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ESCI IL GRILLO - LA STRONCATURA DI GRASSO ALLA RIESUMAZIONE DI BEPPE SU RAI2: ''DOBBIAMO RINGRAZIARE FRECCERO PERCHÉ NEL RIPROPORRE GRILLO CI HA MOSTRATO QUANTO I SUOI «PAZZESCO» E I SUOI «VAFFA», LE SUE GAGLIOFFAGGINI, I SUOI EPITETI DEGRADANTI SIANO SOLO UN VUOTO ESERCIZIO DI STILE. SU QUESTO VUOTO, SAPPIAMO COSA È CRESCIUTO''
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Esci il Grillo. Non so se Carlo Freccero abbia fatto un buon servizio a denudare il re, a riproporre il Beppe Grillo comico e il millenarista pop. Il repertorio è sempre dolcemente nostalgico ma, a volte, sa anche essere spietato: «C' è» (Raidue, lunedì, 21.05).
Prima della famosa battuta sui socialisti ladri patentati («Fantastico 7», 1986), prima di essere allontanato dalla Rai, Grillo era solo una scoperta di Pippo Baudo, una delle tante.
Sì, è vero, si era distinto con due programmi poco convenzionali, «Te la do io l' America» (1981) e «Te lo do io il Brasile» (1984), diario di viaggio di un provinciale nei luoghi comuni di quei Paesi: comicità bonaria, racconto moderatamente dissacrante, niente di più. La sua satira grossolana, il suo vitalismo, la sua goliardia in chiave comico-grottesca servivano appunto a dare una scossa al Baudo sanremese o di «Fantastico».
Fuori dalla tv e dalla noia di fine carriera, Grillo ha cominciato a intraprendere un viaggio nei teatri, nelle piazze, una sorta di «Te la do io l' Italia», mantenendo intatto il meccanismo di fondo ma enfatizzando lo sberleffo e creando una setta di incazzati. Come ebbe a dire il grande Dino Risi, «Grillo è più attore adesso che non quando girava film». Già nel 1992, sul «Patalogo 15», Oliviero Ponte di Pino scriveva: «Una serata di Grillo diventa una specie di rituale collettivo, un' occasione per scaricare la propria intolleranza - un' intolleranza un po' troppo simile alle intolleranze che irritano il "Partito del Grillo", sempre pronto a esplodere in un goliardico sberleffo collettivo: parolacce, volgarità gratuite, insulti, sfoghi».
Dobbiamo ringraziare Freccero perché nel riproporre Grillo ci ha mostrato quanto i suoi «pazzesco» e i suoi «vaffa», le sue gaglioffaggini, i suoi epiteti degradanti siano solo un vuoto esercizio di stile. Su questo vuoto, sappiamo cosa è cresciuto.
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