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Maria Teresa Veneziani per il Corriere della Sera
«Il profumo più buono del mondo è in un abbraccio di chi ami». «Ho bisogno di amare qualcuno che non devo rincorrere. Che, senza di me, non va da nessuna parte». «Lei continuava a cantare per lui le canzoni d' amore ogni giorno, ma non si era accorta di come lui da anni fosse diventato sordo».
Così parla il poeta del web Francesco Sole, nome d' arte di Gabriele Dotti, 25 anni, modenese di nascita, milanese d' adozione. #tiamo, seconda raccolta di poesie (Mondadori), uscito a febbraio, ha venduto più di 20 mila copie. Quella precedente Ti voglio bene ne ha totalizzate 100 mila (e lui aveva già scritto altri due libri, Stati d' animo su fogli di carta e Mollato cronico, romanzo). Sole si è guadagnato il titolo di poeta del web, è una delle nuove star online che interpretano un mondo rimasto alieno ai più (quegli adulti che certe frasi si inibiscono a pronunciarle persino nei momenti intimi).
La fortuna di Sole e di altri fenomeni giovanili come Sofia Viscardi nasce proprio da questa distanza. «Ha successo perché i ragazzi non hanno pudore a mettere in piazza i sentimenti», ragionava il suo editore osservando lo scrittore preso d' assalto da decine di ragazze durante la presentazione-show del libro. Sole è una web star, inseguito anche dalla pubblicità. Lui si definisce comunicatore, e in effetti sa fare spettacolo.
«Sono cresciuto sul web, fra YouTube e Facebook (2,2 milioni di follower, ndr). Adoro i video come arte narrativa, ho cominciato a produrli nel 2013, oggi ho un team e postiamo ogni giorno, Instagram stories soprattutto.
Utilizzo molto i social anche perché fenomeni come Instagram Poets mi hanno permesso di farmi conoscere fotografando le pagine del libro. Da bambino avevo tanta voglia di esprimermi, mi piaceva scrivere e guardare gli altri, capire anche il non detto. Volevo raccontare le storie che mi nascevano dentro e non avendo mezzi a disposizione mi sono messo in gioco facendo l' attore e il regista nei miei cortometraggi. Diciamo che sono diventato un cantastorie per risparmio», spiega in un giardino milanese. Quando ha pensato di avercela fatta?
«Dopo aver condiviso una poesia dedicata a mio nonno: ha fatto milioni di visualizzazioni». Fa fatica a trovare tre parole per definirsi «romantico, vulcanico e gentile». Dice che il suo maggior talento è l' empatia. «Sono in un periodo particolare - racconta - sto traslocando, oltre alla barba incolta ho la casa piena di scatoloni».
Lo ribadisce: «Sono un ragazzo normale, vado a fare la spesa, mi sto appassionando alla cucina. La mattina vado a scrivere nello studio in zona Loreto. Vado in palestra e poi corro al parco».
Ha anche presentato «Tú sí que che vales» accanto a Belèn. Da che cosa è spinto davvero Francesco: il successo? «No, non sono un tipo molto vanitoso, sono semplice». Nelle sue poesie si rivolge alle ragazze, le incoraggia, le incita. «Nella musica rap la donna è da maltrattare, trovo poco romanticismo nel mondo che ho intorno. Il mio cerca di essere un punto di vista più dolce. Il mondo corre troppo veloce, diviso tra virtuale vita reale, da quel che mi raccontano le ragazze, c' è bisogno di ritrovare un equilibrio nei sentimenti».
Scrive in Sei nata intera: «La sala d' attesa in amore non va. Siamo tutti nati interi, ma cerchiamo una metà. In sala d' attesa non ci stare tu. Non regalarti a chi da tempo non ti merita più». Sembra esserci anche molto di autobiografico. «Sono tutte delle polaroid delle cose che ho vissuto».
E la fine della storia con Sofia Viscardi? Ha compreso qualcosa in più dell' amore? «Realmente, voglio molto bene a Sofia. Ci sentiamo spesso. È finita una grande passione, ma l' amore rimane. Non può essere l' abitudine a spegnere un sentimento. Si spegne quando non ci si capisce più. Uno sta da una parte e uno dall' altra e alla fine si crea uno spazio che diventa un oceano che non riesci più oltrepassare». Ha scritto Mollato cronico. Ora va meglio? «Non capivo perché mi lasciassero». Adesso l' ha capito? «A quanto pare no, visto che sono ancora single». In compenso le «seguaci» si fanno tanti selfie e qualcuna si tatua persino i suoi versi. «La cosa incredibile è che sono donne, figlie, nonne e questo mi rende davvero felice: il fil rouge che le unisce è la voglia di leggere qualcosa di abbastanza reale che possono "indossare", fare loro. La poesia ha bisogno di un lettore onesto, ti porta a riflettere, non è come un romanzo che puoi leggere da spettatore».
Sole celebra i buoni sentimenti, del resto perché sorprendersi: gli psicologi indicano le nuove generazioni come le meno ribelli di sempre. «Se uno impara ad amare, odia di meno». Ma i suoi momenti duri da adolescente lui ha vissuti. Figlio di una famiglia allargata, due sorelle - una figlia di sua madre, l' altra della nuova compagna del padre - da cui ha imparato i risvolti della femminilità: «Amale con la consapevolezza che non hanno bisogno di te: le donne sanno bastarsi. Il bello delle donne è che nascono intere, non gli manca nessuna metà» (da Amale e basta).
«Ho sofferto tantissimo per la separazione dei miei, avevo 8/10 anni, per i figli è qualcosa di molto doloroso». Definisce il rapporto con la mamma Cinzia straordinario. E con suo padre?
«Era conflittuale. Ma ora ho compreso che a volte lasciarsi può anche essere una scelta d' amore». Come pensano del suo lavoro? «Sono fortunato, entrambi mi hanno sempre detto "fai quello che ti rende felice, perché odiare il proprio lavoro fa male all' anima"». Che cosa l' ha sorpresa di più? «Che un giorno qualcuno mi abbia definito poeta». Ci sono i fan ma anche gli haters, quelli che definiscono le sue poesie banali «I leoni da tastiera ci sono sempre stati. Stare dietro a un computer e criticare è più facile che andare a un concerto. Bisogna imparare ad accettarlo. La fortuna di vivere un bel momento richiede un piccolo prezzo da pagare».
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