
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
1 - I DUE MARIO L'EUROPA L'HANNO SALVATA
Eugenio Scalfari per "la Repubblica"
[...] Post scriptum. A Passera incombe anche il compito di nominare un commissario alla Rai dove la situazione è ormai insostenibile e di indire un´asta vera sulle frequenze. Comprendiamo che l´argomento è politicamente indigesto, ma lo è comunque, che l´asta vera si faccia o che si accetti quella truccata. "Le tue parole siano Sì o No". Passera è cattolico e tragga le sue conclusioni.
2 - MINZOLINI, DOMANI IL VOTO CON IL CDA RAI SPACCATO RIZZO NERVO (AREA PD): PRONTO A DIMETTERMI
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
E se la rimozione di Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1 dopo l'avviso di garanzia per peculato, prevista per domattina alle 11 in Consiglio di amministrazione della Rai, diventasse un'operazione molto più complicata del previsto? C'è già chi scommette nei corridoi di Saxa Rubra: vedrai, si salverà ...
E se non si dovesse «salvare», si profila una crisi ai vertici: Nino Rizzo Nervo è pronto a dimettersi se fosse «costretto» dall'ordine del giorno presentato dal direttore generale Lorenza Lei a liquidare Minzolini e, contestualmente, a nominare direttore ad interim Alberto Maccari, responsabile della TgR, area Pdl, a un passo dalla pensione. Altro elemento molto forte, la posizione del presidente Paolo Garimberti: se il Consiglio non cambia incarico a Minzolini - ha già annunciato -, io mi dimetto, ritengo incompatibile la mia presenza con la sua al Tg1.
Il nodo è intricatissimo e stringe tutti e nove i consiglieri: sia la maggioranza di centrodestra che il presidente, i due consiglieri di area Pd e quello dell'Udc. Martedì Antonio Verro (Pdl), Angelo Maria Petroni (nominato da Tremonti-Tesoro) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega) voteranno contro l'allontanamento di Minzolini dal Tg1, contestando al direttore generale Lorenza Lei la facoltà di poter ricorrere all'ormai famoso articolo 3 della legge n. 97 del 27 marzo 2001 che obbliga «amministrazioni o enti pubblici ovvero enti a prevalente partecipazione pubblica» ad allontanare dall'incarico i dipendenti che vengano rinviati a giudizio per peculato, affidando loro un incarico equivalente. Per Petroni e Verro la Rai non può essere definita né un'amministrazione né un ente pubblico (ma i pareri legali chiesti dalla Rai agli studi Severino, Pessi ed eredi Bonelli sostengono il contrario) e voteranno contro ogni azione su Minzolini.
A loro si dovrebbe aggiungere il consigliere Pdl-ex An Guglielmo Rositani. Quanto ad Alessio Gorla, sembra pronto a votare l'ordine del giorno di Garimberti-Lei.
Il vero interrogativo riguarda l'area Pd-Udc, fortemente ostile alla soluzione Maccari. Rodolfo De Laurentiis (Udc), replica a Garimberti: «Ho grande stima del presidente, ma i diktat non servono. La mia scelta rimane quella di individuare un nome di livello per dare autorevolezza, credibilità e stabilità al Tg1. La rimozione (sospensione o trasferimento?) di Minzolini non può essere abbinata alla designazione di altri nomi in sua vece». Come si comporterà De Laurentiis se il voto fosse unico? Difficile dirlo.
Già nota e chiara è, invece, la posizione di Nino Rizzo Nervo, del Pd, che dall'inizio ha chiesto due voti (uno su Minzolini, uno sul suo successore): «Sono convinto da mesi che questo vertice sia arrivato al capolinea. Non è i grado di affrontare i veri nodi economici ed editoriali di una Rai la cui crisi è sotto gli occhi di tutti. Se non riesce nemmeno a trovare una soluzione dignitosa di fronte al rinvio a giudizio di Minzolini, dando contemporaneamente una soluzione adeguata all'importanza del Tg1, vuol dire che il tempo è veramente scaduto».
Rizzo Nervo, in sintesi, non potrebbe non votare l'ordine del giorno unico che sottrarrebbe a Minzolini la direzione del Tg1 ma prenderebbe clamorosamente le distanze dalla nomina di Maccari con le dimissioni. Poi c'è Giorgio van Straten, anche lui di area Pd, la cui posizione è simile a quella di Rizzo nervo (senza minaccia di dimissioni), ma che ritiene comunque prioritario togliere la guida del Tg1 a un direttore rinviato a giudizio per peculato ai danni dell'azienda (che si costituirà parte civile).
E se di fronte a un quadro così complesso Garimberti proponesse alla Lei di dividere i due ordini del giorno? In quel caso si potrebbe assistere a due diverse maggioranze: una sul cambio di mansioni per Minzolini (col centrodestra ostile) e una per la nomina di Maccari (col centrosinistra contrario). Antonio Verro contesta Garimberti sulla sua minaccia di dimissioni: «Una caduta di stile, vanno poste questioni aziendali e non questioni personali».
3- CHE PENA I «MINZOLICIDI» FRUSTRATI E CODARDI
Alessandro Sallusti per "il Giornale"
Aldo Grasso è un critico televisivo, scrive sul Corriere della Sera . à un professore, cosa che oggi va molto di moda. Il suo ego e la sua sfrenata ambizione lo hanno portato, 18 anni fa, a passare dall'altra parte della barricata. I programmi, invece di criticarli, ha provato a farli. Fu un clamoroso flop, durato per fortuna degli ascoltatori neppure un anno. Aldo Grasso accettò infatti di dirigere Radio Rai nella sciagurata stagione della Rai dei professori, un esperimento simile a quello in corso d'opera nel nostro governo.
Da allora Grasso non ha più alcuna autorevolezza, è uomo di parte e per di più rancoroso per il suo insuccesso. Ieri ha sfogato la sua frustrazione sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini, scrivendo un articolo al veleno («Il peggior tg della storia») alla vigilia del consiglio di amministrazione Rai che, domani, secondo le indiscrezioni, dovrebbe rimuovere Minzolini.
Grasso ha due caratteristiche. La prima è quella di stare sempre dalla parte di chi vince, la seconda è quella di conoscere bene i meccanismi della politica. Che si sta preparando a celebrare uno dei suoi ipocriti riti. Lo sa bene Lorenza Lei, direttore generale che domani chiederà la testa di Minzolini per vili motivi politici, quanto la politica sia stata fondamentale nella sua nomina a numero uno della Rai. Se la signora avesse un minimo di memoria e di dignità direbbe: no, io questa porcata non la firmo. Perché, cara signora Lei, come dite voi donne «se non ora quando» dimostrare che siete meglio di noi uomini (potendolo fare)?
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