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MIZZICA, FRASSICA! “PUR DI NON LAVORARE HO FATTO DI TUTTO PERSINO I CINEPANETTONI MA I PETI PER FAR RIDERE NON LI HO MAI FATTI”- IL 60% DI SHARE A SANREMO? UN CASO - BERLUSCONI MI OFFRI’ DI CONDURRE STRISCIA CON GREGGIO: GLI DISSI NO - IL MESSAGGIO AD ARBORE - “QUELLI DELLA NOTTE”? LA PRIMA PUNTATA FU UN DISASTRO..."

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Malcom Pagani per il “Fatto Quotidiano”

 

Lezioni messinesi: "Una volta, ai tempi di Quelli della notte, mi offrirono 18 milioni di lire per una sola foto. Avrei dovuto mettermi seduto su una Vespa, sorridere al flash, incassare l' assegno, finire in copertina su un settimanale e guadagnare in un minuto più del doppio di quanto la Rai mi avrebbe pagato per tutte e 35 le puntate della trasmissione di Arbore. Allora mi sentivo puro e rifiutai la proposta.

 

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Passò un mese e in edicola, sul settimanale, in sella al motorino, al mio posto vidi in bella posa Claudio Amendola. Presi la copia in mano: 'Tu sei quello che ha preso i miei 18 milioni', pensai. E mi accorsi di aver fatto una cazzata". Nino Frassica, siciliano dell' inverno 1950, ha capito negli anni "che ci sono cose, magari brutte, che per soldi si possono fare.
 

Cose che saranno dimenticate. Vale per una fotografia e vale anche per un film. Di quelli di Natale all' inizio non volevo neanche sentir parlare, e poi zitto zitto, il cinepanettone l' ho fatto anch' io. E l' ho fatto per soldi perché sul denaro non si sputa e ogni tanto devi anche saper relativizzare, dire 'chi se ne frega', lasciarti andare". A Roma, dove abita dal 1982 in una piazza ingentilita dagli aranci, Frassica vive in un ciuffo di vie a un passo dalla Rai.

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Guarda raramente negli occhi, rifiuta una sigaretta: "Ho sempre aspirato per finta, la bionda non la capisco, non avrò mai la naturalezza dei fumatori", si accende entusiasta raccontando di una recente trasferta palermitana e di uno spettacolo di Maresco e Scaldati: "Parlato in dialetto così stretto che io stesso ho avuto serie difficoltà a decifrarlo".

 

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Ogni tanto, quando è libero dal suo Programmone su Radio2 e da Don Matteo, il non patentato Frassica viaggia. Prende un treno, si veste da presentatore per Sofia Coppola, spalleggia Fabio Fazio a Che fuori tempo che fa, blocca lo share di Sanremo al 60 per cento e poi ritorna qui, tra i tavolini del bar che gli ricordano quiete e torpore delle origini: "Galati Marina non era neanche un paese, ma un villaggio".

Occupazioni giovanili?
Il cazzeggio. La goliardia utile a vincere la noia. Se avessimo lavorato saremmo stati troppo stanchi per scherzare, ma essendo tutti indistintamente disoccupati il problema non esisteva.

Quale problema?
Il problema di passare il tempo seriamente. I più ignoranti facevano dello scherzo un gioco fisico, buttavano la gente a terra, si dilettavano con il bullismo. Noi che bulli non eravamo rispondevamo con la parola. Il mio primo partner nell' avanspettacolo di strada, a 12 anni, si chiamava Filippo Cannizzaro.

Aveva la sua età?
Don Filippo aveva 80 anni. Non era colto, ma possedeva senso dell' umorismo. Insieme ci divertivamo.

Burle innocenti?
'U surdu, un tipo molto conosciuto in paese, amava riposare in pace sotto le barche dei pescatori. Io e Don Filippo lanciammo l' allarme: 'Sta male, ha bisogno di aiuto, troviamo tre volenterosi per portarlo in ospedale?'. I tre si mossero verso le barche. 'U surdu dormiva. Lo svegliarono brutalmente. E più convinceva i suoi salvatori che non aveva bisogno di niente, più quelli lo tranquillizzavano trattandolo con il sussiego che si riserva ai matti.

Quando disse in famiglia che avrebbe fatto l' artista presero per pazzo anche lei?
Mio padre era il Checco Zalone coperto dai doni delle scene iniziali del suo ultimo film. Faceva l' archivista della delegazione, papà. I paesani andavano da lui per fargli compilare atti di matrimonio, nascita e morte e lui saliva con i documenti in moto e andava a regolare le loro posizioni al Comune di Messina. Gli risparmiava un viaggio. Faceva solo il proprio dovere, ma quelli erano grati. E il caciocavallo e i regali li portavano comunque.
 

