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Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
Ha un colore della pelle diverso dalla maggioranza delle ballerine del mondo. È alta solo un metro e 59. E la sua corporatura, più muscolosa che slanciata, non sembrerebbe adatta per le piroette del Lago dei cigni o degli altri balletti della tradizione classica.
Eppure, grazie alla sua bravura sul palco, alla sua energia, al suo fascino e soprattutto alla sua determinazione, oltre che a milioni di ammiratori che ne hanno sancito la fama a livello internazionale, Misty Copeland è stata promossa ieri “prima ballerina” all’American Ballet Theater, la più importante compagnia di danza classica di New York e una delle più celebri del mondo. La Copeland sarà la prima afro-americana ad avere questo riconoscimento nei 75 anni di storia del Ballet Theater.
Nata a Kansas City, nel Missouri, nel 1982, cresciuta in California assieme alla madre, ai fratelli e a una rapida successione di patrigni, Misty, che ha anche del sangue italiano nelle vene, non ha avuto una infanzia facile. Racconta spesso di aver dormito sul pavimento, perché a casa non c’erano letti. E a differenza di molte sue colleghe, ha cominciato tardi, a 13 anni, a muovere i primi passi sul palco.
Ma in poco tempo è riuscita a imparare, a eccellere e a farsi strada. È entrata nell’American ballet Theater 14 anni fa, ed è solista da otto anni, attirando folle di spettatori sempre più numerose. E proprio la settimana scorsa, dopo il suo trionfo alla Metropolitan Opera House nei panni di Odette/Odile nel capolavoro di Cajkovskij, la folla di quanti l’attendevano all’uscita per un autografo era così imponente da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
Sempre quest’anno la Copeland ha avuto l’onore di una copertina del settimanale Time , ha vinto un Tony Award ed è stata al centro di un programma speciale su 60 minutes , una delle rubriche più seguite della rete Cbs . Ha scritto un libro per bambini, ha raggiunto mezzo milioni di seguaci su Instagram, ha girato uno spot per Under Armour che è stato visto 8 milioni di volte sul web ed è stata protagonista di un documentario proiettato all’edizione 2015 del Tribeca Fim Festival.
Misty ha anche pubblicato una autobiografia dal titolo Life in Motion: An Unlikely Ballerina (Una vita in movimento, una improbabile ballerina), in cui ha cercato di analizzare le sue ambizioni nel mondo del balletto e di metterle in relazione con i pregiudizi e le ingiustizie di cui sono vittime agli afroamericani.
«Potrebbero passare due decenni — ha scritto — prima che un’altra donna nera raggiunga la posizione che ho io, e non vorrei deludere tanta gente se poi non diventassi prima ballerina ». E invece lo è diventata proprio adesso, aggiungendo anche nel suo campo quei progressi che — faticosamente, e spesso in modo contraddittorio — l’America di Barack Obama sta compiendo sui temi della razza.
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