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Marco Giusti per Dagospia
Ce l'abbiamo fatta! Arriva finalmente nelle nostre sale il Dracula in 3D diretto da Dario Argento presentato lo scorso maggio al festival di Cannes come delizia di mezzanotte. Non è vero che era il primo horror visto a Cannes, come sosteneva il regista, ma chi se ne frega. Il film, con le sue folli battute, come quella pronunciata dal Van Helsing di Rutger Hauer, "Fortunatamente avevo messo abbastanza aglio nelle pallottole", quando fa secco il Dracula legnoso di Thomas Kretschman, è un delirio, e la sua mantide religiosa alla Ed Wood, comunque lo si veda è un grande evento di culto e straculto.
Colorato, scombinato ma avvolgente, sexy, forse involontariamente comico forse no, ma sempre sopra le righe, ingenuo e presuntuoso, un totale pop corn movie che farà inorridire i critici bacchettoni e divertire gli spettatori più scatenati, ma totalmente energetico.
Anche grazie alla fotografia di Luciano Tovoli, che recupera i colori di "Inferno" e degli horror baviani, grazie ai grandi nudi della vampiretta in carne Miriam Giovanelli (perla del film, sembra provenire dai vecchi Hammer come fosse una Veronica Carlson e non dalle sitcom spagnole e dai set Fandango), a quello di Asia Argento al bagno (scopriamo così che Dracula l'ha morsa proprio dietro alla coscia...), al delirio degli effetti speciali (non si era mai visto un vampiro che si trasformasse in gigantesca mantide religiosa), alla musica scatenata di Claudio Simonetti, alla follia delle sue dichiarazioni ("Con il mio Dracula, Avatar vi sembrerà un film superato!").
Ok, non ha una grande sceneggiatura (ma è Dracula, che ci volevi fare?), la scenografia è povera, alcuni attori tremendi, ma l'impressione è quella di un grande ritorno al nostro cinema horror anni '60, ai Pupillo, Mastrocinque, Margheriti, e ovviamente al maestro Bava. Più naviga verso il puro genere, più sbanda, più funziona questo Dracula in 3D che si muove tra le tette della vampiretta e i tanti schizzi di sangue, e che ci piace mille volte di più dei noiosi horror e film con supereroi miliardari con effetti digitali sfornati senza grazia dagli americani. Qui si naviga verso uno schermo da cinema classico, quasi da muto.
Certo, l'effetto che ha fatto a Cannes, cioè di apertura di genere e di grande intrattenimento cultistico in reazione alla rigidità autoriale di film come "Amour" di Michael Haneke, o alla prosopopea di altre opere, non potrà ripetersi nelle nostre sale, ma gli auguriamo ogni bene perché osa uscire dalla mediocrità del nostro cinema così borghese e omologato a due soli generi, il realistico autoriale e la commedia. Viva le vampirette nude, viva Van Helsing che cucina nella padella piena d'aglio le pallottole, viva la mantide religiosa assurda. Viva Argento! In sala dal 22 novembre. E vediamo quanto ci resta...
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