DAGO A QUELLI DELLA NOTTEDAGO A QUELLI DELLA NOTTEFRASSICAFRASSICAdago e guido 1985 ges (1)dago e guido 1985 ges (1)

Poi a Messina andò anche lei.
Messina era New York, ma io puntavo alla sede regionale della Rai di Palermo, a entrare in un giro allora estremamente chiuso e dominato gelosamente dal gruppo dei catanesi guidato da Turi Ferro. Lavoravano solo loro. Il varietà a Palermo si faceva lì. Per due ore l' emittenza nazionale della Rai lasciava spazio alle realtà locali e in quello spazio, pensavo, avrei dovuto infilarmi per forza per propormi e farmi notare.

E ce la fece?
Iniziai nella grande scuola delle radio private di metà anni 70. Era dura. Roma sembrava lontana, ma dovevo raggiungerla. In Sicilia avevo spremuto le possibilità fino all' ultima goccia. Gestivo una specie di discoteca, facevo gli spettacoli in piazza e nelle scuole, la prosa classica, il teatro dialettale. Mi sbattevo per entrare ovunque, ma più di così onestamente non avrei potuto fare.

Ha mai pensato di mollare?
E per fare che? Per lavorare? L' alternativa ce l' avevo e non mi entusiasmava. Se fosse andata male mi sarei arrangiato, avrei arrancato in una compagnia, me la sarei cavata. Non avrei mai fatto il ragioniere però, questo no.

Agli amici del paese aveva detto che partiva per fare l' attore?
Per poi tornare al paese, magari sconfitto e farmi canzonare? Non ho mai detto a nessuno che avrei fatto l' attore. Neanche ad Arbore quando a Roma, a 28 anni, finalmente arrivai.
 

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Per ottenere un incontro con Arbore gli lasciò un messaggio in segreteria.
Sapevo che per trovare ascolto non avrei dovuto bussare alla porta di Baudo, Tortora o Corrado, ma a quella di Renzo. Perché Alto Gradimento era la mia Bibbia e perché più di tutti gli altri Arbore aveva dimostrato di saper apprezzare il lato surreale della comicità.
Trovai il numero non so come e gli telefonai: 'Sono un tuo ammiratore, ti cercavo, al tre però stacco la conversazione. Uno, due, tre'. E riagganciai veramente senza neanche lasciargli un numero di riferimento.

E come vi incontraste?
Telefonai di nuovo e lasciai un altro messaggio paradossale questa volta con numero annesso. Non volevo annoiarlo, piagnucolare, fare la questua, pregarlo di dare un lavoro a un ragazzo del sud in ambasce economiche. Volevo spiazzarlo. Ci riuscii e un giorno, riaprendo la porta di casa, sentii mia madre bofonchiare qualcosa dall' altra stanza: 'Che hai detto, mà?'. 'Ti ha cercato quello della birra'.
 

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'Chi? ', 'Quello che in tv dice meditate gente meditate, quello che giura che se beviamo birra campiamo cent' anni'. Mamma era scettica: 'Perché uno così vuole parlare proprio con te?'.
 

Quello della birra.
Certi sforzi, certe rinunce. Renzo era sempre a dieta perché nel contratto, poveraccio, aveva una clausola tremenda. Non poteva ingrassare. Altrimenti, come è ovvio, i venditori di birra avrebbero veicolato il messaggio sbagliato.
 

Arbore la chiamò per F.F.S.S.

FRASSICA CONTRO IL FUMOFRASSICA CONTRO IL FUMO

Facevo già la radio con lui e mi disse: 'Passa al Safa Palatino che qualcosa da fare te lo troviamo'. Arrivai sul set e il capogruppo delle comparse, una bestia, mi trattò come una pezza da piedi. Arbore se ne accorse e mi difese: 'Lui è con me, lasciatelo passare'. Mi fece girare una scena che poi al montaggio venne tagliata. Chissà dov' è finita.

Ce la racconta?
Ero seduto davanti al duo comico I Fatebenefratelli e dovevo ridere fino a morire. Ci fu un serio problema di audio e alla fine la scena venne sacrificata. Arbore rimediò facendomi interpretare il tecnico di una tv privata.
 

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Poi la portò con sé in Quelli della notte .

Molto prima che arrivassero Beniamino Placido e gli altri critici gridando al prodigio, intorno a Quelli della notte si respirava un' atmosfera incerta. Farà ridere? Piacerà? C' era un punto interrogativo grande così.
 

