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Francesca Santolini per “Specchio - la Stampa”
Finiti i tempi del dentifricio fatto in casa, la nuova frontiera dell'attivismo climatico arriva fin sotto le coperte. Si chiamano "Ecosessuali" e vedono l'eros intrinsecamente legato alla natura: non più una madre o una matrigna contro cui rivoltarsi, ma un'amante di cui prendersi cura.
L'ecosessualità è aperta all'interpretazione individuale: c'è chi passeggia nudo all'aria aperta, chi usa sex toys sostenibili, fino ai più disinvolti che "godono" dei tesori di Madre natura. E così diventa naturale strusciarsi contro un albero, provare un orgasmo rotolandosi nel fango, masturbarsi sotto le cascate. Il movimento ha iniziato a muovere i primi passi anche nel grande business del sesso: nei siti per adulti oggi è possibile trovare la categoria "ecosessuali", per non parlare del boom di giocattoli erotici, lubrificanti e preservativi vegani.
«Mi rifiuto di associare la mia vagina all'olio di palma!», gridava Frankie, la settantenne anticonformista, ex hippie, nella memorabile serie Netflix Grace and Frankie, cercando disperatamente di vendere il suo lubrificante naturale, senza venir meno ai suoi valori. Per non parlare di Madonna, che nel suo ultimo video in 3D, confermando il suo formidabile intuito, ha celebrato un vero e proprio inno alla sessualità nella natura.
Anche i brand si stanno organizzando: negli Stati Uniti, la Sustain Natural, offre preservativi fatti di lattice proveniente da colture sostenibili e dal commercio equo e solidale. Una sfida tutt' altro che banale, considerando che secondo le Nazioni Unite, ogni anno vengono prodotti miliardi di preservativi che impiegano centinaia di anni per degradarsi.
Nel 2019 il brand americano Package Free ha lanciato "Gaia Eco", il primo vibratore biodegradabile creato con bioplastica a base di amido, che è andato rapidamente esaurito. Il marchio prometteva un effetto paragonabile ai vibratori classici, ma più rispettoso dell'ambiente. Tutto questo può destare qualche legittima perplessità, ma certo l'ecosessualità potrebbe essere una nuova forma - sicuramente eccentrica - di mobilitazione nella lotta al cambiamento climatico. A ben vedere l'ambientalismo tradizionale - da taluni considerato catastrofista e parruccone - non sta determinando il cambiamento radicale di cui abbiamo bisogno.
Le pratiche ecosessuali potrebbero costituire una sorta di moltiplicatore degli sforzi ambientalisti, rilevante non solo e non tanto per il suo impatto diretto, quanto soprattutto per la sua capacità di attirare l'attenzione in modo non convenzionale sul tema. La gravità della crisi climatica provoca reazioni di frustrazione, di impotenza mentre l'ecosessualità è seducente: spinge le persone a cambiare il rapporto con la natura esplorando la propria sessualità e aggiunge una dimensione di leggerezza nell'ambientalismo, spesso piuttosto legato a sentimenti di depressione. In che modo potrebbe funzionare l'ecosessualità? Forse la risposta arriva sotto forma di Eco Porn, la prima categoria di pornografia "etica" che mette al centro la natura e che può essere utilizzata dalle associazioni ambientaliste per raccogliere fondi per le loro campagne. Un esempio è "Fuck the Forest" (FFF), un'associazione norvegese che produce filmati porno amatoriali e devolve il ricavato per la difesa delle foreste. Il legame tra sessualità e natura ha un potenziale di sensibilizzazione enorme, eppure la maggior parte delle associazioni non accetta donazioni da "Fuck the Forest", considerando il progetto moralmente discutibile e il porno un mezzo inidoneo a veicolare contenuti ambientalisti. E se invece fosse proprio il sesso a salvare il pianeta?
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