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VIDEO - IL CAST INTEGRALE DI “BREAKING BAD” CAZZEGGIA DA CONAN O’BRIEN - PARTE 1
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VIDEO - IL CAST INTEGRALE DI “BREAKING BAD” CAZZEGGIA DA CONAN O’BRIEN - PARTE 3
1. OCCHIO, NON CI SARÀ UNA SESTA STAGIONE DI BREAKING BAD - LA NOTIZIA CIRCOLATA IERI SU MOLTI GIORNALI È UNA BUFALA
Gianluca Dotti per www.wired.it
Breaking Bad non va avanti. La sesta stagione non ci sarà. La notizia dell’arrivo di nuovi episodi era circolata ieri dopo che la rivista di satira National Report aveva pubblicato un articolo secondo cui le riprese sarebbero iniziate a gennaio 2015. Ma si trattava solo di una bufala, così come erano del tutto inventate le dichiarazioni del creatore della serie Vince Gilligan e le citazioni di Bryan Cranston, l’attore che ha interpretato il protagonista Walter White e che è recentemente comparso in una pubblicità per i prossimi Primetime Emmy Awards.
La serie, che ha appena sbancato agli Emmy, si è conclusa l’anno scorso, dopo cinque stagioni. Purtroppo agli occhi di molti giornali (e anche dell’Ansa) è passato inosservato l’editoriale pubblicato appena due settimana fa sul sito di National Report, in cui si chiariva che le storie messe online sono da intendersi come satira e possono corrispondere o meno alla realtà, anche quando trattano di argomenti che non sono affatto divertenti. Per chi proprio fatica a resistere, non resta che aspettare lo spin-off Better Call Saul, che arriverà nel 2015.
2. GLI OSCAR DELLA TV BOCCIANO NETFLIX, LA TELEVISIONE VIA WEB E “HOUSE OF CARDS”
Antonio Dipollina per “la Repubblica”
La grande festa hollywoodiana che premia la tv e non il cinema, si commuove quando Billy Crystal rievoca con dolore forte Robin Williams («Era un concetto »). Ma per il resto, il posto dove si premia e scorre la migliore televisione del mondo (le serie tv Usa), gli Emmy, andati in scena nella notte di lunedì, non si negano procedure classiche. Per esempio, scontentando molti, si va sul sicuro riempiendo di premi Breaking Bad (da noi su Rai4), serie ottima e soprattutto popolare: ha chiuso dopo cinque stagioni, era il momento perfetto per celebrare.
Pazienza se ci sono rimasti malissimo i seguaci di House of Cards – sontuosa e raffinatissima serie introdotta alla Casa Bianca, Kevin Spacey incarnazione dell’eternità cinica della politica che conta, la preferita di Obama etc etc. Se ai piccolissimi riconoscimenti per HoC aggiungiamo il tonfo per Orange is the new black – carceri, donne, intrighi – appare scontato che il mondo tv delle serie di prim’ordine ha voluto anche tirare due schiaffi a quelli di Netflix, ovvero il colosso della produzionesenza- tv, modernissimo, tutto streaming via web (e infatti ancora lontano dallo sbarcare in Italia).
Ma sono questioni da specialisti – peraltro mai d’accordo su niente – conta invece che il glamour delle produzioni televisive confermi la tendenza ormai solidificata negli anni a rubare sempre più spazi, budget, divi alla Hollywood pre-esistente. E pazienza, anche qui, se sono molti i delusi per il tonfo di True Detective , sulfurea, scurissima e molto ambiziosa, in arrivo su Sky in autunno, in chiaro nel 2015 – ma gli accaniti l’hanno già vista per intero nei soliti modi para-illegali.
Siamo davvero in territorio alto, che richiede voglia di starsene nella nicchia: giustamente, il bel mondo Emmy bada anche al riscontro di pubblico, come dimostrato dall’ennesimo trionfo nel ramo comedy per Modern Family , che tra famiglie allargate, sessi e razze a mescolarsi allegramente rappresenta la quadratura del cerchio. Da noi, aspettando che una, potentissima, Gomorra faccia prima o poi primavera, ci si divide tra nicchie diverse, litigando magari sul web per difendere Kevin Spacey o esaltarsi per l’irresistibile McCounaghey in versione detective impigliato nella vita.
Da rilevare i molti e strameritati riconoscimenti nel ramo miniserie (ovvero veri e propri film per la tv) allo Sherlock anglosassone, una cosuccia Bbc che lassù schiaffano in prima serata in chiaro la sera di Capodanno e ramazzano dieci milioni di spettatori. Da far imprecare anche Don Matteo, per dire.
