1. TE LO DO IO L’ “INFOTAINMENT”! ALDO GRASSO DEMOLISCE “LA GABBIA” DI PARAGONE: “COL DUELLO TRA SANTANCHÉ E TRAVAGLIO, È IL PIÙ BRUTTO TALK POLITICO MAI VISTO FINORA” 2. PARAGONE RISPONDE PER LE RIME: “COMMENTO LUCIDO E ORIGINALE, PECCATO CHE IL ‘CORRIERE.IT’ IERI HA PRESO PROPRIO IL VIDEO DEL DUELLO SANTANCHÈ-TRAVAGLIO E HA FATTO UN SACCO DI CONTATTI. QUINDI GRASSO DOVEVA AGGIUNGERE: ‘PARAGONE FA IL PIÙ BRUTTO TALK E IL SITO DEL CORRIERE LO SEGUE A RUOTA CON I CONTENUTI PEGGIORI” 3. “L’IPOCRISIA DI GRASSO È LA STESSA DI CHI CONDANNA LE PROSTITUTE E POI CI VA LA NOTTE” 4. CURZIO MALTESE: “I TALK SONO COME IL WRESTLING: INCONTRI DI LOTTA TRUCCATI, IN APPARENZA TRUCI E SANGUINARI, DOVE NESSUNO SI FA MALE DAVVERO E TUTTI SONO D’ACCORDO. COME LO SCONTRO BERLUSCONI-SANTORO DOVE ENTRAMBI HANNO GUADAGNATO” 5. LA BRUTTA NOTIZIA È CHE, A PARTE FLORIS, VESPA (E SANTORO CHE DEVE COMINCIARE), L’OVERDOSE DI CHIACCHIERE IN TV STA MANDANDO A PICCO GLI ASCOLTI

VIDEO - LO SCONTRO TRA SANTANCHE' E TRAVAGLIO A "LA GABBIA" DI PARAGONE

 

1. PARAGONE IN GABBIA FA IL PIÙ BRUTTO TALK
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

A far televisione così sono capaci tutti. Metti due che si sbranano, giusto per vedere l'effetto che fa, e se i due sono Marco Travaglio e Daniela Santanché la rissa, lo scambio di insulti, le peggiori volgarità sono assicurati. Mai visto un livello così penoso di discussione (mercoledì, ore, 21.10). La7 è in cerca di una linea identitaria (motivo per cui Enrico Mentana ha storto il naso per Miss Italia) e sarebbe interessante capire quale apporto può fornirle «La Gabbia» di Gianluigi Paragone, che ha il singolare merito di essere il più brutto talk politico mai visto finora.

L'ex leghista Paragone è diventato nel frattempo grillino (o qualcosa del genere) e, sotto altra veste, può sfogare tutto il suo populismo d'accatto, il suo odio per il presidente Giorgio Napolitano, la sua avversione per la casta e le larghe intese. Resta il fatto che il suo modo di fare tv è primordiale, costruito com'è secondo i principi atavici del pollaio. Come se non fosse già stucchevole la zuffa fra Travaglio e la Santanché (i bambini dell'asilo, quando litigano, hanno più argomenti), la grande idea di Paragone è stata quella di invitare alcuni ospiti particolarmente dediti allo scontro verbale.

Li ha messi in circolo, in piedi, davanti a un microfono radiofonico e ha aperto le danze: il sindaco Michele Emiliano, la simpatica Laura Ravetto, il pokerista Mario Adinolfi, il re dei complottisti Giulietto Chiesa (se ne sentiva la mancanza) e poi ancora Chicco Testa (da presidente di Lega Ambiente a presidente dell'Enel, il più grande salto del canguro della politica italiana), Alberto Bagnai, Myrta Merlino. Risultato? Gente che fa a gara a chi la spara più grossa, dandosi sulla voce, litigando. Che miseria! Un'idea non può imporsi se non a spese delle altre idee e, possibilmente, delle teste che le sostengono. Manca solo il sangue. È questa la nuova identità di La7?


