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Rich Cohen per Salon
rolling stones a villa nellcote
Estratto dal libro “The Sun & The Moon & Th Rolling Stones”
Quand’è che Keith Richards si è fatto per la prima volta di eroina? Non lo sa nemmeno lui. Probabilmente ad una festa. Era ovunque, economica, impossibile da evitare. Una conseguenza involontaria della guerra in Vietnam: aprimmo un canale per l’Asia del sud-est e la “china white” defluì.
L’eroina fu la passione degli eroi blues di Keith e, per fare musica a quelle profondità, lui volle provare quello che avevano provato, toccare il fondo. Non era stato nei campi di cotone e cercava l’autenticità nella dissolutezza. L’eroina fu la sua risposta ad Altamont: lo faceva sentire bene, rispondeva a tutte le domande, lo aiutava a stare fra la gente quando trovò quella fama che non gli piaceva.
villa nellcote tra tossici e artisti
Il passaggio dai ‘60 ai ‘70 fu quello dall’LSD all’eroina, dall’ascensionale al nichilista. L’epifania hippie era sparita. Keith incarnava tutto questo. Gli Stones erano distrutti. Non avevano soldi, nonostante tutto il successo e i dischi venduti. Secondo un contratto capestro, royalties ed edizioni appartenevano tutte ad Allen Klein. Gli Stones erano suoi impiegati, lui possedeva ogni canzone, dava loro soltanto i soldi che riteneva adeguati.
Non pagò mai le tasse e quindi i musicisti si ritrovarono con un debito enorme. Gli Stones non erano più sicuri in Gran Bretagna, rischiavano brutto, e dovettero trasferirsi in Francia. In esilio. Intanto fecero causa a Klein per quasi trenta milioni di dollari.
Prima di partire, Keith dovette ripulirsi. Non poteva portarsi la droga in Francia, né andare alla ricerca di spacciatori locali. Vomitò, pianse, si fece la crisi d’astinenza. Visse con Anita a Villefranche-sur-Mer, in Costa Azzurra, dove non succedeva granché. Qui, nel seminterrato un tempo abitato da nazisti, fu registrato “Exile on Main Street”, ora la villa europea è stata comprata da un oligarca russo.
Com’era me lo ha raccontato nei dettagli June Shelley, che in quei mesi cruciali del 1971, fu assunta come donna di fiducia: «Era come se in città fosse arrivato il circo, con gente ovunque, cane e figli. Il primo piano era per i musicisti buttati in ogni angolo. Il secondo era di Keith e Anita e nessuno si azzardava a salire, nemmeno Jagger».
Mick viveva a Parigi, dove si innamorò di Bianca, gli altri erano sparsi per la Francia. Keith e Anita a Nellcôte ripiombarono subito nell’eroina. Si era sparsa voce della loro presenza e gli spacciatori arrivarono come avvoltoi. In poco tempo la casa divenne un luogo di tossici. Keith si alzava dopopranzo, si imbottiva di roba e la notte lavorava in cantina. Suo figlio Marlon aveva solo 8 mesi e lui si devastava.
nella catacomba della villa in francia
A Nellcôte andarono a fare visita Eric Clapton, che fu ritrovato con un ago nel braccio, e John Lennon, che vomitò nell’atrio. In cantina con Keith, suonava Gram Parsons, relazione intensa e misteriosa, una vera connessione spirituale che li portava a suonare per giorni di fila. Jagger li ascoltava, prendeva il mood, si ispirava, pur non andando molto d’accordo con Gram.
Gli Stones erano tribali. Parsons era l’uomo invisibile che determinò l’umore del disco. Fu registrato in casa, nella ex stanza di tortura della Seconda Guerra Mondiale, perché Keith non era in grado di uscire, in quello stato. Il posto era praticamente una catacomba, loro suonavano senza scarpe e seminudi. Il disco assorbì quell’atmosfera, tramite un percorso di forze metafisiche, caos, rumori.
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