DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto
da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti”
e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Incipit di un articolo dello scrittore Stefano Massini sulla prima pagina della Repubblica: «Si dice che dietro ogni carriera ci sia un grande suggeritore, un’entità nell’ombra che ancora prima di plasmare la materia grezza del novizio, ne intuisce la potenzialità». Complimenti per la virgola che separa il soggetto dal verbo.
(Per evitare l’inconveniente, sarebbe bastato metterne un’altra fra «che» e «ancora», ma ci rendiamo ben conto che queste non sono sottigliezze da scrittori laureati in lettere antiche all’Università di Firenze).
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Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano si occupa dei giornalisti Sara Giudice (Piazzapulita) e Nello Trocchia (Domani), accusati da una loro collega (Laura, nome di fantasia) per violenza sessuale, denuncia poi archiviata dal giudice per le indagini preliminari.
Dettaglia Lucarelli: «Intanto, tra le persone ascoltate, nessuno ha visto offrire il famoso bicchiere a Laura (quello in cui poteva essere nascosta la droga) e nessuno sostiene che dopo mezzanotte Laura fosse in uno stato confusionale. Anzi, al contrario, una delle presenti ha dichiarato “Laura non era ubriaca quanto noi”». Molto interessante. Un’ubriaca testimonia che un’altra persona non era sbronza quanto lei. Le ragazze della Via Bál.
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«Se nel 2016 e 2017 gli ordini per rimandare a casa gli stranieri furono rispettivamente 32 e 36.000, nel 2021 sono stati 11.000, mentre nel 2023 si è saliti a 28.000», riferisce Maurizio Belpietro, direttore della Verità, nel suo editoriale in prima pagina. Appena 32 ordini di rimpatrio nel 2016? Non pare.
Al 18 settembre di quell’anno, erano già stati 12.406, secondo i dati forniti alla stampa da Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, e Fabrice Leggeri, direttore di Frontex. Nel periodo 1° dicembre-4 dicembre 2016 i rimpatri effettivamente eseguiti furono 5.066 (fonte: Corriere della Sera). Questo sul piano dei numeri.
Sul piano della grammatica, va rilevata un’altra frase di Belpietro nel medesimo editoriale: «Infatti, i magistrati che annullano uno dietro l’altro gli ordini di trattenimento, producendo sentenze che paiono una fotocopia, si sta rivelando un ostacolo per chiunque voglia mettere in pratica una politica di contenimento dell’invasione». Viva la concordanza.
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In un’intervista anonima su Panorama, un dipendente vaticano manifesta a Carlo Cambi disagio e preoccupazione, obiettivamente condivisibili stando alle continue notizie, poco tranquillizzanti, che filtrano da Oltretevere. Ma lo fa con molte approssimazioni, che non vengono corrette dall’intervistatore. «Chi decide tutto è il cerchio magico di Bergoglio: argentini e gesuiti», afferma lo sconosciuto.
Premurandosi di specificare, Cambi fa i nomi: «E cioè Juan Antonio Guerrero Alves, Maximino Caballero Ledo, Luis Herrera Tejedor». E così mette a segno un clamoroso tris di errori: 1) l’unico gesuita è il primo, ma da oltre due anni non è più in Vaticano per asseriti motivi di salute; 2) gli altri due sono laici; 3) tutti e tre sono spagnoli, non argentini.
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Sul Giornale, in prima pagina, Tony Damascelli trafigge la Fifa (Fédération internationale de football association, mai nessuno che sciolga l’acronimo in prosa, e neppure lui lo fa) per avere assegnato l’organizzazione dei campionati mondiali del 2034 all’Arabia Saudita, con scelta autocratica del presidente del calcio mondiale Gianni Infantino.
Damascelli osserva che per servilismo «Australia e Indonesia, hanno ritirato subito e in anticipo la candidatura, avendo capito che la Fifa, democraticamente, avesse già deciso». Capire qui doveva reggere l’indicativo, non il congiuntivo: «Avendo capito che la Fifa, democraticamente, aveva già deciso». Per restare nella disciplina a lui cara, Damascelli ha tentato un dribbling di troppo. Dovrà giocare semplice, la prossima volta, magari anche evitando le virgole (come quella dopo «Australia e Indonesia») che separano il/i soggetto/i dal verbo.
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Paolo Tomaselli sul Corriere della Sera intervista Lorenzo Buffon, 95 anni, leggendario portiere del Milan. Domanda: «Lei è Cavaliere del Lavoro: chi la nominò?». Risposta: «Il presidente Gronchi, dopo una partita con l’Inghilterra dalla quale uscii con le costole e il naso rotto, una maschera di sangue».
Il calcio sarà anche un lavoro, ma non risulta alcun Lorenzo Buffon fra i 1.116 italiani insigniti del titolo di cavalieri del lavoro. Né figura fra i 158.814 nominati dal capo dello Stato cavalieri dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Buffon è semplicemente cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto (chissà perché, essendo nato a guerra finita). Ma lo è dal 1971, quando Giovanni Gronchi aveva lasciato il Quirinale già da 9 anni.
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«Doveva essere una vera e propria celebrazione dell’ascesa di un nuovo lìder massimo», scrive Maurizio Belpietro, direttore della Verità, riferendosi nel suo editoriale di prima pagina all’adunata che Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, organizzò anni fa a Roma, al Circo Massimo.
A parte «lìder» con l’accento sbagliato, la commistione fra spagnolo e italiano stravolge l’appellativo originale, Líder Máximo, cioè capo supremo, che fu coniato per il dittatore cubano Fidel Castro.
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Titolo dalla pagina Facebook del Corriere del Veneto: «Critiche all’amministrazione per la scelta: “Insenzata e inquinante”. La vicesinda Roberta Alverà: “Costretti dai cantieri, ma in piazza Roma l’abete è vero”». Prove generali di neolingua/1.
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Dal Corriere di Bologna: «Il Bologna ha provveduto ha segnalare l’accaduto al Garante della privacy». Prove generali di neolingua/2.
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LIBERO - BASSETTI SCAMBIATO PER PEREGO
Sotto il titolo «La Cei sperona il governo sull’accoglienza dei migranti», Libero pubblica la foto di un prelato, indicato come «Monsignor Gian Carlo Perego», consultore del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Peccato che si tratti invece del cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Conferenza episcopale italiana.
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