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Estratto dall’articolo “La matematica ethnic fluid” di Piero Pagliani, sul blog “Per un socialismo del XXImo secolo”, mercoledì 8 marzo 2023
Girando su Internet alla ricerca di articoli di matematica di mio interesse, mi sono imbattuto in uno intitolato “Mathematx vivente: verso una visione per il futuro”, di Rochelle Gutiérrez. L'autrice si occupa d'insegnamento della matematica agli studenti universitari, presso l'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign, ha un bachelor’s degree in “Human Biology” a Stanford e un PhD in “Social Science” all'Università di Chicago... La dottoressa Gutiérrez Sostiene che il marchio storico, e in specifico il marchio etnico e di genere, sia indissolubilmente connesso col contenuto della matematica e quindi (“quindi”!) col suo modo di insegnarla. La tesi, nemmeno troppo implicita, è che la Matematica usuale è irrimediabilmente segno del suprematismo bianco e maschile. Non il modo di insegnarla (cosa che si potrebbe anche discutere), ma il suo stesso contenuto.
La dottoressa Gutiérrez dice di sé di essere “Chicanx”: «Uso il termine Chicanx (in quanto opposto a Chicano, Chicana/o, o Chican@) come segno di solidarietà con le persone che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, asessuali e doppio-spirito (LGBTQIA2S)». In modo analogo introduce il termine “Mathematx”: «Io faccio appello per una re-immaginazione radicale delle matematica, una versione che abbracci i corpi, le emozioni e l'armonia».
Nonostante questi inizi “perplimenti” ho proseguito nella lettura superando anche l'insopportabile stile accademico di esposizione costellato da veri e propri fuochi d'artificio citazionistici. La Gutiérrez pur ribadendo qua e là che non pensa che tutta la matematica occidentale sia da buttar via mentre tutta quella etnica sia rose e fiori, finisce proprio per cercare di dimostrare che la matematica occidentale in sé e per sé è maschilista e suprematista così come il suo insegnamento. Per superare questi difetti essa dovrebbe farsi iniettare dosi massicce di matematica etnica. Perché questa è una delle nozioni oggi più discusse nelle accademie statunitensi: “Etnomatematica”.
In realtà la Gutiérrez non fornisce nemmeno un esempio di tale matematica, ma si limita a dire che questa contaminazione, questa «ecologia delle conoscenze» armonizzerà «i modi in cui cerchiamo di connettere, i problemi che cerchiamo di risolvere, i modi in cui invitiamo la gioia nelle nostre vite».
Questi precetti morali, si rincorrono ripetutamente nello scritto, anche nei titoli dei capitoli («Seeking/Performing Patterns for Problem Solving and Joy», assieme all'inevitabile slogan (ormai un puro termine, che mi è diventato odioso, spogliato di ogni contenuto concettuale) di “sostenibilità” («sustainability in mathematics education», «mathematics is in the service of sustainability»)…
“La produzione matematica è una creazione artistica, non riesce da vigili ma da rimbambiti, quando i freni inibitori della razionalità si rilassano e la mente è libera di esplorare strade e terreni che la razionalità eviterebbe. Poi, quando si ritorna in sé, la razionalità deve controllare ogni particolare di quello che ci siamo sognati in quello stato di semiveglia, ma fa un lavoro ex post. Ex ante interviene ogni tanto, non guida le danze: il disegno complessivo non è affar suo. Oggi, rivedendo alcuni miei risultati di qualche anno fa non riesco assolutamente a capire come mi siano venuti in mente. Siccome non mi drogavo né mi ubriacavo, di sicuro li avrò trovati mentre ero tra il sonno e la veglia”.
A mio avviso qui però siamo anche di fronte a movimenti pseudoculturali usati in modo spregiudicato come trampolini di lancio per carriere accademiche. Non c'è nulla di equo, né di comunitario, né di sostenibile in questo. Ci sono le lotte di potere tradizionali, solamente condotte in modo meno serio. Se una volta i baroni costruivano la loro posizione in base alla conoscenza, alla cultura, all'intelligenza e ai maneggi, oggi vediamo improvvisazioni, pseudocultura, furbizia e maneggi evoluti in PR, in ammiccamenti a chi è più vociferante e più influente in certi ambienti, dove l'influenza non ha nessun rapporto con una visione seria, autorevole e responsabile di un dominio di conoscenza. Purtroppo questo degrado ha un brand: “Sinistra”…
Non si trattava, quindi di una moda, e nemmeno di un fenomeno “passeggero”, bensì generazionale, perché generazioni intere, quelle cresciuta nella e con la crisi sistemica, e che nei suoi meandri si sono accomodate, sono totalmente immerse in queste idee. Prendiamo ad esempio Elly Schlein.
Quel che accade nel PD m'importa poco, ma se devo dare un giudizio è innanzitutto questo: temo che la nuova segretaria metterà il suggello a questa immersione del suo partito nella sottocultura imperiale liberal anglosassone. Se subirà scissioni saranno paradossali, cioè dovute a “vecchi” esponenti della traiettoria PCI-DS-PD, cioè persone con una reminiscenza storica, che invece la Schlein non possiede per questioni anagrafiche. La nuova segretaria del PD concretizzerà le sue buone intenzioni, che molto teoricamente potrei anche condividere, con cattive idee e ci farà rimpiangere persino i pessimi liquidatori del comunismo italiano. Non perché è cattiva, ma perché è così che l'hanno disegnata.
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