
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
1 - NEL RITROVO DELL'ALCOVA «NON SIAMO UNA SETTA» - «LA MORTE DI PAOLA UN INCIDENTE. MAI VIOLENTI»...
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"
Tutt'intorno ci sono maschere e frustini, anelli fallici, vibratori a forma di paperella, camicie di forza, olii lubrificanti. Pochissima, la voglia di parlare. Adesso sono soprattutto furiosi e addolorati, i Bdsm di Roma: «Non siamo mica una setta satanica, ci avete fatto passare per depravati, voi giornalisti, vergogna!». Sono addolorati per Paola, la loro amica che è morta impiccata l'altra notte durante un breath play, il gioco del respiro.
Ma anche furiosi con Stefano, il loro istruttore di bondage, il titolare del negozio «Alcova» di piazza Sforza Cesarini, a due passi da piazza Navona, uno dei due punti di ritrovo (l'altro è a Ponte Lanciani e si chiama «Veleno») per i seguaci di «bondage, disciplina, dominio, sottomissione, sadismo, masochismo» (Bdsm) della Capitale. Sono furiosi con lui, lo tempestano di telefonate e di email: «Ma che hai fatto? Perché hai parlato con i giornali e le televisioni? Vuoi lucrare sulla pelle dei nostri amici, questa è la verità ...».
In mezzo ai frustini e ai vibratori a forma di papera, in realtà , ora è addoloratissimo anche Stefano La Forgia, barese, 41 anni, dal 2000 a Roma.
«La comunità è arrabbiata con me - dice - ma io volevo spiegare a chi non ci conosce che noi, appunto, non siamo maniaci. Noi siamo normali, semplicemente diamo retta all'istinto. Da piccolo magari giocavi all'indiano e ti piaceva sentirti legato al palo, adesso che sei grande ti piace farti mummificare. Oppure la ragazzina che giocava alla principessa e teneva in mano una bacchetta, a 20 anni si sente dominatrice e vuole avere uno schiavetto tutto per sé. Queste sono pulsioni, non è violenza. Violento semmai è l'uomo ubriaco che picchia la moglie. Eppure, purtroppo, ci sentiamo carbonari, viviamo nell'ombra, come trent'anni fa capitava ai gay».
Vita da carbonari. Si scrivono su Internet. Si danno appuntamento. I siti più frequentati: «Legami», «Bacarosadico» e «Sadomatti». Tra loro ci sono anche un professore universitario, un chirurgo, un giornalista, dei dirigenti d'azienda, ci sono studenti e casalinghe, ma per carità niente nomi: «Saremmo rovinati».
La scrittrice Luciana Cameli («Donne d'azzardo», «Sex Park») ha messo nei suoi libri parecchie storie raccolte in mezzo a loro. E così pure ha fatto Cristiana Formetta, quasi un'esperta del ramo («Fetish sex», «Sesso senza vie di mezzo», per citare alcune sue porno-opere).
Fino a qualche anno fa si vedevano tutti i mercoledì al pub «Lo Zero» vicino a viale Jonio, zona Talenti. Loro li chiamavano i «mercoledì ludici», funzionava col passaparola, ognuno portava un amico, un'amica e via via la comunità cresceva. Oggi sono almeno 200 e trenta di loro frequentano la scuola di bondage di La Forgia, un locale prestato dall'Arci nel quartiere del Pigneto, dove lui insegna agli allievi i nodi della corda che portano al dolore o al piacere.
Al pub di viale Jonio, prima che chiudesse, i ragazzi Bdsm giocavano a Monopoli davanti a una birra e intanto si facevano coraggio l'un l'altro e parlavano finalmente dei loro gusti a letto, delle loro fantasie:
«C'è a chi piace l'ostrica cruda e chi invece l'ostrica lo fa vomitare, no? E allora perché vi scandalizzate, ipocriti!, funziona così anche per il sesso - esemplifica La Forgia -. Tutti pensano al famolo strano di Verdone e della Gerini. Oppure al film di Kubrick, Eyes wide shut...Ma quelli sono i due estremi, nemmeno tanto diffusi. Quello è folclore. Ciò che davvero conta, invece, è la complicità , conoscenza, che si realizza nella coppia. Non ti fai frustare dal primo che passa. Quello è solo masochismo patologico.
Tu ti fai frustare perché vuoi scoprire chi ami, oppure chi sei, vuoi toccare il tuo io nel profondo. Ricordate quell'altro film, Killing me softly, dove la coppia fa il gioco del respiro durante un amplesso? Ecco, funziona così. Ma Soter, Paola e l'altra amica l'altra sera hanno sbagliato tutto, non si può rischiare la vita in questo modo dimenticandosi il coltello in macchina, come ha fatto Soter...».
