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Tracy Clark-Flory per “Salon”
Nel film lesbo-harcore del 2001 intitolato “Sugar High Glitter City” c’è la scena di una donna che si contorce sul tavolo da biliardo mentre altre due giocano col suo corpo. Eiacula visibilmente e, di lì a poco, lo fa di nuovo, sovvertendo i canoni classici del porno, dove è l’uomo a “straripare” più di una volta.
Il film fu invitato a vari festival LGBT nel mondo, ma all’evento in Nuova Zelanda gli organizzatori chiesero che la scena venisse tagliata. Era la legge. L’eiaculazione femminile andava censurata. Incredibilmente, tredici anni dopo, siamo da capo a dodici, grazie alle nuove regole sul porno approvate in Gran Bretagna.
L’America non è meno colpevole. Spiega Nan Kinney, editrice della rivista erotica “On Our Backs” e produttrice della “Fatale Media”: «Finiamo sotto censura sin dagli anni Ottanta, quando l’eiaculazione femminile veniva percepita come “minzione”, l’atto di urinare. Poi le leggi sono cambiate a seconda dello stato. Se mandi il materiale nello stato sbagliato, vieni accusata di oscenità».
Ultimamente due pornografi sono stati mandati a processo proprio per film incentrati sull’eiaculazione femminile. Il film “Squirt Queens” fu approvato solo dopo aver cambiato il titolo in “British Cum Queens” e dopo aver tagliato ben sei minuti di piacere femminile. L’eiaculazione femminile era ritenuta dai censori una sorta di urina e questo la dice lunga sulla loro educazione sessuale.
Nel 2009 la regista Anna Span vinse contro la censura per il film “Women Love Porn” fornendo prove scientifiche, prendendo i campioni di liquido dall’attrice protagonista e facendoli esaminare per dimostrare che non si trattava di pipì. La “British Board of Film Classification” passò la pellicola, ma perché la scena era poco a fuoco, non perché si ammetteva l’esistenza dell’eiaculazione femminile. Perché è così difficile accettarla?
Spiega Kristina Lloyd sul “Guardian”: «La censura collude con l’errore culturale che considera preziosa e intangibile la sessualità femminile, come se “l’enigma della donna” fosse qualcosa che va oltre la scienza. L’ironia è che Anna Span ha lottato per dare l’autentica rappresentazione dell’esperienza femminile in un’industria basata sulla finzione e sull’esibizionismo. Evidentemente l’autenticità è meno importante dell’accettabilità».
La censura dell’eiaculazione femminile non è solo un agguato alla libertà di espressione, ma una misura che nuoce alla salute delle persone. Le donne che eiaculano spesso se ne vergognano e arrivano a reprimere volontariamente l’orgasmo.
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