecca Field, che trovate su Canale 5 a mezzanotte e 30 è una commedia drammatica dove Mila Kunis, deve riuscire a resistere quattro giorni senza prendere gli oppioidi per uscire dalla loro dipendenza. La aiuta la madre, Glenn Close. Il tema degli oppioidi lo ritroveremo in parecchi altri film importanti di questi ultimi anni. Cultissimo mignotta-movie, ve lo segnalo con molte stellette, il thriller con serial killer “Caramelle da uno sconosciuto” diretto da Franco Ferrini, abituale co-sceneggiatore di Dario Argento e al tempo di “C’era una volta in America” di Leone, prodotto da Claudio Bonivento per ReteItalia, Cine 34 alle 0, 45, dove le vittime sono tutte prostitute romane dello stesso giro.
mara venier caramelle da uno sconosciuto
Grande cast d’epoca con Barbara De Rossi, Marina Suma, Athina Cenci che canta anche la canzone della sigla scritta da Umberto Smaila (slurp!), Mara Venier, Laura Betti, Anny Papa come transessuale lesbica, Anna Galiena, Sabrina Ferilli e Antonella Ponziani. Imperdibile. L’elemento debole è la regia di Ferrini. Su Iris all’1, 45 so che qualche fan del cinema western anni’60 impazzirà per “Tempo di terrore” di Burt Kennedy, tratto da un racconto di E.L.Doctorow, con Henry Fonda, Janice Rule, Keenan Wynn, John Anderson, Aldo Ray, Janis Paige, dove un bestione grosso e violento, Aldo Ray, terrorizza gli abitanti di una città.
stefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchio
Lo affronterà Henry Fonda. Grandiosa, come semrpe, Janice Rule. molto mi piacerebbe rivedere l’ormai lontano Sandrelli-Xmovie “Una donna allo specchio” di Paolo Quaregna ma con dialoghi erotici di Barbara Alberti, che uscì subito dopo “La chiave” di Tinto Brass e riuscì a prendere un po’ di quel di successo grazie alle nudità della protagonista, presentato, ahimé, su Cine 34 alle 2, 20. Il film cuce assieme il modello di porno-letterario alla Brass e un documentario in 16 mm sulla Festa delle Arance del Carnevale di Ivrea (è così).
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Ma su tutto trionfano i dialoghi birichini di Barbara Alberti, “Da quanto tempo non scopo? Sarà un secolo?” – “Come lo chiami questo?” chiede il macho meridionale Marzio C. Honorato in quel di Ivrea alla Sandelli indicando il suo coso. “E questa?” fa lei indicando la cosa. Poi lui la sodomizza in bagno, davanti allo specchio (per dare un senso al titolo) afferrando con entrambe le mani i pomelli dell’acqua, mentre lei si attacca, per non cadere, al cannellone centrale scatenando i suoi fans, che ormai avranno un’età. Il tutto tra eccessi di documentario da Tg3 Piemonte sulla festa delle arance davvero insopportabili. Svelo il finale della storia dei due amanti. Lei prende il treno per tornare a casa e fa a lui “Abbi cura di te”. Lui le risponde con durissimo “Credo che domani pioverà” sotto un sole accecante. Fine.
Alle 3 su rete 4 parte “Un poliziotto scomodo” di Stelvio Massi con Maurizio Merli, Olga Karlatos, Massimo Serato. E Su Iris alle 3, 25 il bel western “Uomo bianco, va’ col tuo Dio” di Richard C. Sarafian con Richard Harris come Zachary Bass, cioè lo stesso ruolo di Leonardo Di Caprio in “Revenant” di Inarritu, quello del cacciatore che, dopo uno scontro con un orso, viene abbandonato nella foresta. Nel film di Sarafian la cosa si complica fra indiani e una specie di capitan Achab folle interpretato da John Huston. Tutto girato in Spagna.
Huston riuscì a fare il ruolo due giorni dopo aver girato “L’ultima fuga”, dove venne sostituito da Richard Fleischer per aver litigato sul set con George C.Scott. E Scott aveva fatto scappare dal set la bellissima Tina Aumont, difesa da Huston… Rai 2 alle 4, 10 presenta un buon film di Alessandro Angelini, “Alza la testa” con Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli, Giorgio Colangeli, Anita Kravos, storia di un padre operaio che spera che il figlio diventi un campione di boxe. Castellitto venne premiato al Festival di Roma nel 2009 come miglior attore.
Scotland Yard contro Dr. Mabuse
Chiudo con “Scotland Yard contro Mabuse” di Paul May con Peter Van Eyck, Agnes Windeck, Dieter Borsche, Werner Peters, Klaus Kinski. Ma Cine 34 alle 5, 10 spara “Nestore l’ultima corsa” di e con Alberto Sordi… Irresistibile.
Scotland Yard contro Dr. Mabuse locandinahenry fonda tempo di terrore alza la testa alza la testauomo bianco, va’ col tuo dio 1uomo bianco, va’ col tuo dio the wonderful story of henry sugar funny games funny gamesmarina suma caramelle da uno sconosciuto un poliziotto scomodo un poliziotto scomodo caramelle da uno sconosciutoquattro buone giornate athina cenci caramelle da uno sconosciuto athina cenci caramelle da uno sconosciuto athina cenci caramelle da uno sconosciuto funny gamescaramelle da uno sconosciuto barbara de rossi caramelle da uno sconosciuto caramelle da uno sconosciuto dr. knockmarzio honorato stefania sandrelli una donna allo specchio 2stefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchio stefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchio 2una donna allo specchiostefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchio 1stefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchiostefania sandrelli marzio honorato una donna allo specchio 2quattro buone giornateil cavaliere pallido 1nessuna pieta nessuna pietail cavaliere pallidothe icebreaker – terrore tra i ghiaccithe icebreaker – terrore tra i ghiacci exodus: gods and kings 3christian bale exodus il peccato di lola 1il peccato di lola 2christian bale exodusvengo anch io 4exodus: gods and kings 1vengo anch io 1vengo anch io 2exodus: gods and kings 3christian bale exodus the wonderful story of henry sugar
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