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Andrea Montanari per "Milano Finanza" - www.milanofinanza.it
Il progetto della quotazione a Piazza Affari per il Fatto Quotidiano sta diventando sempre più un'opzione concreta. Al punto che il comitato tecnico di gestione (Cinzia Monteverdi, Marco Tarò, Luca D'Aprile, Claudio Menna e Raffaele Fantasia) sta stringendo i tempi per verificare tempi e modalità . Il cantiere si chiuderà entro fine dicembre e la strada, salvo ripensamenti dell'ultima ora, sembra segnata: il debutto sarà sull'Aim, il listino dedicato alle pmi.
"Stiamo verificando le condizione più favorevoli per il mantenimento dell'autonomia e dell'indipendenza del giornale. Abbiamo messo in cantiere l'opportunità di quotarci in borsa perché comunque dobbiamo reperire le risorse per garantire la crescita e lo sviluppo dei prossimi anni", conferma a milanofinanza.it, l'ad della Editoriale Il Fatto, Cinzia Monteverdi. "Entro dicembre capiremo gli impatti che questa opzione avrà sulla testata, i rischi e i vantaggi, e poi definiremo la modalità migliore per presentarci sul mercato dei capitali".
E per non scontentare i giornalisti-soci (dal direttore Antonio Padellaro alla firma di punta Marco Travaglio, da Peter Gomez, responsabile del sito internet, a Marco Lillo) con ogni probabilità il flottante sarà assai contenuto, tra il 10% e il 15%. Come del resto per la gran parte delle quasi 30 aziende quotate sull'Aim.
"La finalità del progetto di quotazione", continua Monteverdi, "è comunque quella di coinvolgere i nostri lettori, farli sentire parte integrante dell'operazione". In che modo? "Studiando una soluzione per farli diventare azionisti della società ". Sul tavolo c'è l'ipotesi di creare prima dell'ipo una categoria speciali di azioni da destinare a lettori e abbonati.
"Nei nostri piani", conclude l'ad della casa editrice che ha chiuso il 2012 con ricavi per 23,4 milioni e un utile di 753 mila euro, "è quello di arrivare alla definizione della quotazione entro 18 mesi al massimo". Tra i soci industriali che hanno oltre il 33% del capitale sta valutando il da farsi l'editore emiliano Francesco Aliberti, titolare del 16,66%. "La partecipazione è in vendita ma al momento non ci sono trattative definite solo pour parler. La mia intenzione, comunque, è quella di restare nel capitale con una quota del 5%-8%", conclude Aliberti.
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