
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Giuseppe Videtti per "la Repubblica"
Meglio non guardarla negli occhi. Troppo grandi, ti spiazzano. Parli dell´Annunziata, sono strabici; alludi alla Palombelli, ammiccano; tiri in ballo il Cavaliere, scagliano dardi; ricordi Moana Pozzi, sguardo dolce e seducente. «Già , tornerà anche Moana, parlerà dal paradiso.
Ormai beata, dispenserà perle di erotica saggezza da un´altalena di fiori tra le nuvole», dice Sabina Guzzanti, arrivata negli Studios di Via Tiburtina, a Roma, per ambientarsi nello spazio (ancora in allestimento) che per otto settimane, a partire da mercoledì 14 marzo, diventerà il teatro di Un due tre stella, la sua rentrée televisiva che La 7 trasmetterà in prima serata - a nove anni dalla brusca interruzione di Raiot, censurato dalla Rai dopo il debutto.
L´atmosfera è quella del teatro Valle occupato, ma con molte macerie in più. Sulla sinistra una dj carismatica, Lady Coco, al centro un albero di sette metri che squarcia la struttura, sulla destra un gruppo di attori in assemblea permanente, sulle gradinate il pubblico.
«Non sarà un Sabina Guzzanti Show», precisa subito l´artista, 48 anni, look dinamico, motivazioni di ferro per ripartire dopo il grande freddo.
«Ci sarà una fiction in otto puntate, La Banca della Magliana, con gli attori di Romanzo criminale impegnati nella parodia. Ci saranno anche Nino Frassica, che ho sempre trovato un comico formidabile, mia sorella Caterina e giovani attori che ho scovato nei teatri occupati. Il tentativo sarà quello di ristabilire i principi del dibattito; un elemento fondamentale della democrazia, perché è dal dibattito che ci facciamo le opinioni, soprattutto in tv».
Chi parteciperà al dibattito?
«Ci stiamo lavorando, non è facile convincere i politici a discutere con noi in questi termini. La regola ferrea è: vietato interrompere, vietato divagare dal tema, niente comizi elettorali o spot pubblicitari. Abbiamo già incassato un sacco di no. Meglio così, i politici sono spesso impreparati. Sulla democrazia mi piacerebbe far parlare D´Alema, che ha già detto no. Eventualmente lo farò io, che mi viene anche bene. Ci saranno personaggi nuovi, uno in particolare che ho messo a punto quando pensavo di andarmene dall´Italia...».
Dove? In India? Lei è notoriamente buddista.
«No, in America. Mi avevano offerto di lavorare lì, fare dei film... sa queste cose che capitano».
Non a tutti, non tutti i giorni.
«Beh a me è capitato e non ho accettato, perché in fondo ho uno spirito patriottico. Ma c´è stato un momento in cui stavo per trasferirmi, e avevo preparato un personaggio da presentare in uno di quei Comedy Club newyorkesi, una presa in giro degli americani. La tentazione di scomparire c´è sempre. Il sistema mediatico di fare politica alimenta calunnie, insulti infondati, campagne denigratorie: questo per chi non fa politica è pesante. Sono una persona normale, non mi fa certo piacere leggere che sono una pazza isterica indemoniata. E´ una violenza, imparare a conviverci e reagire non è facile».
L´assenza di Berlusconi rischia di rendere la satira meno graffiante?
«Su di lui ho detto tutto quello che si poteva dire. Per anni abbiamo commentato le sue affermazioni violente, assurde e false; altro che satira, il nostro lavoro si era ridotto a spalare m...».
Prenderà di mira il governo Monti?
«L´idea stessa del governo tecnico merita un discorso satirico e critico. Per eventuali parodie c´è solo l´imbarazzo della scelta».
E´ passato un po´ di tempo dall´ultima volta in tv. Molta trepidazione?
«Le regole sono cambiate, riuscirà questa narco-tv a riconoscermi? Quel che voglio fare è sicuramente molto diverso da quel che ho fatto fino ad ora... ma pur sempre una tv a cui la gente non è più abituata, narcotizzata da trasmissioni fatte apposta per rintronare. C´è chi ci ha fatto il callo. Io no, mi sono fatta sbattere fuori. E, come tanti altri, in questi anni non ho guardato quella tv. Se la televisione generalista ha perso telespettatori è per legittima difesa».
à stata dura tornare in questa tv?
«La guerra non è finita. Mica è stato facile avere un contratto con La 7 che garantisse alla satira i diritti umani, per così dire; mostrare i testi con quindici giorni di anticipo, controllo sulle prove... tutte clausole per me inaccettabili che ho faticato non poco a stralciare».
A Celentano hanno dato carta bianca.
«E´ sbagliato, disonesto e pericoloso confondere la questione Celentano con i problemi legati alla libertà d´espressione. La polemica Celentano-Sanremo è l´ultima ipocrisia di una Rai che Berlusconi ha voluto annullare come valore simbolico, come punto di riferimento».
Spesso, in questi anni, si sarà chiesta qual è il confine tra satira e politica.
«Le due cose sono sempre rimaste divise. Se vado a una manifestazione non mi sento in dovere di far ridere. La piazza è stato il luogo dove io come cittadina cosciente di una situazione allarmante ho espresso il mio pensiero. Il senso della democrazia è la partecipazione, non solo mettere la croce su un nome che non hai neanche scelto. Tutti hanno il diritto di parlare e di fare politica, anche quelli che fanno satira. A me viene più facile e spontaneo che ad altri».
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