FLASH! – MARIA ROSARIA BOCCIA CONTRO TUTTI: L’EX AMANTE DI GENNY-DELON QUERELA SANGIULIANO (GIÀ…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto
da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti”
e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Sul Corriere della Sera, Claudio Bozza spiega che Tommaso Verdini, il figlio di Denis Verdini (ex senatore di Forza Italia) agli arresti domiciliari per una vicenda di appalti, è cresciuto nella Firenze bene, «in una splendida villa al Pian dei Giullari, accanto a quella del Gioiello, dove Galileo spirò, al confino, con gli occhi rivolti su questa splendida valle che domina Firenze».
Eccesso di splendore a parte, non s’era finora mai vista una valle che domina una città. Infatti il Pian dei Giullari è una collina, 175 metri sul livello del mare. Sempreché i cambiamenti climatici non abbiano trasferito Firenze in alto e il Pian dei Giullari in basso a nostra insaputa.
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Titolo dalla Stampa: «Indagato il chirurgo del Papa». Sommario: «Il prof Alfieri del Gemelli che operò Francesco accusato di falso in atto pubblico». Prendiamo atto che, per La Stampa, anche il Papa va processato. (Per evitare il rinvio a giudizio, bastava capovolgere la frase, evitando magari anche quel gergale prof: «Accusato di falso in atto pubblico il professor Alfieri che al Gemelli operò Francesco).
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«In Vaticano dovevano tenerci davvero tanto ad autorizzare le benedizioni delle coppie gay. Al punto che, per redigere la Dichiarazione Fiducia supplicans, il cardinale Víctor Manuel Fernández ha forzato le regole. Procedure che, negli usi della Santa Sede, non sono superflui orpelli barocchi, vezzi da sacerdoti vestiti di pizzi e abiti talari. No: nella Chiesa, la forma è sostanza. Invece, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha compiuto un blitz. O meglio, un “golpe”, come da consolidata tradizione argentina. Tucho, infatti, si è rifiutato di convocare la commissione di esperti che avrebbe dovuto esaminare il documento».
stefano lorenzetto per la quinta volta nel guinness dei primati
Così comincia, sulla prima pagina della Verità, un articolo di Alessandro Rico. All’interno il nomignolo finisce addirittura nel titolo: «Il “golpe” di Tucho per dare il via libera alla benedizione delle coppie omosex». Ed è ripetuto altre due volte nel testo, senza alcuna spiegazione. Chi è Tucho? Evidentemente trattasi di un soprannome. Ma di chi? Per intuizione, si deve dedurre che lo abbiano affibbiato al cardinale Fernández. Quanti lo sanno? Non pare che il porporato Tucho sia noto come Caligola, Barbarossa, Cecco Beppe, Baffone e Charlot. Solo che i giornalisti si rivolgono al loro ombelico anziché ai lettori.
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«“È stato difficile scegliere” dice Renzo Arbore “perché tante cose che ho fatto non me le ricordavo quasi più”. Per i 70 anni della tv (3 gennaio 1953) e poi i 100 anni della radio (il 7 ottobre 2024) l’inventore di quelli che definisce ridacchiando “21 format” torna in pista», scrive Silvia Fumarola sulla Repubblica. Segnaliamo alla collega che le trasmissioni televisive della Rai iniziarono il 3 gennaio 1954, non 1953.
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Giovanna Cavalli sul Corriere della Sera parla del «risoluto Rampelli, 63 anni, massiccio ex campione di nuoto (mondiali del 1978) e storico leader dei Gabbiani di Colle Oppio, corrente interna a FdI». Una corrente non può che essere interna. Se fosse esterna, farebbe sbattere le porte.
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FABIO RAMPELLI IN VERSIONE NATALIZIA
«Per l’ennesima volta il dibattito sul salario minimo alla Camera s’è ridotto a uno scontro insanabile», osserva Marcello Sorgi, notista politico della Stampa, di cui in passato fu direttore, «dopo una serie di rinvii e l’intervento del Cnl». Non sapevamo né che alla Camera fosse in vigore il salario minimo (la frase corretta avrebbe dovuto essere: «Per l’ennesima volta alla Camera il dibattito sul salario minimo») né che fosse tuttora operativa una specie di Cln (Comitato di liberazione nazionale), a meno che Sorgi non intendesse riferirsi al Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro).
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Nelle pagine economiche del Corriere della Sera, Stefano Ravaschio informa che «la palermitana Lemon Sistemi, che si occupa di impianti fotovoltaici e termoidraulici, ha chiuso l’ultimo contratto del giorno d’esordio a 21,64 euro, in rialzo del 47,21% sul collocamento a 1,47 euro». Da 1,47 a 21,64 euro l’aumento è pari al 1372,11 per cento. Il rialzo del 47,21 per cento diventa corretto solo se si antepone la virgola nell’ultima chiusura: 2,164 euro.
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Box dal Corriere della Sera: «Raffaele Mattioli, di cui si ricordano i 50 anni dalla scomparsa avvenuta nel 1973, entrò alla Comit nel 1933, divenne amministratore delegato e poi presidente dal 1960». In realtà, Mattioli fu assunto alla Comit, cioè la Banca commerciale italiana, nel 1925, venne nominato amministratore delegato nel 1933 e fu poi presidente dal 1960 al 1971. E, se si ricordano i 50 anni dalla sua scomparsa, ci pare pacifico che sia morto nel 1973.
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Nell’incipit di un’intervista con Antonella Silvestri, nipote e ultima erede del giornalista e scrittore Giuseppe Silvestri, Stefano Lorenzetto sull’Arena presenta il defunto così: «Inviato speciale, e involontario, dentro il carcere in cui furono rinchiusi Galeazzo Ciano e gli altri gerarchi nazisti del Processo di Verona, fucilati con il genero di Benito Mussolini a Forte Procolo l’11 gennaio 1944».
I condannati a morte erano tutti fascisti, non nazisti: con Ciano, vennero fucilati alla schiena altri quattro membri del Gran Consiglio che il 25 luglio 1943 avevano votato l’ordine del giorno Grandi contro il Duce, e cioè Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi. Lapsus calami imperdonabile per Lorenzetto, nato e residente a Verona, che più volte si è occupato della vicenda in passato. «Quandoque bonus dormitat Homerus», il buon Omero talvolta sonnecchia. Figurarsi il dattilografo spulciatore.
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Monica Serra racconta sulla Stampa la vicenda di una donna di Vigonovo, il paese di Giulia Cecchettin, picchiata dal marito e salvata dai ragazzi del paese: «Ci sono volute ore per capire che il settantunenne barricato in casa, impediva alla moglie di uscire. E una lunga trattativa con l’anziano, e le Aliquote di pronto intervento, per convincerlo a cedere».
Pensavamo a una misura fiscale contro il manesco. Ma ci siamo documentati: trattasi di reparti dell’Arma dei carabinieri istituiti nel 2016 e incaricati di affrontare le situazioni d’emergenza ad alto rischio. Solo che si chiamano aliquote di primo intervento.
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