DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA…
1. VOLO NON VOLA
Riccardo Bocca per http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/11/10/io-non-volo/
Da principio ho pensato a uno scherzo, a una provocazione, a un gioco di prestigio con cui Fabio Volo a 44 anni voleva divertire il suo fedelissimo pubblico.
Poi invece ho realizzato che "Untraditional" - «la prima serie tv ideata, scritta e interpretata da lui stesso», come vanta il canale Nove nel comunicato stampa - è soltanto un incidente televisivo dove i morti e i feriti sono l'interesse collettivo per questo genere di prodotto e la consapevolezza catodica di chi lo ha realizzato.
Raro, anzi molto raro, è infatti assistere in un'unica produzione (diretta da Gianluca Leuzzi e trasmessa in nove blocchi alle 21.15) a tanta pioggia di dialoghi e fatti inutili, abbinati tanto per gradire a macchie di marketting e volgarità gratuita.
Certo fa abbastanza glamour, specificare nelle note introduttive che questa è una serie "fictionalized self" dove si mescolano «aspetti della vita vera dell'eclettico Fabio Volo con elementi di finzione, raccontando con un nuovo linguaggio televisivo la vita di tutti noi dal suo punto di vista».
Ma poi, uscendo dal provincialismo what's America che impregna soprattutto la prima puntata, e badando invece alla sostanza, incontriamo da queste parti soltanto madame Delusione.
Un'intrusa che si materializza spesso, nei due episodi d'esordio.
Dovrebbe forse fare simpatia l'agente del protagonista Volo, quando dice «mentre cagavo, mi è venuta un'ideona!», specificando poi per innalzarsi ancora che «una volta» è uscito «con una donna che aveva avuto tre figli, ed è stato come buttare un salame nel corridoio»?
Quanta malinconia.
fabio volo roberta armani sean penn
E quanta velocità - davvero - con cui gli anni sono scappati a tutti, compreso Volo sempre atteso a una svolta di maturità. Invece questo "Untraditional" è un abuso di egocentrismo, oltre che un circo di camei - da quello di Luca e Paolo al contributo di Giuliano dei Negramaro, passando per Massimo Boldi fino al francobollo di Vasco Rossi - di cui è evidente più l'ingombro del senso.
Peccato:
Volo vorrebbe volare, ma per adesso resta a terra.
PIÙ CHE «UNTRADITIONAL» PARE «UNGUARDABLE»
Laura Rio per il Giornale
Già aveva fatto molta fatica lui a spiegare cosa fosse il suo nuovo programma in conferenza stampa, figuratevi cosa ci ha capito il povero spettatore che, bontà sua, si è soffermato l' altra sera sul canale Nove per vedere le sue performance in Untraditional. Riuscire a districarsi nella mente attuale di Fabio Volo è una bella impresa, eppure i suoi libri sono così semplici e lineari da arrivare a essere comprati da un vasto pubblico.
Invece nel programma uno dovrebbe capire che lui sta facendo la fiction della fiction della sua vita, cioè sta descrivendo cosa è accaduto durante le fasi di gestazione del programma medesimo che dovrebbe raccontare il suo modo di essere. Boh...
Infatti lo spettatore, già assonnato per conto suo, è scappato a gambe levate rifugiandosi in qualche talk più comprensibile sulla vittoria elettorale di Trump o in qualche film. Alla fine Untraditional ha racimolato solo 337.000 spettatori con l' 1,3 per cento di share, che per il Nove non è male, ma per uno che si chiama Volo sì. E poi a un certo punto non si capiva più dove ti trovavi: sembrava di stare nel mezzo delle scene più truci di un b movie degli anni Ottanta, con allusioni sessuali ripetute, investigazioni anali, pecoreccio spinto.
fabio volo
ornella vanoni e fabio volo a che tempo che fa
Certo, il tutto con sottofondo di ironia, come si conviene agli autori smart. E il tutto impreziosito da apparizioni di personaggi come Quentin Tarantino, o di amici come Selvaggia Lucarelli, Giuliano Sangiorgi, Tony Dallara, Stefania Rocca, Francesca Senette, che si sono prestati a giochi boccacceschi. Boh, magari nelle prossime puntate se ne capirà la genialità...
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