2. AD ALDO GRASSO MANCA UN PEZZO
Gianluigi Paragone per il blog de "La Gabbia" - http://blog.la7.it/lagabbia/?p=52


All'ottimo commento di Aldo Grasso oggi sul Corriere della Sera a proposito della Gabbia (commento che condivido al mille per mille per lucidità, originalità e coraggio) manca un pezzo. Un pezzo che sicuramente Grasso condividerà perché è conseguente al suo scritto. La parte mancante è la seguente:

"Paragone fa il più brutto talk, per questo mi sorprende che il Corriere.it ne abbia stralciato la parte più vergognosa, cioè lo scontro tra Travaglio e la Santanchè. Perché lo ha fatto? Per aumentare gli accessi al sito (infatti ieri era uno dei video più visti ndr). Per chiudere. Paragone fa il più brutto talk e il sito del Corriere lo segue a ruota con i contenuti peggiori".

Ovviamente, questa parte, Aldo Grasso non l'ha scritta. L'ipocrisia di Grasso è la stessa di chi condanna le prostitute per strada e poi la notte ci va appresso. Per una sveltina.


3. TALK TALK, BUSSA LA CRISI DEGLI ASCOLTI - IL GRADIMENTO PER LA POLITICA È AI MINIMI STORICI ANCHE IN TV. CROLLA LO SHARE
Marco Castoro per "La Notizia"


Tre indizi fanno una prova. I talk show in tv sono troppi e pertanto fanno meno breccia sul telespettatore disamorato della politica e dei politici. La nuova stagione si preannuncia come un bagno di sangue per questo tipo di programmi che costano poco e quindi in tempi di crisi abbondano. Così come i salotti gestiti dalle signore del pomeriggio, che ancora tengono botta alla crisi, seppure all'orizzonte sono ben visibili le prime incrinature registrate negli ascolti della Vita in diretta di Paola Perego.

Dopo un lunedì che ha visto deludere Piazza pulita di Corrado Formigli (1.176.000 telespettatori, share del 5.70%) e Quinta colonna di Paolo Del Debbio (981.000 e 4.38%) e il martedì con Matrix di Luca Telese visto da 615.000 telespettatori (6,84% di share), ecco che il 7% del pubblico che vedeva il Virus di Nicola Porro su Raidue si è praticamente diviso in due tronconi, dimezzando la dote dell'ex In Onda che si è dovuto accontentare del minimo stagionale (768.000 spettatori con il 3,31% di share), perdendo il derby con la Gabbia di Gianluigi Paragone su La7 (809.000 telespettatori in valore assoluto, share del 3,97%).

Si difende Porta a Porta. Anzi la puntata di mercoledì con ospite Matteo Renzi è stata la più vista (1.355.000 telespettatori, per uno share del 16,62%). Il cerimoniere Bruno Vespa continua a navigare con la sua terza camera del Parlamento. A sorreggerlo c'è il suo pubblico consolidato di fedelissimi pensionati (il 70% dei telespettatori ha oltre 55 anni, l'80% più di 44 anni). Una media di un milione e mezzo di telespettatori per uno share del 15%, di cui quasi un terzo sintonizzati dall'Abruzzo. Vespa subisce battute d'arresto soltanto quando va in prima serata.

Per quanto riguarda Santoro-Travaglio-Floris, va detto che Servizio pubblico e Ballarò hanno il numero di telespettatori ben consolidato e non corrono il rischio di soccombere. Tra l'altro i loro spazi in video (il giovedì e il martedì) sono gli stessi da anni.

Paragone, Formigli, Del Debbio, Telese e Porro fanno invece parte del new deal che però fatica ad avere continuità di ascolti. Ogni tanto sono capaci di qualche exploit, seppure spesso incappano in preoccupanti cali. I primi tre stanno cavalcando l'antipolitica, gli altri due funzionano ottimamente in coppia, mentre da conduttori spesso accusano battute di arresto. Mentre Lilli Gruber è come la sfinge: nessuno può scalfire i suoi ascolti.


