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Marco Giusti per Dagospia
ridley scott christian bale exodus
Exodus - Dei e re di Ridley Scott
Possiamo accettare Batman, cioè Christian Bale, come Mosé, anche perché un po’ assomiglia a Charlton Heston buonanima, ma certo il bisteccone australiano Joel Edgerton, che è un ottimo attore però, come Ramses II, mah… Troppo muscoloso. Neanche Yul Brynner, ebreo russo cresciuto in Svizzera, era il tipico egiziano, ma il suo Ramses di I Dieci Comandamenti di Cecil B. De Mille, era bello, cattivo, e non poco innamorato del fratellastro Mosé-Charlton Heston che si scopre ebreo e decide di partire per Canaan una volta scoperto il suo popolo.
In questo Exodus - Dei e re, polpettone da 150 milioni di dollari con titolo assurdo che Ridley Scott ha diretto col consueto vigore, ma con scarso rispetto per la storia, malgrado i ben quattro sceneggiatori presenti, lo Steve Zaillan di Schindler’s List, il Jeffrey Caine di Goldeneye e due autori di commedie, Adam Cooper e Bill Collage, le cose che ci piacciono di più sono i grandi set in Almeria, tra Tabernas e Sierra Alhamilla, come ai tempi degli spaghetti western e dei kolossal di Samuel Bronston, Il Re dei Re e 55 giorni a Pechino.
E’ notevole anche parte del cast europeo, come la spagnola Maria Valverde, vi ricordate la Melissa P. dell’omonimo film?, che fa Zipporah, la moglie di Mosé. O la bellissima Golshifteh Farahani come Nefertite, la moglie del faraone, che Cecil B. De Mille affidò a Anne Baxter. Mentre John Turturro come vecchio faraone Sethi è forse anche superiore al già vecchissimo Sir Cedric Hardwicke, proprio sballato come egiziano. Ma Ben Kingsley non è superiore a Edward G. Robinson come vecchio capo comunità ebreo e Aaron Paul come Joshua non è bello come John Derek, che fece impazzire Ursula Andress quando entrò negli studi della Paramount a Hollywood.
Da parte sua, Cecil B. De Mille non solo riuscì a fare un polpettone biblico che vedemmo tutti a occhi spalancati per 4 ore, mentre il povero Ridley Scott, che aveva montato la “sua” versione di 4 ore, ha dovuto ridurla a 150 minuti, ma era riuscito a girarlo in esterni in Egitto, nel vero deserto con le vere piramidi. Il governo egiziano, che aveva gradito un suo vecchio film, I crociati, lo accolse a braccia aperte, mentre Ridley Scott ha dovuto ricostruire tutto digitalmente. Non solo, a film finito, proprio il governo egiziano, assieme a quelli di Marocco e Kuwait, hanno vietato che si potesse vedere il film nei loro paesi, definendolo “storicamente inaccurato”.
Gli ebrei, ad esempio, non costruirono le piramidi come schiavi, visto che erano state costruite mille anni prima il loro esodo dall’Egitto. E gli egiziani, come gran parte degli ebrei, sono interpretati solo da attori occidentali bianchi per esigenza di box office. E questo ha disturbato parecchio gli stati arabi. Lo potevano accettare ai tempi di Cecil B. De Mille. Oggi no. L’altra accusa che viene fatta a Ridley Scott è un pessimo uso delle piaghe d’Egitto, che è un momento fondamentale della storia. In questo caso si perdono i significati teologici delle piaghe, gli ebrei le subiscono come gli egiziani, e questo non è esatto.
Se De Mille girò, ma tolse al montaggio, l’invasione delle rane, pensandola poco terrorizzante, mentre qui c’è, Scott addirittura aggiunge una piaga che non esiste, quando un gruppazzo di coccodrilli si mangiano i pescatori del Nilo, scena che sembra provenire da un thriller d’avventure alla Ovidio Assonitis. In generale, poi, queste piaghe ci sembrano usate solo per far vedere che c’è il 3D, ma non sono forti come lo erano nel vecchio film, a parte le cavallette che fanno sempre la loro figura.
E servono magari a spiegarci i dolori psicologici di Ramses che ripete al figlio, “Dormi tranquillo perché sai che c’è chi ti ama”. Come a dire che lui non è stato abbastanza amato come Mosé da bambino. Quindi tutta la sua molla di cattiveria non è la passione verso Mosé, quanto il non essere stato amato dal padre. Mah…
Se Christian Bale, inoltre, è un Mosé credibile, anche se non perde mai la sua forza guerriera e non lascia mai la spada per il bastone di comando, quando attraversa il Mar Rosso dovrebbe avere qualcosina come 80 anni, pure Charlton Heston era invecchiato e barbogeo, anche un po’ comico, qui non diventa mai un vecchio. E cerca pure di menare in duello Ramses in mezzo al Mar Rosso.
Infine, nel vecchio film la scena del Mar Rosso, grande effetto speciale del tempo esaltato dal Vistavision della Paramount e dalla musica di Elmer Bernstein, era qualcosa di visivamente memorabile. Qui è risolta come una grandiosa bassa marea prima dell’arrivo di uno tsunami che travolgerà l’armata egiziana. Va detto che De Mille costruì quello che poi fu il suo ultimo film, ebbe un infarto durante le riprese e morì pochi anni dopo, come il suo maggior sforzo produttivo. E riportò con le nuove tecniche del tempo, il Vistavision appunto, ma anche questo colore densissimo, le sue idee sul grande racconto biblico.
Costruisce sempre dei tableaux modellati secondo il gusto di Hollywood ma provenienti dal cinema muto, quando invece Ridley Scott è non solo un regista moderno, ma forse il primo regista moderno degli anni ’70 e ’80. Tutto deve essere montato, veloce, siamo proprio in un altro mondo. E non c’è spazio neanche per una costruzione così forte e passionale dei personaggi. Per De Mille anche l’attore minore ha un volto da gran caratterista o star americana, ci sono ben 70 personaggi parlanti nel suo film, provate a riconoscere Vincent Price o John Carradine o Gordon Mitchell. Per Ridley Scott la costruzione di un film si basa su una narrazione veloce e sul taglio delle inquadrature.
Eppure proprio Scott sembra in questi ultimi anni voler riscrivere la storia della vecchia Hollywood, trattando temi, alla fine se non alla De Mille, certo da kolossal, Le crociate, Robin Hood. Ma è come se fosse tutto sempre troppo frettoloso e poco ragionato. Al punto che una storia di Mosé vale un film di fantascienza o un thriller. Con questo, Exodus - Dei e re si vede con piacere, come gran parte dei film di Ridley Scott, è decisamente superiore al modesto Noah coatto di Darren Aranofsky. E penso che nella versione di 4 ore dovrebbe essere sicuramente migliore.
Ma I Dieci Comandamenti rimane, nel suo genere, un kolossal insuperabile, con tutto quello che allora a molti sembrò il tipico kitsch di Hollywood. E Cecil B. De Mille, a differenza di Ridley Scott, credeva fermamente in Dio e nella storia che raccontava, anzi illustrava e nella fede che propagandava, come spiegava bene Jacques Lourcelles. In sala dal 15 gennaio.
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