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L’intervista di Stracult:
Marco Giusti per Dagospia
Non c’è mai stato un caratterista più caratterista di Natale Tulli, scomparso pochi giorni fa a Roma. Non era un attore, era una quercia, una pietra, trasudava romanità purissima e antica potenza da cinema italiano quando compariva nei film di Federico Fellini, da “Satyricon” a “Roma”, di Ettore Scola, dove fa il maggiordomo Giulio Cesare, di Dino e Marco Risi, che gli fece interpretare l’indimenticabile monologo dell’olivetta ascolana ne “L’ultimo capodano”, nei peplum come “Romolo e Remo” o nelle commedie di Steno e Sergio Corbucci. Non faceva l’attore di professione, malgrado avesse questo fisico imponente e questo volto roccioso immediatamente riconoscibile. Lavorava al Ministero di Grazia e Giustizia, quando lo volevano Fellini o Marco Risi prendeva le ferie e se ne “annava a fa le pose”.
Così si era costruito anche una bella casetta vicino al mare, dove sono andato a intervistarlo per Stracult. Sempre gentile e sempre disponibile, anche quando gli ho fatto interpretare degli sketch come “Natale all’Acquedotto Felice”, “Natale all’Acqua Cetosa”, “Natale a Portonaccio”, spacciandoli come nuovi “film di Natale”. Aveva iniziato, come tutti i caratteristi e gli stuntmen romani con “Cleopatra”.
L’ho cercato, ma non l’ho riconosciuto tra migliaia di volti di pretoriani e popolani. In “Barabba”, dove è uno dei gladiatori. Ma si vede? “Avoja, più di una volta!”. In “Romoloe Remo” fa il boia che tortura sulla ruota il povero Steve Reeves. Era anche presente a Manziano quando Steve Reeves dette un pugno a Godron Scott: “Questo Gordon Scott ciaveva la denteira, poraccio, e Steve Reeves gliel’ha spaccata”.
Lo troviamo controfigura di Burt Lancaster in “Il gattopardo” di Luchino Visconti. “Una somiglianza streordinaria!”. Ma è con Fellini nel “Satyricon” e nelle commedie degli anni ’80 che è più in luce. Gina Rovere tradisce Marcello Mastroianni per mettersi con lui in “i soliti ignoti vent’anni dopo”.
Corbucci lo vuole fisso nelle sue commedie a episodi come “Rimini Rimini”. Per Marco Risi, da “Il branco” in poi è stato una specie di attore feticcio, fino al gran numero nella banda di Ricky Memphis e Giorgio Tirabassi in “L’ultimo capodanno”. Tirabassi lo vorrà come protagonista del suo corto “Il gatto”, dove si dimostra pure un buon attore. Volto incredibile di un cinema che fu.
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