4. IL WRESTLING DEL TALK SHOW
Curzio Maltese per "la Repubblica"

POCHE cose come i talk show hanno contribuito in questi anni ad arricchire gli impresari televisivi e a far crollare a zero la stima nei politici. In qualche caso, com'è noto, si tratta delle stesse persone. Da anni non riesco, come molti italiani, a vedere per intero uno di questi incontri di lotta greco-romana verbale, chiaramente studiati per non far capire nulla.

Si riesce a sopportarne soltanto piccoli tratti. Il resto si può trovare il giorno dopo su Internet, sulla colonna di destra dei siti quotidiani, fra la nascita di un panda albino nello zoo di Tokyo e l'ultimo fidanzamento fra un calciatore e una velina. In genere si tratta di una lunga rissa a colpi di «vaffa» e insulti assortiti, spesso a sfondo sessuale, scambiati fra parlamentari e ministri, per quanto compagni di governo, o firme del giornalismo, sotto lo sguardo felice del conduttore di turno. Per quanto improbabile, è possibile che nelle tre ore di trasmissione gli illustri ospiti in studio abbiano detto anche cose intelligenti. Nel caso, comunque, YouTube non è mai interessata.

Perché si va avanti con questo livello infame di dibattito pubblico, sconosciuto nel resto del mondo civile e democratico? Perché comunque in Italia lo spettacolo piace. Non più come prima, ma abbastanza per giustificarne la replica infinita. Per quanto se ne riesce a capire, pochissimo, la faccenda funziona come un fenomeno tv di qualche tempo fa, il wrestling. Compagnie itineranti organizzano incontri di lotta truccati, in apparenza truci e sanguinari, dove alla fine però nessuno si fa male davvero e tutti sono d'accordo.

I nemici che si sono scannati fino a dover ricorrere all'autoambulanza, si ritrovano la sera dopo in un'altra piazza, un altro ring, a ripetere il combattimento mortale. Ecco, la telepolitica all'italiana è la risposta del nostro paese al wrestling americano. Senza offesa, s'intende. Soprattutto per gli appassionati di wrestilng, dove negli ultimi anni si sono applicati severissimi controlli anti doping per debellare il fenomeno degli atleti drogati. Una misura che nei nostri talk show, visibilmente, non è applicata.

Al pari della finta lotta Usa, il circuito dei talk show ha fabbricato in questi anni i suoi campioni ed eroi, sodali nel business, ma in teoria divisi da epiche rivalità. Il (finto) match del secolo nel wrestling è stato quello che ha visto opposti i due leggendari guerrieri degli anni Ottanta, Hulk Hogan contro Randy Savage. È finita proprio come nell'incontro del secolo Santoro-Berlusconi: non si è fatto male nessuno ed entrambi hanno guadagnato una bella borsa.

Oggi sul ring tele politico vanno di moda altri campioni, sempre con soprannomi e atteggiamenti da guerrieri molto kitsch. Per esempio, Daniela Santanchè, detta la Pitonessa. È capace di insultare l'avversario per mezz'ora di fila, senza prendere fiato. Il bello è che la vittima torna a sfidarla la sera successiva, tanto è un gioco.

Anche nel caso del wrestling politico, la platea si divide a metà. Da una parte, i tifosi ingenui, i Mark, che prendono per vero tutto ciò che accade, le botte, gli insulti e il resto. Dall'altra vi sono gli spettatori più avveduti, gli Smart, consapevoli dell'inganno, ma divertiti dalla pagliacciata. Esiste poi una piccola minoranza che considera lo spettacolo semplicemente indecente. Ma la dignità non è più un valore e in ogni caso non ha mai fatto audience.

 

 

 

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