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Filippo Brunamonti per “la Repubblica”
Bianco, etero e maschio- centrico. Ecco a che punto sta il cinema a Hollywood. Lo rivela uno studio della Scuola di comunicazione e giornalismo USC Annenberg secondo cui, dal 2007 al 2014 la scarsa presenza di donne, afroamericani, ispanici, asiatici, gay e lesbiche nei film non renderebbe giustizia alla reale diversità dell’America di oggi.
La società evolve ma il cinema non se n’è accorto. Sebbene il 37% della popolazione americana sia classificata come “non bianca”, la fetta di attori black nell’industria cinematografica si è mantenuta ben al di sotto del 30% negli ultimi 7 anni - nel pieno della presidenza Obama che sembrava aver aggiornato senso e valori nel paese, non solo in politica.
A guardare bene il mancato equilibrio tra bianchi e neri sul grande schermo e in tv ci ha pensato quest’anno Neil Patrick Harris presentando la notte degli Oscar come «la cerimonia più bella e più bianca» salvo correggersi, «pardon, luminosa». È la verità. Il 73,1%, circa tre quarti dei personaggi presenti nei 100 film che hanno incassato di più nel 2014, è rappresentato da bianchi, rileva lo studio intitolato Ineguaglianza in 700 film famosi che ha filtrato genere, razza e appartenenza etnica.
Stando all’inchiesta, solo il 4,9% dei personaggi nei film di successo erano latini, cioè il 17% della popolazione totale. Da un rapporto della Motion Picture Association of America si legge inoltre che, tra gli spettatori, troviamo un 25% composto da ispanici e un 9% di asiatici. Gli afroamericani costituiscono il 12% dei frequentatori assidui delle sale. L’indagine prende in esame 700 film e 30.835 personaggi, e il quadro non è proprio quello di una dinamo del confronto culturale e della globalizzazione.
Hollywood è indietro anche nel ritrarre le donne, con quello scoraggiante 30,2% di ruoli femminili in tutti i 700 film considerati. E delle 21 donne protagoniste o coprotagoniste nel 2014, soltanto tre erano di colore. Nessuna superava i 45 anni. Altro dato imbarazzante: in 17 film neanche una battuta pronunciata da un attore nero. Non va meglio sul fronte LGBT: il 3,5% della popolazione americana oggi si identifica come gay, lesbico, bisessuale o trans ma al cinema, nel 2014, appena lo 0,4% ha dato un’idea di come stanno le cose.
Dietro la macchina da presa la situazione non è molto diversa. Dei 779 registi accreditati nei film più influenti al botteghino a partire dal 2007, 28 erano donne, 45 neri e 19 asiatici. Nella rosa dei filmmaker del 2014, invece, solo due risultano essere di sesso femminile e quattro afroamericane. Il caso più noto - anche perché l’unico - è quello di Ava DuVernay, autrice di Selma , che incorpora entrambi i fattori visto che la regista, oltre a essere donna, è anche afroamericana.
clint eastwood regista di american sniper
Dopo aver diretto un episodio della serie tv Scandal , dopo una gavetta sui set di Invictus (Clint Eastwood) e The Help (vincitore di un Oscar), con Selma ha portato sullo schermo la storia dei leader che nel ‘65 negli Usa si batterono per l’estensione dei diritti civili agli afroamericani. Il reverendo Martin Luther King decise di lanciare proprio da Selma una marcia per la conquista del diritto di voto, allo scopo di raggiungere Montgomery, capitale dell’Alabama.
attrice di django scambiata dalla polizia per una prostituta 2
«La vera domanda è perché Selma sia stato l’unico film con un cast black a concorrere per l’Oscar. E non perché io abbia mancato la nomination da regista. Come mai là fuori non ci sono non solo neri ma autoctoni, asiatici, rappresentanti di più voci e più facce?», ha fatto Du-Vernay in un’intervista a Democracy Now. «Non mi interessa non esser stata premiata, il prossimo anno a nessuno importerà. La questione che mi sta a cuore è culturale ». E ha aggiunto: «Se volessi chiedere consigli a qualcuno, a Hollywood, non saprei quale donna di colore chiamare. Perché di altre impronte da seguire, nel caso di donne nere, proprio non ce ne sono».
DJANGO OCCHIALI DA SOLE
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