FINISCE LA BEFERA - OGGI IL GOVERNO DOVREBBE SVELARE IL NOME DEL NUOVO DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE. TESTA A TESTA TRA MARCO DI CAPUA (FAVORITO) E IL MAGISTRATO SIMBOLO DI MANI PULITE, FRANCESCO GRECO

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Alessandro Barbera per ‘La Stampa'

La convocazione del consiglio dei ministri previsto per oggi è scarna: «All'ordine del giorno l'esame di leggi regionali, di varie ed eventuali». Ma fra le «varie ed eventuali» ci sarà una delle nomine più importanti della macchina pubblica: quella del nuovo direttore dell'Agenzia delle Entrate. «Domani (oggi per chi legge, ndr) avrete il nome», ha detto Renzi ospite a «Otto e mezzo». Dopo sei anni, il lavoro di Attilio Befera è giunto al termine. La scadenza è nota da settimane, ma ancora ieri non c'erano certezze sul nome del successore.

È un testa a testa: fra Marco Di Capua, storico vice di Befera all'Agenzia e Francesco Greco, sostituto procuratore di Milano, magistrato simbolo di Mani Pulite e impegnato nella lotta al riciclaggio. Il candidato in vantaggio è Di Capua. La macchina burocratica tifa per lui, agli occhi del Tesoro è la migliore garanzia di continuità. Greco è invece sostenuto dal onsenso trasversale di chi vuole una guerra senza quartiere all'evasione e sarebbe - dicono i ben informati - il candidato preferito di Matteo Renzi. Del resto il magistrato lavora da tempo per il governo che gli aveva affidato il «dossier Svizzera» per il rimpatrio dei capitali all'estero.

Fino a ieri mattina circolava anche il nome di due donne. Quello di Silvia Giannini, docente di Scienza delle Finanze a Bologna e del direttore dell'Agenzia delle Entrate del Piemonte, Rossella Orlandi. La candidatura della Giannini, molto sostenuta nel Pd, ha però scontato due handicap: non ha mai lavorato nella burocrazia anti-evasione ed è attualmente vicesindaco a Bologna, non il massimo per chi deve sedere su quella poltrona al riparo dalle polemiche.

Chiunque sarà il prescelto fra Di Capua e Greco, avrà parecchio da fare. I sei anni di Befera - nel bene e nel male - verranno ricordati come i più importanti della storia dell'Agenzia. Sei anni fa la riscossione di fatto non esisteva: la facevano le banche, on costi enormi rispetto alle cifre recuperate e risultati irrisori. Oggi ci sono Equitalia e un sistema di controlli che, a detta di molti, sarebbero fin troppo invasivi. Befera ha gestito la riorganizzazione dell'Agenzia, che il primo dicembre 2012, su decisione del governo Monti, è stata accorpata all'Agenzia del Territorio.

Al netto delle polemiche, i freddi numeri danno ragione all'ex ispettore del Secit. Gli incassi da lotta all'evasione sono aumentati sensibilmente, passando dai 6,9 miliardi di euro del 2008 ai 13,1 miliardi del 2013. Un risultato tanto più importante se si considera che i proventi da evasione sono cresciuti nonostante la crisi. L'anno scorso è stato record anche per i rimborsi: un milione e mezzo per 13,5 miliardi di euro.

Le polemiche su una riscossione - si dice - «troppo aggressiva», poco attenta alle ragioni della crisi e degli imprenditori ha spinto il Parlamento ad una serie di modifiche che hanno annacquato le sanzioni. Se dipendesse dal Movimento Cinque Stelle, Equitalia sarebbe essere abolita. Nei programmi di Renzi c'è una soluzione meno drastica: la fusione di Agenzia delle Entrate ed Equitalia.

Ma sono in tanti a sostenere che la separazione tra il soggetto accertatore (Agenzia delle Entrate) e il soggetto incaricato della riscossione (Equitalia) sarebbe un grosso rischio. Il rischio di buttare a mare gli ottimi risultati contro l'evasione e insieme gli eccessi della macchina della riscossione.
Twitter @alexbarbera

 

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