DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Quirino Conti per Dagospia
La serata si preannunciava serena: in casa, davanti alla televisione, per l'atteso rientro, da Fazio, dell'eroica Milena Gabanelli. E tutti lì, pronti a godere l'ennesima, faticatissima vittoria del Giusto e del Buono sul Prevaricante e sull'Improbo. Quando qualcosa sembrò invece turbare quell'ingresso - trionfale - tra scrosci di applausi convinti e commossi. Qualcosa di strano, infatti - anche se non sconosciuto -, pareva intorbidare quell'apparizione pregustata come massimamente restituiva, e qualcosa che riguardava da vicino proprio il corpo santissimo della Pulzella.
Tanto che, indignati, si esclamò: "Il solito costumista!", che al maschile, evidentemente, come al femminile non cambia. Giacché l'Intemerata appariva pesantemente ferita da una - invero non donante - petite robe fangosa che su quel bel corpo macerato dall'impegno e dalla lotta, senza alcun riserbo, ne scopriva braccia, primo décolleté e collo, con una esibizione non commisurabile al risultato. "Il solito costumista!" si continuò allora, o al femminile che è lo stesso.
"Come non prevedere, sciagurati, che la magredine, mai eccessiva secondo il canone della sublime Coco, se coperta, esibita a quel modo e da quel colore, può solo allarmare, preoccupare: evocando, al peggio, immagini di contenzione e di macilenta, forzata astinenza... ", "Le solite raccomandate o i soliti raccomandati, " si disse, "appena usciti dalle lenzuola di qualche gaglioffo Rai!.. Per rovinare l'immagine della sinistra!"
Ma il peggio, purtroppo, doveva ancora venire: infatti, una volta sedutasi, l'Intrepida, volendo volgere al pubblico l'interezza del bel viso ceruleo, ne portò a conoscenza di tutti anche il lato destro, che per ragioni tecniche era rimasto fino a quel momento celato e in ombra.
"Dio misericordiosissimo!" si gridò allora tutti: il solito costumista (o costumista femmina, che è lo stesso) aveva macellato quei capelli d'oro fino come se una folata di bora li avesse colpiti alla nuca, cosicché, asimmetricamente, da quel lato del corpo, spezzoni di materia tricologica ferivano incongruamente la parte, dando all'aspetto energico e defilippesco della Valorosa un che di folle e d'irragionevole che solo mani delinquenziali e inesperte - come quelle dei soliti raccomandati Rai - avrebbero potuto creare.
Ci si era dunque tutti, dico tutti, nel Paese - nel centrosinistra, naturalmente - già predisposti a un'insurrezione per tutelare l'aspetto della nostra Eroina, quando l'ameno Fazio, dal suo pulpito di arbiter elegantiarum - cravattino inspiegabile -, cercava di condurre la Proba nel più infido dei limacciosi acquitrini: laddove, forse per apparire assennati, il merito dell'Eroina, secondo la sua logica, sarebbe apparso più radioso e splendente. Dunque, nel risparmio, anzi nella taccagneria, nella spilorceria e nella più sordida lesina. L'ingenua cedette.
Quindi, aneddoti alla mano, istigata dal parco connaisseur, ecco l'Improvvida iniziare a narrare le sue disavventure nel mondo della scenografia e del costume, tra spendaccioni e, si presume, incompetenti. E dai che l'altro continuava a istigarla, cosicché la rete apparisse la più francescana dell'etere. Finalmente libera da dannunzianismi e da maniaci sperperoni.
Lei allora, come sempre capita alle più ingenue e pure, una volta deposta l'armatura si accalorò ed esagerando rese noto:
che la scenografia del suo studio era frutto di un'accurata opera di sottrazione; bastando lei e i suoi servizi a riempire lo schermo (e fin qui, nulla da eccepire);
che tutto ciò che si era visto, si vedeva e si sarebbe veduto sul suo corpo (dunque, anche il massacro in corso), non era che di sua stretta proprietà (preso dal suo armadio) e opera del suo creativo momento stilistico. Facendo seguire un pepato raccontino su una sciagurata costumista che l'aveva condotta in giro per boutique con l'intento di conciarla per le feste. A seguire, piccola ironia sul genere costumista, come fossero tutti una macchietta o importuni da evitare. Probabilmente tutti, nessuno escluso.
E qui lo spettatore deliquiò. Con quei poveri costumisti tirati in ballo come capaci di ogni perventimento; che, seppure della peggior specie (e ce ne sono), apparvero allora come i più patetici denigrati della serata. Loro che - con antenati del calibro di Piero Tosi, Danilo Donati, Piero Gherardi, Giulio Coltellacci, Enrico Sabatini, Corrado Colabucci - avevano contribuito non poco a rendere le sciocchezze televisive almeno telegeniche; se non, in moltissimi casi, vere e proprie lezioni di gusto e di qualità .
Povera costumista, tirata in ballo come una professionista da evitare.
Ma loro, Fazio e la Gabanelli, forse non lo sapevano: nonostante lo sfoggio di architetti convocati per la realizzazione delle eccezionali scenografie di Che tempo che fa e la minimal passione del suo conduttore per stilisti non proprio alla portata di chiunque. E così si concluse la serata: con l'eroica Gabanelli gabbata da Fazio con argomenti davvero poco democratici. Mentre lui, il Trimalcione estetico dei nostri weekend, continuava ad ammannire le sue portate. In una cena che si era ormai, purtroppo, guastata.
Untitled Quirino Conti by FalsiniPiero Tosi per Silvana Mangano Morte a Venezia FAZIO E GABANELLI Set di Danilo Donati per Amarcord Gabanelli Milena Gabanelli da Fabio Fazio a Che tempo che fa FABIO FAZIO MILENA GABANELLI Corrado Colabucci Milleluci FAZIO E GABANELLI Giulio Coltellacci per Sophia Loren Her Own Story FABIO FAZIO E MILENA GABANELLI
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