QUEL PIANGINA DI MENTANA – DOPO LA DAGO-LETTERA DI “CHICCO” E LE PAROLE DI FUOCO CONTRO IL DECRETO “PRO CINEMA” DI ORNAGHI-PASSERA, I CINEMATOGRAFARI ACCUSANO ENRICHETTO DI NON SAPERE CHE GLI AIUTI DI STATO CI SONO IN TUTTO IL MONDO - RIGUARDO AL CALO DELLA PUBBLICITÀ, SONO I PROGRAMMI DI INTRATTENIMENTO A TRAINARE GLI SPOT COME BEN SA “MITRAGLIA” CHE SU LA7 HA PROMOSSO I FAMOSI "FILM EVENTO"….

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DAGOREPORT

Enrichetto Mentana e' nervoso e lo dimostra quasi ogni sera nel TG de "la 7" quando rimprovera i tecnici per qualche servizio che parte in ritardo. Con un certo masochismo non si limita ai rimbrotti, ma sottolinea la penuria dei mezzi dell'emittente che avra' pure dei difetti ma lo ha rimesso sugli altari. A infastidirlo ancor di piu' e' arrivato il decreto dei ministri Ornaghi-Passera che impone la destinazione di una parte degli introiti delle tv commerciali alla produzione di film italiani.

Apriti cielo! per Chicco questo e' una decisione scellerata e dopo aver preso carta e penna venerdi' ha scritto una lettera a Dagospia per denunciare la scelta dei due ministri: "l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno -ha scritto Mentana- e' di prelievi forzosi: primum vivere deinde cinematografari".

Latino a parte la sua presa di posizione, cosi' violenta e preoccupata, ha sorpreso molti operatori del cinema che adesso accusano il povero (si fa per dire) anchorman di non conoscere cio' che avviene in giro per il mondo.

Molti di loro vorrebbero ricordargli che non solo gli aiuti di stato ci sono in tutta Europa, negli Stati Uniti e anche nella maggioranza dei Paesi asiatici, ma che esistono anche delle norme precise dove si prevede che una parte degli investimenti per la realizzazione o gli acquisti di programmi sia riservata alla produzione, al finanziamento e/o all'acquisto di audiovisivi (oltre ai film, si parla di documentari, cortometraggi, cartoni animati e fiction) nazionali.

Queste disposizioni governative hanno una storia lunghissima. In molti Paesi erano in vigore già negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, ma in Italia e Francia anche prima, e sono state fatte proprie dalla Ue. Il principio - ratificato con enfasi dal'Ue - è che si deve sostenere la cultura nazionale (intesa come patrimonio nazionale, intellettuale, artistico, civile, sociale) a fronte dell'invadenza di una produzione, (in particolare made in Usa), di prodotti culturali o di intrattenimento che depauperano l'identità nazionale.

Mentana sembra completamente all'oscuro della materia, ma sono quasi 20 anni che la Rai sottoscrive i cosiddetti contratti di servizio, che contemplano anche disposizioni in materia di produzione e acquisti diritti di audiovisivi, e pure Mediaset, Sky e La7 (così come prima Telemontecarlo) sono state e sono tenute a riservare quote di produzione-acquisti-programmazione a prodotti nazionali (proprio in base agli accordi che Rai deve sottoscrivere) con accordi privati siglati con i produttori.

E' poi vero che Mediaset e Rai - per convenienza economica - hanno fondato nel tempo proprie imprese cinematografiche tendendo a "coprire" con queste attività le quote prescritte (la stessa cosa è successa in altri paesi come Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e così via), ma questa strategia è stata sempre molto discussa: un conto è investire direttamente in proprio, e un conto è invece sostenere la produzione altrui, ossia dell'intero settore o di almeno molti dei suoi operatori.

E ancora: un conto è mandare in onda prodotti in house e un altro programmare rivolgendosi al mercato. Le tv in verità prediligono operare in termini di coproduzione, ma tutti gli operatori sanno cosa vuol dire questo: sottostare a un potere contrattuale (e spesso pure politico) enormemente superiore che non va certo a beneficio dello sviluppo del cinema.

Ma quanto stanziano gli altri Paesi?. Purtroppo il calcolo non e' facile. Nemmeno l'European Audiovisual obsservatory (emanazione Ue) ha mai stilato un censimento in merito, nonostante il diluvio di ricerche, studi e analisi che ha fatto e continua a fare. Comunque si puo' dire che il budget 2011 del Cnc (Centre national du cinema ed de l'image animée francese) ammontava a 707,79 milioni di euro e che queste risorse derivavano per 127,87 milioni dal prelievo sui biglietti d'ingresso (è un'accisa pari all'11% del costo d'ingresso) e per la bellezza di 583,34 milioni dal prelievo sui ricavi tv (compresi però l'acquisizione diritti), più altri 38,56 milioni di altra provenienza. Comunque le tv francesi, tutte, sono obbligate a investire in particolare nella produzione cinema il 3,2% del loro fatturato.

Nella sua mail a Dagospia colpisce anche il riferimento di Mentana alla pubblicità (che cala in tv), quando si sa che sono proprio i programmi d'intrattenimento, a cominciare dai film, a trainare gli spot. E Chicco non puo' dimenticare la circostanza che proprio su La7 e' stato lui a promuovere i famosi "film evento"in occasione dei quali la concessionaria ha praticato tariffe superiori.


LETTERA DI MENTANA A DAGOSPIA

Caro Dago, leggo dello schema di decreto "pro-cinema" dei ministri Ornaghi e Passera. Una parte degli introiti netti delle tv commerciali dovrebbe essere coattivamente destinato alla produzione di film italiani. Ma in che mondo vivono coloro che hanno pensato a un simile provvedimento?
L'intero settore della comunicazione, giornali, radio e tv, vive la peggior depressione di ricavi della sua storia; per tutti la percentuale della raccolta pubblicitaria viaggia col segno meno seguito da due cifre; molti attuano licenziamenti, trasferimenti obbligati, cassa integrazione, prepensionamenti, tagli dei collaboratori; testate illustri chiudono da un giorno all'altro nel silenzioso cordoglio generale. Senza fare i piangina ne sappiamo qualcosa anche noi de La7. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di prelievi forzosi: primum vivere, deinde cinematografari.
Enrico Mentana

 

 

ENRICO MENTANA AL TG DI LA CINEMA UNA SALA VUOTA lorenzo ornaghi Corrado Passera MediasetSkyla7