COCO E LE SUE AMICHE - SCARAFFIA: "FINALMENTE UN BUON LIBRO SU CHANEL, CHE RICOSTRUISCE OGNI ASPETTO DELLA POLIEDRICITÀ SFUGGENTE DELLA STILISTA". IL SUO STILE, LA MORFINA, LA BISESSUALITÀ: "ERA CACCIATRICE, MA CON LE DONNE SI LASCIAVA ANDARE"

Giuseppe Scaraffia per "Il Sole 24 Ore"

 

Marie-Dominique Lelièvre, "Chanel & Co. Coco e le sue amiche".trad. G.Nicosia e S.Vailati, Ultra, p.327. €.22.

 

COCO CHANELCOCO CHANEL

A un intervistatore che osò chiederle: "Quanti anni ha?", Coco Chanel rispose senza esitazioni: "Dipende dai giorni".

 

Non era facile raccontare la vita di Gabrielle Chanel. Ci aveva provato un suo grande amico, Paul Morand. Ma nè lui, nè lei erano stati contenti del risultato. Avevano chiacchierato a lungo nella hall di un grande albergo di Sankt-Moritz, indifferenti AL viavai dei clienti. Sembrava una soluzione perfetta: Chanel era eloquente quanto Morand taciturno. Ma il raccolto, per quanto buono, non era stato soddisfacente e lo scrittore era stato il primo a riconoscerlo.

 

"Non le piace niente ed ha ragione. Dovrebbe essere lei a creare  la sua immagine, ma in queste cose non può usare le sue forbici." Per questo il libro, "L'allure de Chanel", sarebbe uscito solo trent'anni dopo, ritagliando una squisita Coco che parla come un personaggio di Morand.

 

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Poi ci aveva riprovato un’altra romanziera Louise de Vilmorin, una seduttrice come lei. Ma quella donna elegantissima, sempre a corto di soldi, doveva intimidirla un po' se Chanel, invece di confessare le sue modestissime origini, l'infanzia mortificante e l'esordio da cocotte, cioè da mantenuta, si era messa a inventare. Lei, che aveva abolito pizzi, gale e imbottiture, aveva elargito alla sua famiglia una prosperità immaginaria, cancellando risolutamente i suoi trascorsi in un café-chantant di provincia.

LELIEVRE BIOGRAFIA DI COCO CHANELLELIEVRE BIOGRAFIA DI COCO CHANEL

 

Lì cantava : "Qui qu’a vu Coco dans l’Trocadéro?", da cui era nato il suo soprannome, Coco. Alla Vilmorin invece aveva detto che era stato suo padre a soprannominarla così. Certo, nella fantasiosa evocazione, che si fermava agli inizi della sua carriera, c’erano delle ammissioni commoventi : "Un'infanzia senza amore ha prodotto in me un gran bisogno di essere amata" o "Mi piace pensare che, amando quello che facevo, amassero me, sì, me, attraverso le mie creazioni." Il rifiuto degli editori americani, da cui Chanel sperava grandi guadagni avrebbe raffreddato i rapporti con la Vilmorin, bloccando il progetto.

 

La via della biografia romanzata sarebbe stata tentata da Edmonde Charles-Roux che avrebbe privilegiato l'ascesa sociale di Gabrielle. Altri avrebbero provato con tenacia e attenzione ad avvicinarsi a questo mito enigmatico del Novecento, ma era erano tutti troppo vicini o troppo lontani.

 

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Ora Marie-Dominique Lelièvre è pienamente riuscita a raccontarla basandosi su un eccellente lavoro di ricerca che spazia dalle carte d’archivio alle testimonianze personali. Chanel, riassume Dalì, "non mostra e non cela le sue idee: le veste. Gli abiti assumono, in lei, un significato biologico di modestia, una violenza mortale, fatale: è un significato tragico, non cinico. E, soprattutto, Chanel è la creatura che possiede l'« anima e il corpo » meglio vestiti del mondo".

 

COCO CHANELCOCO CHANEL

Lelièvre è in grado di ricostruire ogni aspetto della poliedricità sfuggente della stilista. Ad esempio, nei diari di Morand, viene riportato il turbamento dello scrittore quando, entrato nella stanza dell'amica, la sorprende sotto le lenzuola con un'altra donna. Pur avendo già in precedenza intuito la bisessualità di Gabrielle - a Morand non piaceva chiamarla Coco - resta folgorato dalla scena e conclude un po' affrettatamente che Chanel, a parte pochi amori eterosessuali, è fondamentalmente lesbica.

 

Lelièvre usa lo choc di Morand per un ricognizione psicologica più ampia su quella che appare sostanzialmente "una dominatrice, una cacciatrice" che preferisce "dominare più che abbandonarsi". Con le donne Coco sente di potersi rilassare, di poter giocare senza rischiare troppo.

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E poi c'è la morfina, insegnata probabilmente da un'altra amica, Misia Sert. Chanel non ne ha paura e la usa tranquillamente, riducendola a una delle tante droghe, dalla mondanità all'amicizia, che le consentono di sopravvivere al dolore del tempo che passa falciando ogni illusione. “Bisogna essere sempre ebbri, consigliava Baudelaire, tutto qui… Per non sentire l’orribile peso del tempo che vi distrugge le spalle e vi china verso la terra, bisogna ubriacarsi senza sosta”.

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