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Bridget Phetasy per “Playboy”
Quattro anni fa mi trovavo in una villa di St. Tropez: chef personale, cameriera francese, nessun problema di soldi e un uomo che stravedeva per me e mi dava letteralmente il mondo. Frequentavo Mister 1%, uno dei ricchissimi del globo. Era una fottuta tortura. Dal balcone guardavo gli yacht, bevevo Dom Pérignon, ero al vertice della piramide umana e mi sentivo depressa, chiusa in una gabbia d’oro. Che significa frequentare Mister 1%?
Che a 33 anni, quanti ne avevo io, praticamente sei pensionata. Giochi un sacco a tennis, vai a molti pranzi, cancelli un sacco di biglietti e voli. Vivere all’insegna del lusso e dell’ozio non rende felici. O almeno non rende felice chi ha voglia di creare, di essere indipendente. La mia reazione estrema è stata cercare un posto come volontaria nei paesi del Terzo Mondo.
Quando la vita è comoda, la fame diminuisce. Se le difficoltà sono reali, la forza creativa emerge, si trova una motivazione. La pancia piena di foie gras e champagne non accenderà nessun fuoco sotto al culo. I super-ricchi arrivano dove arrivano perché manipolano gli altri, e ottengono sempre quello che vogliono.
Più mi allontanavo, più Mister 1% mi voleva e mi riempiva di regali. E’ un circolo vizioso. I ricconi investono in un team di persone pronte a baciare il culo e a non mettere in discussione l’autorità. I ricconi non sono in grado di fare niente, dal bucato al caffè, e demandano tutto. Sono indipendenti solo grazie agli altri, totalmente sconnessi dalla realtà.
Il mio Mister 1% non sapeva quale fosse il compleanno della madre, perché era sempre l’assistente, da 25 anni, a mandarle un mazzo di fiori. Mr. 1% mi regalava borse Louis Vuitton ma era un gesto che serviva più a lui che a me. Era lui a scegliere la mia immagine.
Una sera, in un locale di St. Tropez, vidi uno sceicco buttare a terra champagne per un valore di un milione di dollari. Così, tanto per far vedere che lo poteva fare. Tipica espressione dello zoo dell’1%. St. Tropez attrae i miliardari più trash, è una specie di Los Angeles agli steroidi, e quindi anche ricettacolo di leccapiedi, yes-men e cercatori d’oro.
Ho capito che i soldi ti rendono più simile a ciò che sei: se sei uno stronzo, diventi peggiore, se sei generoso diventi più generoso, se hai ribrezzo per te stesso diventi suicida. Stando con il 1%, mi sono sentita senza propositi nella vita, totalmente inutile. Bevevo pesantemente, ho ricominciato a fumare, mi sentivo in colpa perché non riuscivo a godermi la bella vita. Tutto troppo facile, senza significato. Mister 1% guardava il Mediterraneo e fantasticava sul prossimo yacht da comprare, mentre io sulla prossima dose esagerata di Xanax. Sono tornata a fare la cameriera a Los Angeles, ad esplorare la diversità del restante 99%, e cazzo, mi piace tantissimo.
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