3. GLI EMMY, PARLIAMONE - COME SONO ANDATI QUEST’ANNO? UNA RIFLESSIONE SULLA PERSISTENZA DI BREAKING BAD
True Detective Nagy Norbert Rust Marty Prints
Federico Bernocchi per www.rivistastudio.com
Mentre voi lunedì notte dormivate, a Los Angeles, per la precisione al Nokia Theatre, s’è tenuta la sessantaseiesima premiazione dei Primetime Emmy Awards. Si tratta dei riconoscimenti per i programmi di prima serata della televisione americana. O, in modo più comprensibile, i premi per le migliori serie televisive, le miniserie, i film per la tv e i programmi d’intrattenimento. Ovvero di tutto quello di cui parliamo quando incontriamo i nostri amici. Come ci divertivamo prima dell’avvento delle serie televisive? Andavamo in discoteca? Al bar? Al cinema? Non ricordo. Non mi sembra. Potrei sbagliarmi, ma forse non c’è mai stato un passato.
true detective matthew mcconaughey
Ora so solo che quando ci vediamo, si discute solo di quello. «Hai già visto quella serie? Ma hai riconosciuto quell’attore che si era visto di sfuggita per sette fotogrammi in quell’altra serie, che è la mia preferita di sempre ma che hanno ingiustamente chiuso dopo solo una stagione?» Insomma, gli Emmy sono una questione molto seria. Riconoscimenti che pesano come macigni e che fondamentalmente vengono dati per darci ragione o torto nelle discussioni di cui sopra. Vediamo cos’è successo lunedì notte.
Agli Emmy ci sono delle categorizzazioni molto importanti. Per prima cosa, come ai Golden Globe, si dividono le serie in Drama e Comedy. Da una parte quelli che fanno ridere. Dall’altra quelli seri. Poi ci sono le miniserie, i film per la televisione, i varietà e i talent show. Tutto molto bello, tutto molto chiaro. Solo che guardando poi con attenzione le nomination, qualche dubbio è lecito farselo venire. Per esempio: quest’anno nelle serie Drama è stato inserito True Detective. Lo conoscete tutti e ne abbiamo parlato anche qui. Si tratta di una prima stagione composta da soli otto episodi.
La second season – in produzione mentre scriviamo – avrà un’altra storia, un’altra ambientazione e altri protagonisti. Nella categoria miniserie è stata invece inserita Fargo, altro show di cui vi abbiamo parlato proprio qui. La prima stagione di Fargo è composta da soli dieci episodi. La seconda stagione, già confermata, avrà un’altra storia, un’altra ambientazione e altri protagonisti.
Ora, qualcuno è in grado di spiegarmi la differenza che passa tra questi due programmi? Perché uno è considerato un drama e l’altro una miniserie? Sempre per lo stesso motivo, perché American Horror Story è una mini? Parliamo della terza stagione di uno show da 12 o 13 episodi a volta… Posso capire che prodotti come gli inglesissimi Luther o Sherlock, tre puntate all’anno della durata di un’ora o un’ora e mezza l’una, vengano inseriti tra i candidati come miglior miniserie, ma in alcuni casi – ripeto – rimane qualche perplessità.
C’è, sul piccolo schermo, un prima e un dopo Breaking Bad. E questo è fuori di dubbio.
Ma il problema in realtà non si pone. Perché? Semplice: tra i Drama ha vinto quasi tutto quello che si poteva vincere Breaking Bad. Ancora? Sì, ancora. E giustamente, aggiungerei. Miglior serie, miglior attore protagonista per Bryan Cranston, miglior attore non protagonista per Aaron Paul e miglior attrice non protagonista per la donna che tutti noi amiamo odiare, ovvero la bravissima Anna Gunn.
Non solo: è stata anche premiata la sceneggiatura dell’episodio più bello mai visto nella storia della televisione tutta, ovvero “Ozymandias”, il 14° della 5 stagione o, per essere più chiari, il terz’ultimo. “Ozymandias” non è solo il nome del personaggio forse più bello di Watchmen, il fumetto definitivo scritto da Alan Moore e disegnato da Dave Gibbons, ma anche il soprannome di Ramesse II, faraone della 19esima dinastia dell’Antico Egitto. Ancora, alla statua di Ramesse Il Grande – oggi conservata al British Museum – pare essersi ispirato Percy Bysshe Shelley per il più famoso poemetto romantico mai scritto.
il bacio tra bryan cranston e julia louis dreyfus
Tra quei versi è possibile leggere l’inevitabile crepuscolo che prima o poi condanna tutti gli uomini di potere e che sancisce la fine dei loro imperi. Una puntata devastante, perfetta (intitolata in italiano semplicemente Declino). Per chi scrive la vera fine di Breaking Bad, o quella che avrei preferito. Un riconoscimento giusto a una serie che, non solo è stata capace di raggiungere tali vette, ma che ha vinto così tanti premi e per così tanti anni di seguito proprio perché, a differenza di molti altri prodotti del genere, è riuscita a mantenere livelli altissimi per ben sei anni consecutivi.
