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FABIO VOLO AI TEMPI DELL'INTERVISTA NUDO AD ALESSIA MARCUZZI PER "LE IENE"
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Malcom Pagani e Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"
"Sai cosa stai osservando? La versione laica del corpo di Cristo". Di norma, Fabio Volo frequenta la normalità dell'assurdo, ma ora, mentre ti guarda e con la destra firma la 640esima copia consecutiva del suo libro, sembra serissimo. Da circa tre ore sorride senza soste e ha una parola di speranza per ogni credente. Sono in duemila. Lo aspettano dalla tarda mattinata. Un fiume di bambine, uomini e donne che, ordinatamente, occupano per centinaia di metri i marciapiedi romani di un giorno feriale.
I Musei Vaticani versione best-seller si chiamano Melbook Store. Con i commessi sconvolti: "Mai visto niente del genere" e i fedeli in attesa dell'ostia. Il Papa è in alto, veste in jeans e maglietta blu, faceva il panettiere e adesso vende copie a milioni. Gli portano reliquie da firmare, vecchi poster, lettere d'amore, bigliettini. Si lanciano: "Ti posso dare un bacetto?".
Lui porge la guancia, abbraccia, accatasta i doni. Ogni tanto esagera e si toglie i paramenti. Ammicca alle ragazze: "Se non si tromba, però, lasciamo perdere". Ma per quanto pronunci la parola cazzo con mirabile frequenza, e rotei platealmente gli occhi davanti a un bel culo, non riesce mai a essere volgare.
Volo è un fenomeno che non si può spiegare. Le prime luci del mattino, il sesto libro, è appena uscito per Mondadori. Trionfo assoluto, resse e prenotazioni. Facendo leva su una modestia così ostentata da apparire studiatissima ("Hanno ragione i prevenuti che mi considerano un qualunquista, quelli che non mi reputano un attore né uno scrittore"). Forse il segreto è lì. Il suo successo è l'elogio della normalità furba, dell'ex iena mai stato carogna, del prestigiatore che promulga un'idea vaga - e quindi rassicurante - di amore globalizzato.
Non è brutto e non è bello, ma in lui anche l'alopecia diventa chioma. Abita a chilometri dall'Olimpo, ma il suo primo editor - Marco Garavaglia - si spinse a paragonarne le atmosfere a quelle di Roth in Lamento di Portnoy. Volo non sapeva chi fosse. Se lo andò a leggere. Non querelò Garavaglia, ma continuò a non capire. Il suo profilo Facebook ha quasi 300 mila fan. Molti lo odiano, ma anche la disistima è funzionale. Chi muove critiche è snob: lo scacco matto (già esplorato da Moccia) atto a elevare la mediocrità a florilegio generazionale.
Nell'ultimo libro parla di una donna, Elena, annoiata dalla vita matrimoniale (tema inedito). Alcune frasi ("Abbiamo stupidamente pensato che due infelicità unite potessero dar vita a una felicità ") erano già vecchie ai tempi di Badoglio. Ma se le scrive Volo, il déjà -vu è letterario. Diventano preziosi anche gli aneddoti, magari inventati, come quello del Postalmarket: una masturbazione dell'autore, sbirciando pagine su mutande e reggiseni, da cui 10 anni fa scaturì l'incendio.
Vedi tu, a volte, le controindicazioni della biancheria intima. Alcuni, come Simon F. Di Rupo si sono sforzati di elaborare analisi critiche: "à inesatto dire che scriva banalità : le sue sono distorsioni dell'ovvietà (...) Fabio Volo è il gradino letterario sotto il bacio Perugina". Condivisibile. Opinabile. Non conta: Volo scrive, vende, vince. E intrattiene la platea come nessuno. La splendida agente bionda che vigila sul perimetro magico dell'autore ("Non concediamo interviste"), azzarda: "Vuoi una mano per le foto?".
Volo annuisce e lei paga. Non farà altro per ore, imbracciando i telefonini di centinaia di sconosciuti e restituendoli dopo un clic, con sopportazione zen: "Non me la potresti fà mentre lui sorride?". Intorno le persone giurano che è "normale", "sincero" e "non se la tira". Che racconta "i cessi degli autogrill" e rivela "cose che gli altri non hanno il coraggio di dire" (menomale).
Non basta. L'ex signor Bonetti da Calcinate, Bergamo, ha capito che anche una sola smorfia del mito crea fedeltà . La magnifica illusione di essere considerati davvero un Forrest Gump emerso dalla nebbia, nutre il miracolo. Il resto è cabaret. Lui è simpatico e sveglio. "Paraculo" come sostiene una fan in odore di eresia: "Però in un Paese in cui mentono tutti, farsi prendere in giro da Fabio è un sollievo". Arrivano coppie mano nella mano. Lui va a nozze: "Se vi lasciate, riportamela".
O in versione solo lievemente rivista: "Torna anche da sola". Ogni 20 minuti impugna il microfono e parla alle truppe: "Cazzo, non mollate. Grazie per tutta questa pazienza". Mima fughe impossibili. Minimalismo. Semplicità . Lui e loro. Loro e lui. Volo sa perfettamente cosa il suo pubblico desideri, ha una memoria di ferro e - quando dimentica - rimedia con la fantasia. Se incontra una fanciulla di Parma assicura di essere stato il giorno prima sul regionale Bologna-Modena.
Con la studentessa americana improvvisa un "I love It", con la turista parigina parla in francese. Una ragazza piange: "Grazie per tutto quello che fai". La trentenne incinta dietro le transenne suda e ansima. Lui se ne accorge: "Ma quando partorisci?". Lei giuliva: "Tra una settimana". Però è lì. Ad ascoltarlo, mentre ilare, non cede neanche sul nome del 1200esimo della coda: "Ti chiami Pio? Che nome difficile, strano tu non sia diventato punk". Nella cosmogonia di Volo l'autoironia è un'acqua santa.
"A pagina 170 c'è l' unica battuta del libro, il resto è una rottura di coglioni". Le nove di sera. Qualche segno di cedimento. Quasi le dieci. L'ultimo fortunato stringe la Sindone. Lui si alza. à stravolto. Fuori, nella notte di Roma, qualche reduce fuma. Si affaccia un bodyguard: "Niente assalti, per favore". à un diversivo. Volo è librato altrove. Tornerà . E come sempre, darà la sensazione di aver dato il meglio quella volta che si presentò davanti ad Alessia Marcuzzi, nudo, consapevole di non avere poi molto da nascondere.
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