Adesso i «mercoledì ludici» si sono spostati in un locale di Prati, poiché sono in tanti non si può più giocare a Monopoli e allora la scusa per riunirsi sono le Coppe europee. Il 23, 24 e 25 settembre molti di loro partiranno per Londra dov'è in programma un immancabile festival del bondage. Ma ora, soprattutto, bisogna commemorare Paola in qualche modo. Fare sì che non sia morta invano. Ripetono tutti: «Non dobbiamo avere paura, è stato solo un incidente, non finisce, non finisce, non finisce...».
2- NON SOLO PRATICHE ORIENTALI: ECCO LE ORDINARIE TRASGRESSIONI DELL'ITALIA DEL SESSO ESTREMO...
Gianluca Nicoletti per "La Stampa"
Gli italiani stanno sperimentando nuove vie di fuga dalle regole dei comportamenti sessuali. Quasi sempre avviene su sollecitazione di una comunità di praticanti che in Internet si aggrega, cresce, acquisisce proseliti, si diffonde e tracima rapidamente, dal mondo dell'impalpabile a quello dei rapporti concreti.
Non si può più parlare di «sesso virtuale» come se fosse un'attività unicamente onirica e staccata dalla pratica reale. Nel bene o nel male il digital divide scende al minimo proprio laddove internet permette veloci scambi di emozioni; non a caso siamo indicati nelle classifiche mondiali tra i più grandi consumatori di social network e sempre più disponibili alla sperimentazione di nuove sollecitazioni dei sensi.
Questo lo confermano gli indicatori più titolati a farci la radiografia: il Censis ci dice che tra le tante oscillazioni cui è sottoposto il nostro paese, un fenomeno di cui dobbiamo farci carico è «La crescente sregolazione delle pulsioni». Con questo titolo è stata presentata, nemmeno tre mesi fa, una ricerca, dove si leggeva che l'85,5% degli italiani fosse arrivato alla conclusione di essere l'unico giudice dei propri istinti.
I più giovani ammettono il trasgredire ludico (il 44,8%); soprattutto si è diventati maestri nel compromesso tra istinto e tradizione morale, per cui sembra possibile essere buoni cattolici anche senza tener conto della morale della Chiesa cattolica in materia di sessualità (63,5%, con punte dell'80% per i più giovani). E' immediato che la tendenza osservata dal Censis aiuti a comprendere meglio un'infinità di micro fenomeni, ancora abbastanza sommersi.
Spesso imperversa il pregiudizio che vorrebbe i frequentatori di Internet come un popolo a parte, ma non è più così: in Italia il web è il maggior ispiratore di sessualità alternativa, anche per le categorie fino ad ora insospettabili. Non ci si meravigli se prossime mutazioni del costume confermeranno la profezia che già vede trentamila iscritti in pochissimo tempo alla comunità «Cougar Italia».
Le coguare italiane sono le donne mature desiderose di conoscere uomini più giovani di loro, il fenomeno viene dagli Stati Uniti, ma nel paese più mammone che ci sia è ora esploso il fenomeno di giovani maschi che vogliono incontrare una donna cougar, forse più rassicurante delle coetanee. Le Cougar di casa nostra, come si legge nella pagina d'entrata del loro sito, sono donne «fiere della loro età , indipendenti, che possono finalmente sedurre e frequentare uomini più giovani senza tabù e senza pregiudizi».
Dallo stesso punto di osservazione è pure possibile avvertire sintomi di radicale mutazione delle strutture affettive tradizionali nella pratica sempre più diffusa del «tradimento consensuale», o ancor più di quello «partecipato».
E' facile gettare sui giovani l'anatema di chi è ancora viva nel recinto delle regole. Non sono certo dei ragazzini le migliaia d'italiani che si affidano in coppia alle pagine gialle dell'ammucchiata last minute, siti e siti che suddividono la penisola in accurati data-base, regione per regione, città per città , dove è possibile trovare indicazioni per soddisfare ogni desiderio di promiscuità .
Sarebbero poi da mostrare come monito a chi vuol toccare le pensioni le facce allucinate di tanti anziani che, nudi come vermi, si offrono sulle tante versioni nostrane di «Chat roulette». Signori pelosi in canottiera, matrone in vestaglietta, ovunque trionfi di cellulite, ipertricosi e cascame vario, tutti sballottati dal gioco di casuale accoppiamento in video chat.
Dal tipico cucinino, alle camere con comò e specchiera delle nostre province baluginano tra la penombra davanti alle web cam. A volte si intravedono solo occhiali, crani con riporto e alopecia, ipertricosi e dentature sconnesse, ma anche loro hanno imparato come si entra nel grande gioco del «famolo strano» nazional popolare.
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