aaron paul bryan cranston golden globes red carpet
E sei anni sono tanti. Volete chiederlo a Damon Lindelof quanto durano sei anni? Breaking Bad è, insieme a pochissimi altri esempi eclatanti, una serie televisiva che è riuscita a penetrare e modificare l’immaginario collettivo. Non ci ha solo raccontato una storia bellissima con un inizio e una fine. Non ci ha solo presentato una serie di personaggi indimenticabili (e lo spin off Better Call Saul che tutti noi attendiamo come la manna dal cielo ne è la prova). Ma ha soprattutto sdoganato uno stile registico e di messa in scena che difficilmente potremmo definire televisivo. C’è, sul piccolo schermo, un prima e un dopo Breaking Bad. E questo è fuori di dubbio.
Non è (ancora) così per la serie che oggi sembra essere la grande sconfitta di questa edizione degli Emmy: True Detective. La creatura di Nic Pizzolatto durante i suoi mesi di programmazione statunitense (in Italia non è ancora andata in onda) ha scatenato una forma di isterismo collettivo. In molti erano pronti a scommettere che quest’anno avrebbe fatto la voce grossa agli Emmy ma, sebbene forte delle sue cinque nomination, non è andata oltre una misera statuetta.
SAG AWARDS 2012: AARON PAUL E BRYAN CRANSTON (BREAKING BAD)
C’è da dire che nel frattempo, proprio durante il mese di agosto, Pizzolatto s’è visto investire da delle serie accuse di plagio per il suo script. A quanto pare ci sarebbero delle evidenti somiglianze (per la precisione undici, di cui alcune “parola per parola”) tra la sceneggiatura di alcuni episodi della serie e il libro di Thomas Ligotti, The Conspiracy Against the Human Race: A Contrivance of Horror. Per ora Pizzolatto s’è difeso dicendo che le accuse sono infondate e che le idee filosofiche sono innate e che non possono essere plagiate.
La star di Orange Is the New Black
Vedremo come andrà a finire la questione. Detto questo, l’Emmy che si porta a casa la serie è molto importante: True Detective ha vinto il premio come miglior regia per il quarto episodio della serie, “Who Goes There”. Non so se l’avete visto, ma oltre ad essere assolutamente impeccabile per tutta la sua durata, ha un’impennata finale assolutamente mostruosa: un piano sequenza della notevole durata di più di sei minuti. Un vero e proprio tour de force tecnico che, anche in questo caso, avvicina di molto l’intrattenimento televisivo a quello cinematografico.
Ma il premio in questione non è importante solo dal punto di vista tecnico. True Detective è un raro esempio di serie televisiva interamente diretta da solo un regista, il semisconosciuto Cary Joji Fukunaga. Mentre gran parte degli altri show, Breaking Bad e Fargo compresi, hanno una serie di registi che “imitano” uno stile, che è quello dettato dallo showrunner o dal pilota, qui c’è un suolo uomo al comando che impone un ritmo e uno stile personale. Un precedente importante.
orange is the new black serie netflix
Come ironicamente dicevano in uno spot delle serata i due protagonisti di Breaking Bad in compagnia di Julia Louis-Dreyfus: «i drama sono più importanti e seri delle comedy».
Dai Drama rimangono fondamentalmente esclusi due grandi nomi: Game of Thrones e House Of Cards. Entrambi con cinque nomination all’attivo, questi due show tornano a casa a mani vuote. Un vero peccato. Lo stesso lo possiamo dire per l’ennesimo premio dato, questa volta nella sezione comedy, a Modern Family, ancora una volta vincitrice come Miglior Serie dell’anno.
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La rivoluzione messa in atto dalla serie di Christopher Lloyd e Steven Levitan, ovvero quello di utilizzare la tecnica del mockumentary per raccontare le vicende di una famiglia che qualcuno di non particolarmente moderno potrebbe chiamare “non canonica”, ha da tempo perso la sua efficacia. Eppure viene premiata in continuazione, anche di fronte a eclatanti esempi di televisione “nuova”. È questo di Louie, la serie scritta, diretta, prodotta, girata e montata da Louis C.K.
Un vero e proprio capolavoro di comicità allo stato puro che non smette di crescere ed evolversi anche dopo quattro stagioni. Lo stesso discorso lo possiamo fare per l’ennesimo premio dato a Sheldon di The Big Bang Theory, Jim Parson. Se le straordinarie doti dell’attore sono indiscutibili, è anche vero che durante quest’ultima stagione non c’è stato nessun guizzo particolare rispetto alle sette stagioni precedenti. Si poteva forse osare di più. Ma questo sembra essere il vero limite della televisione statunitense. Come ironicamente dicevano in uno spot delle serata i due protagonisti di Breaking Bad in compagnia della straordinaria Julia Louis-Dreyfus: «i drama sono più importanti e seri delle comedy».
