i milionari di alessandro piva

LA ROMA DEI GIUSTI - E' PIUTTOSTO BUONO "I MILIONARI" DI ALESSANDRO PIVA, UN "GOOD FELLAS" NAPOLETANO, PIU' O MENO IDENTICO A "GOMORRA LA SERIE", ANCHE SE E' SAVIANO CHE HA RIPRESO "I MILIONARI" E NON VICECERSA

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Festival di Roma. Trenta gradi. Anche troppo caldo. Strapieno di ragazzini e ragazzine, arrivano anche i giornalisti francesi e il festival si rivela decisamente piu' in forma del previsto. Al punto che il totonomine gia' in atto da mesi, che vede tra i candidati Gianni Amelio-Giorgio Gosetti-il tandem Tiziana Rocca Mario Sesti, ci sembra un po' languire.

 

Va detto che la mancanza del concorso vero e proprio rende complesso un po' tutto e i giornalisti italiani, finite le marchette d'obbligo editoriale e i film degli amici, non sanno davvero come muoversi. Intanto sono arrivati film italiani. E' piuttosto buono "I milionari" di Alessandro Piva, gomorra movie nato dal libro omonimo di Luigi Alberto Cannavale e Giacomo Gensini e sceneggiato da Massimo Gaudioso, li stessi Piva e Gensini e Giuseppe Gagliardi, che avrebbe dovuto dirigere in un primo tempo il film e che lo ha poi abbandonato per le troppe ristrettezze produttive.

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Il fatto e' che una storia simile, che e' piu' o meno identica a quella di "Gomorra la serie", anche se e' Saviano che ha ripreso "I milionari" e non vicecersa, e inoltre sono fatti di cronaca reale, avrebbe avuto bisogno di un impegno produttivo che i pur valorosi Galliano Juso, mitico produttore del Monnezza, e Giuseppe Gargiulo, non avevano di partenza.

 

Cosi' un film sulla camorra storico, che partiva dagli anni 60 e finiva oggi, con tanti personaggi e una serie continua di colpi di scena, una sorta di "Good Fellas" napoletano, e' diventato un film molto piu' piccolo. Anche se Piva, non dimenticato regista di "Lacapagira" e "Mio cognato", ha fatto il possibile per mantenerlo il piu' possibile vicino alle prime intenzioni e e' uno dei pochi registi italiani, con Stefano Sollima, che sa girare i polizieschi e le scene d'azione.

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Oltre a poter disporre di un cast di attori in gran parte napoletani di grandissimo spessore, da Sasa' Striano a Gianfranco Gallo, da Francesco Di Leva a un Alfonso Santagata da paura come vecchio boss. Di fronte a questi talenti napoletani, un po' stride il siciliano Francesco Scianno come protagonista nel ruolo di Marcello Cavani detto Alendelon, bel ragazzo ma non credibile come boss napoletano.

 

Meglio Valentina Lodovini, gia' rodata come napoletana in "Benvenuto al sud", e bravissima nel fornire un'immagine di donna del boss un po' materna e po' cafona. L'aver semplificato la storia all'ascesa e caduta di un piccolo boss dei quartieri, ha penalizzato la visione d'insieme della crescita di un gruppo di ragazzi come malavitosi dentro la Napoli di questi ultimi trenta-quarant'anni.

 

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E ha sacrificato il personaggio piu' marginale e cattivo, cioe' il Piranha di Sasa' Striano, gangster crudele e malato che ama solo la mamma pescivendola. Il Don Carmine di Gianfranco Gallo, con tanto di figlio chiattone chiamato Sciupatiello che ereditera' il regno del boss e' piu' o meno identico al boss con figlio Genny di "Gomorra la serie".

 

Manca solo Donna Imma. Se Sollima ha una regia piu' moderna e gode di una impostazione seriale internazionale, e di un budget decisamente superiore, sarebbe uno sbaglio sottovalutare Piva e la sua regia piu' classica e ruvida. "I milionari" con tutti i suoi problemi e' un buon film e indica con precisione la strada che dovrebbe intraprendere il nostro cinema per la sua riconquista del mercato ripartendo proprio dai generi.