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URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
"IO DAI MIEI FIGLI NON MI ATTENDO NULLA. DI ME E DEL MIO LAVORO SE NE FREGANO ALLEGRAMENTE. NE GODONO I FRUTTI? NON PIÙ" - VITTORIO FELTRI SULL'INGRATITUDINE DEGLI EREDI: “DUE GENITORI SONO IN GRADO DI ALLEVARE 10 FIGLI, MA 10 FIGLI NON SONO CAPACI DI ACCUDIRE PAPÀ E MAMMA VECCHI, CHE FINISCONO REGOLARMENTE ALL'OSPIZIO. L'INGRATITUDINE LA CONOSCO BENE. NELLA MIA VITA HO DIRETTO 8-9 GIORNALI. SOLO UN GIORNALISTA SI RICORDA DI ME E ANCORA MI RINGRAZIA…"
Lettera di Sandro Rota a “Libero quotidiano”
VITTORIO FELTRI CON LAURA ADELE
Caro Vittorio Feltri, mi permetto di disturbarla per dirle che recentemente ho letto un suo articolo riguardante l'obbligo di un genitore a lasciare i propri beni ai figli nella misura del 75 per cento dell'intero patrimonio. Concordo con lei: questa legge, cioè la "legittima" che regola le vicende ereditarie.
Io mi chiamo Sandro Rota (non mi nascondo dietro a un dito), ho sposato una santa donna - che purtroppo è morta - dalla quale ho avuto tre figli, due maschi e una femmina. I miei pargoli, pungolati da me, hanno studiato. Una volta adulti si sono cercati un posto di lavoro che ovviamente non hanno trovato.
Glielo ho trovato io a tutti e tre dato che avevo ed ho molte conoscenze, essendo un professionista non dei più scassati. Naturalmente nessuno del terzetto si è degnato di ringraziarmi. Considerava dovuto il mio atto.
Mi dissi: vabbè, sono ragazzi. Poi si sono sposati e hanno razzato. A questo punto a ciascuno di essi ho regalato una buona casa per agevolarli. Si sono giustamente intestati gli immobili, ovviamente pagati da me, li hanno occupati e tuttora li occupano ma non si sono neppure sognati di ringraziarmi.
Ripeto: atti dovuti. Il padre, cioè il sottoscritto, è valutato come una Cassa di risparmio che distribuisce soldi senza l'obbligo di restituirli.
Le piace, Feltri, la mia storia? Che ne dice? C'è una appendice che non voglio trascurare. Ogni mio rampollo ha generato un figlio, in un caso due. Ragazzi carini, studiosi ed educati. Mi è sembrato doveroso provvedere anche ai nipoti, a ciascuno dei quali ho regalato un monolocale a Milano, non a Foggia. Non ho speso poco, soldi miei.
Immaginavo che i miei figli festeggiassero la donazione. Macché. Anche stavolta nemmeno un freddo ringraziamento.
Mi domando come sia possibile ricevere senza mai dare un segno di gratitudine. Io da mia madre ho ricevuto in eredità la gotta di cui avrei fatto volentieri a meno, però l'ho accompagnata vecchia alla tomba sulla quale ho pianto, non perché le spese funerarie fossero a mio carico, bensì perché soffrivo della sua scomparsa.
Ogni tanto in casa mia si svolge un raduno di famiglia, per esempio a Pasqua e Natale e non solo. Mi fa piacere avere intorno a me tante persone, e all'inizio della festa sono di buon umore. L'intera brigata parla e parla, ciascuno narra i fatti suoi accalorandosi: ci fosse un pirla che mi chiede come sto e se i miei malanni mi concedono una tregua. Io, il vecchio, sono parificato a un soprammobile indegno di qualsiasi attenzione.
Non partecipo alla conversazione perché nessuno mi ascolta, se apro la bocca quello che mi esce interessa meno del miagolio del gatto, che tra l'altro è l'unico essere che ormai amo. Caro Feltri, ho all'incirca la sua età e sento di potermi fidare di lei. Tra poco mi toccherà fare testamento e l'idea di devolvere i miei considerevoli risparmi, frutto di fatica e dedizione alla professione, ai miei figli che mi dedicano a malapena alcuni sguardi di commiserazione, mi ripugna. Cosa farebbe al mio posto? Sia sincero.
Risposta di Vittorio Feltri
Caro Sandro Rota, la sua triste vicenda non mi sorprende anche se mi addolora, perché somiglia in qualche modo alla mia. Più che darle un consiglio sulla stesura del testamento, vorrei dirle che non vale la pena di pensare a quello che succederà dopo la nostra morte, che speriamo lontana ma che sappiamo essere vicina.
Conviene rassegnarsi alla realtà, e la realtà è che l'umanità fa schifo da sempre, dalle origini del mondo. E siccome anche i nostri figli sono esseri come chiunque, non dobbiamo aspettarci da loro granché. È già bello che non si diano da fare per accelerare la nostra dipartita.
Io dalle mie creature non mi attendo nulla, per fortuna non leggono neppure ciò che scrivo da 60 anni, altrimenti scoprirebbero che sono peggiore di loro. Di me e del mio lavoro se ne fregano allegramente. Ne godono i frutti? Non più perché io lascio ogni bene a mia moglie, l'unica che mi abbia aiutato. L'ingratitudine cui lei accenna la conosco bene. Nella mia vita ho diretto otto o nove giornali, non ricordo, e avrò assunto e portato alla ribalta una cinquantina di giornalisti. Solo uno si ricorda di me e ancora mi ringrazia: Mario Giordano. Per concludere, occorre sapere che due genitori sono in grado di allevare 10 figli, ma 10 figli non sono capaci di accudire papà e mamma vecchi, che finiscono regolarmente all'ospizio.
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