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4. BREAKING BAD: 7 COSE DA SAPERE SULLA SERIE TV PIÙ AMATA
Eugenio Spagnuolo per www.panorama.it dell’11 ottobre 2013
Echi del finale televisivo di Breaking Bad sono arrivati fino in Italia, anche se l'episodio che conclude la quinta e ultima stagione, qui non lo vedremo prima di novembre sul canale AXN di Sky (e da gennaio in chiaro su Rai 4). Segno che le vicende del professore di chimica, che diventa spacciatore quando scopre di avere un male incurabile, hanno ipnotizzato anche gli italiani. Ideata da Vince Gilligan, Breaking Bad negli Usa ha chiuso in bellezza portandosi a casa un Emmy Award come miglior serie drammatica. E suoi fans per dirle addio si sono scatenati in una gara a chi ne sa di più sul web. Abbiamo trovato almeno 7 curiosità degne di nota.
1. Sigla chimica
All'inizio di ogni episodio, nella sigla si legge la formula chimica C10H15N insieme al numero 149.24 con la parola "Meth" che appare poco prima del titolo. Non è un caso: C10H15N è la formula per la metamfetamina che ha il peso molecolare di 149,24. E "meth" il nome con cui viene chiamata in gergo.
2. La droga blu
Il lato oscuro di Breaking Bad è la blue sky, una metanfetamina di colore blu, e più forte di quelle in circolazione, che trasformerà il suo creatore da compassato insegnante di chimica in boss sanguinario della droga. Ma la meth blu nella realtà è impossibile: Donna Nelson, professore di chimica presso l'Università dell'Oklahoma, e consulente del serial ha spiegato che: "quando si cristallizza tutto ciò che è incolore, come i cristalli di metilanina, di solito si ottiene una sostanza giallina e non blu".
Dunque il colore è un artificio degli sceneggiatori… prontamente copiato da alcuni spacciatori che nel 2008, quando Breaking Bad arrivò sugli schermi, introdussero del colorante alimentare blu nelle loro pillole della morte (la metanfetamina ha effetti irreversibili sulle cellule cerebrali, col tempo causa effetti come la caduta di denti e capelli e può provocare la morte per overdose, ndr).
3. Una serie da record
Il Guinness dei primati ha assegnato alla 5° stagione di Breaking Bad il titolo di serie TV più votata di tutti i tempi, per via del punteggio ottenuto su Metacritic di 99/100. Ma tra tanti fan si è fatto avanti un detrattore, di rango: il regista Oliver Stone ha liquidato il finale della serie come irreale, ridicolo e violento. E anche a Britney Spears pare non sia piaciuta.
4. L'italiano
Uno dei volti più noti della serie è quello di Gus Fring interpretato da Giancarlo Esposito. Esposito è nato in Danimarca nel 58 da un carpentiere italiano, originario di Napoli, e da una cantante afro-americana. Poi si è trasferito con la famiglia a New York dove è diventato attore.
5. Rifiuti
Prima che il canale AMC accettasse di trasmettere Breaking Bad, altre reti più importanti come Showtime, TNT , FX e HBO l'avevano rifiutata. Così come John Cusack e Mattew Broderick si erano rifiutati di interpretare il protagonista Walter White (ruolo poi andato a Bryan Cranston).
6. Cambio di destinazione
Breaking Bad avrebbe dovuto essere girato in California, ma poi la produzione ha scelto di girare ad Albuquerque, nel Nuovo Messico. Questo cambiamento di location ha giovato soprattutto alle imprese locali del posto, che esportano in tutto il mondo prodotti ispirati a Breaking Bad. Un business a sei zeri che continua a anche ora che la serie è finita.
7. Questione di fisica
Lo pseudonimo di Walter White, Heisenberg, è un omaggio a Werner Heisenberg, il fisico che formulò il principio di indeterminazione, il quale afferma che è impossibile determinare simultaneamente la posizione e la velocità di un elettrone o di qualsiasi altra particella con un grande livello di accuratezza e certezza. Una citazione per pochi...
5. VOGLIO ESSERE LA HBO. AMC E IL MODELLO DELLE SERIE DI QUALITÀ
http://www.minimaetmoralia.it/wp/hbo-amc-serie-tv/
6. BREAKING BAD LA CHIMICA DELLA SERIALITÀ CONTEMPORANEA
Tesi di laurea di Fabrizio Rinaldi
https://medium.com/fab-medium/breaking-bad-la-chimica-della-serialita-contemporanea-f8c916d7b4bd
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