DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
Siamo qui ancora a parlare di Inps, perché la nostra inchiesta sull' ente che, invece di occuparsi dei pensionati retribuendoli adeguatamente, finanzia ogni sorta di attività assistenziale cui dovrebbe provvedere lo Stato, prosegue. Vogliamo stanare gli inadempienti: segnaliamo che dal 1980 a oggi la Cassa integrazione guadagni è costata alla Previdenza la bellezza di 56 miliardi. Una somma che, se fosse rimasta nelle casse foraggiate dai lavoratori, consentirebbe di non tagliare di un euro gli assegni destinati a coloro i quali, avendo versato i contributi, hanno diritto di riscuoterli in misura non decurtata.
Esiste poi il problema dei cosiddetti contributi figurativi, tutti a carico della collettività. Un altro capitolo, questo, scandaloso. Una montagna di denaro pubblico sperperata alle spalle di chi, correttamente, ogni mese si è fatto prelevare denaro dalle proprie buste paga. Ribadiamo il concetto: l' Inps è diventato l' elemosiniere di Stato che dilapida i capitali dei quiescenti. Ed è l' emblema della sciatteria che ispira la conduzione dell' apparato pubblico, insensibile alle esigenze legate alla sopravvivenza degli ex dipendenti non più in grado di essere attivi.
Mentre il bubbone esplode, specialmente a riguardo del patrimonio immobiliare previdenziale (mai censito) acquistato coi quattrini dei lavoratori e mai utilizzato con spirito imprenditoriale, il ministro del lavoro Poletti è costretto a studiare un piano allo scopo di tagliare le pensioni del 12 per cento. Ciò che strangolerà milioni di persone anziane non abbienti.
Sarà un altro passo avanti verso la povertà già abbastanza preoccupante.
Il principio di equità propagandato dallo stesso presidente Tito Boeri è sul punto di andare a farsi benedire. Di separare la Previdenza dall' assistenza non se ne parla neanche, quasi che fosse non una necessità bensì un nostro capriccio. Invitiamo il premier Matteo Renzi a prendere in mano la situazione, altrimenti finirà male sia per il governo sia per i poveracci che campano con risorse sempre più modeste.
Infine, dobbiamo registrare le solite polemiche giornalistiche alimentate, nella presente circostanza, dal Fatto quotidiano e dal Giornale, i quali insistono nel gettare sospetti sulla campagna di Libero. Anche ieri abbiamo letto articoli che adombrano una sorta di conflitto di interessi tra noi e il Tempo di Roma, poiché quest' ultimo ha sede in un edificio di proprietà dell' Inps. In altri termini saremmo indotti ad attaccare la Previdenza per evitare che sfratti il giornale fondato da Angiolillo, moroso da circa tre anni.
Si dà però il caso che l' editore di Libero, avendo acquistato da una settimana lo storico foglio della Capitale, non c' entri un bel niente coi debiti del venditore, il costruttore Bonifaci, essendo in corso la procedura fallimentare. Come si faccia a sovrapporre la vicenda della famiglia Angelucci a quella di Bonifaci, è un mistero che né il Fatto né il Giornale svelano. Entrambi gli organi di informazione ignorano a bella posta la realtà per mettere in dubbio le finalità del nostro lavoro di cronisti, che non è svolto in difesa di qualcuno ma contro l' Inps, le cui prodezze abbiamo narrato nei nostri servizi. Il resto è fuffa. Noi stiamo coi pensionati.
BOERI PALAZZO WEDEKINDvittorio feltri e i gatti 6
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