DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Domenico Latagliata per "il Giornale"
Trentadue giorni al 20 maggio, giorno della finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Trentanove al 27 maggio, giorno di una possibile amichevole che la Signora disputerebbe in Australia. Settantatre al 30 giugno, giorno in cui scadrà il contratto che lega Alessandro Del Piero alla Juventus. «Non so immaginare il mio futuro. à un cambiamento enorme e un po' mi spaventa, perché sarebbe come andare via di casa una seconda volta. Ma lo vivo come i videogiochi che mi piacevano da ragazzino: un nuovo livello da superare».
Parole utilizzate dal capitano bianconero in â'Giochiamo ancora'' , il libro-diario che uscirà martedì prossimo. Il settimanale Vanity Fair l'ha letto in anteprima e ne ha
parlato con il n.10 bianconero. Ne viene fuori un Del Piero orgoglioso ma anche «sorpreso» per quello che ormai pare un addio inevitabile alla Juventus che è stata sua e che lui avrebbe continuato a vivere. Un Del Piero che però è ancora troppo «bambino» per dire addio a un pallone che rotola.
«In famiglia non eravamo poveri, ma dovevamo fare economia. Oggi sono uno di quei bambini che può comprarsi tutti i giochi che vuole, ma il suo preferito resta il pallone». E allora: se la Juve non glielo permetterà più, lui andrà a dare calci altrove. Dove non si sa, dal momento che nei giorni scorsi lo staff che si occupa del suo (cliccatissimo) sito ha precisato che il termine «svolta» presente nella sinossi del libro, edito da Mondadori, non equivaleva a un addio all' Italia come viceversa interpretato da molti.
Un mezzo pasticcio, insomma. Con tanto di cambio di titolo nelle ultime settimane, da «Quello che so del calcio» a « Giochiamo ancora»: segno che appunto la volontà di insistere è ancora tanta per non dire infinita. Mentre alcuni grandissimi di altri sport smettono e poi riprendono, inseguendo un sogno abbandonato con troppa fretta, Del Piero rilancia: «Io non sono quello che pensano di me un allenatore o un presidente. Io sono quello che dimostro di essere, sono quello che io stesso penso di me. Per primo saprò quando dovrò smettere, ma non ancora: la mia passione per il gioco è troppo viva».
Avanti, a trentasette anni e un bel pezzettino. Orgoglioso di quel suo sogno di cui invece un po' si vergognava ai tempi delle scuole elementari: «Ai tempi non ebbi il coraggio di scrivere che avrei voluto fare il calciatore, perché non mi sembrava un lavoro vero. Dissi che sarei stato elettricista come mio padre Gino («ho il rammarico che non abbia conosciuto i miei figlie il dispiacere di non avergli detto " ti voglio bene"qualche volta di più», si legge altrove), oppure camionista, o cuoco. Oggi, a quella domanda, posso rispondere che le mie partite non sono finite».
Fra trentadue giorni finiranno quasi certamente quelle ufficiali con addosso il bianconero, la seconda pelle che gli si è cucita addosso nell'estate 1993. Quando Boniperti lo acquistò dal Padova per 5 miliardi di lire: «Sognavo di chiudere alla Juventus. Questi vent'anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti straordinari e a volte duri: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate. Questa è stata la stagione più complicata della mia vita, perché mi ha messo di fronte a una realtà che non avevo mai conosciuto: la realtà di chi gioca poco o niente. Nessuno pensa di meritare l'esclusione e, per quanto io abbia sempre pensato che se gioca un altro vuol dire che se lo merita, questo non significa rinunciare a lottare per conquistare quel posto».
Lo ha comunque fatto, uscendo dalla buca di recente (quattro gol da gennaio a oggi: due in campionato, altrettanti in Coppa Italia) e "spingendo" oltre 41.000 tifosi a firmare una petizione on line affinché Agnelli cambi idea e gli proponga un altro anno di contratto: «Quanto detto dal presidente a ottobre all'assemblea degli azionisti («sarà il suo ultimo anno con noi», ndr ) mi ha sorpreso. Ma un capitano non deve mai dimenticare i propri doveri e quello che rappresenta. La Juventus è impegnata al massimo per vincere campionato e Coppa Italia. Non abbiamo bisogno di polemiche, che del resto non hanno mai fatto parte della mia carriera». Solito garbo: difficilmente, però, Agnelli gradirà .
Alessandro Del pieroCOPERTINA DEL LIBRO DI ALESSANDRO DEL PIERO _GIOCHIAMO ANCORAdelpiero ANDREA AGNELLI E DEL PIERO Gianni Agnelli Alessandro Del Piero
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