DAGO AL GRAND HOTEL DI RIMINI, CON TURBANTE , 1985 DAGO AL GRAND HOTEL DI RIMINI, CON TURBANTE , 1985

Un punto che diventò affermativo.
Il voce a voce garantì al programma un successo enorme, ma tecnicamente la prima puntata fu un disastro. C' era chi entrava, chi usciva, chi improvvisava senza lucidità. L' improvvisazione è una questione musicale, non puoi suonare a caso.

Spesso l' improvvisazione è solo casino mascherato?
Spessissimo, ma il fresco, come si sa, si vede dal surgelato. Un tempo i testi si consegnavano alla Siae in anticipo. Panelli, Manfredi, Walter Chiari. Battute, copione, ruoli, parti in commedia. Oggi si scrivono dopo che il programma va in onda.

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Abbiamo visto anni confusi, anni in cui il comico alla Enrico Papi entrava in studio buttando secchi d' acqua. Ora, è vero che c' era uno spettacolo improvvisato, ma è vero anche che era una porcheria. L' improvvisazione vera è rara, anche per me. Spesso vai a cercare le cose del repertorio, devi essere veloce nel far ridere. Metti la freccia nell' arco e la lanci senza pensarci troppo.

A Sanremo ha improvvisato?
Quasi mai. Ho improvvisato solo quando Conti, che avrebbe dovuto chiedermi quando avevo fatto l' amore per la prima volta, si è confuso. Mi ha domandato a che ora l' avessi fatto e gli ho risposto al volo: 'Non lo so, l' orologio non lo portavo, ero nudo'.
 

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Lei ha toccato il 60 per cento di share.
E non mi sono voluto interrogare. Credo sia un caso. Chi è arrivato su Rai 1 non è andato via, qualcun altro si è aggiunto e questo mi fa piacere.
 

Torniamo al gruppo Arbore. C' era qualcuno che suonava a caso?
Ad esempio Giorgio Bracardi.

Giorgio è un attore straordinario, ma ha un carattere impossibile che lo ha fatto rendere al 10 per cento delle proprie possibilità. E lo stesso vale, con ragioni diverse, per Mario Marenco. È così buono e svagato che anche se lo invitano a un appuntamento importante, Mario è capace di non andare per distrazione.

Con Arbore, Bracardi litigava spesso?
Sempre. I suoi litigi con Arbore sono stati la mia fortuna. E comunque vedo che Renzo e Giorgio continuano a discutere anche a decenni di distanza.
 

Cosa è stato Quelli della Notte ?

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Un esperimento riuscito. Da Ferrini a Roberto D' Agostino con i suoi look e il suo edonismo reaganiano, Arbore aveva chiamato a lavorare quelli che ancora oggi sono i suoi amici più cari. C' era un' aria casalinga. Felice.

Di Boncompagni che ricordo ha?
Gianni è un grande che all' epoca si era impigrito. Preparava la sua seconda vita in tv con Raffaella Carrà, una vita dai ritmi più riposanti. Boncompagni è stato sempre geniale e pigrissimo. Tanto pigro da aver mentito impunemente ad Arbore. Renzo gli chiese: 'Hai visto i lavori di Nino?'. E Gianni: 'Certo, sono bellissimi'. Non aveva visionato neanche un frame.
 

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Andò bene comunque.
Sono stato sempre fortunato. Ammetterlo non mi dispiace. È una bella cosa la fortuna.

E gli amici?
Sono una bella cosa anche loro. Ma nel nostro mondo siamo in troppi e mantenere le amicizie è un casino.

Come nacquero le idee di Quelli della Notte e del successivo Indietro tutta! ?
Mangiando e bevendo caffè intorno a un tavolo. Tra noi c' erano personaggi incredibili. Alfredo Cerruti, discografico e inventore degli Squallor, era quello che definisco un autore di getto.

Di getto?
Credo che non abbia mai scritto una parola del programma. Però ascoltava e inventava leggendo la realtà tra le pieghe del discorso. Il lampo del Cacao Meravigliao fu suo. All' inizio doveva essere Cacao meraviglioso, ma Cerruti intervenne a modo suo: 'Perché meraviglioso e non meravigliao?'. Assentimmo tutti senza fiatare.

In tanto genio chi era la mente pratica?
Ugo Porcelli. Prendeva appunti, era un registratore umano, un radar. Sapeva sempre cosa dire e quando dirlo. Senza Porcelli e il suo equilibrio in mezzo alla follia, senza la sua concretezza opposta all' astrazione, i programmi, sia Quelli della notte sia Indietro tutta! non sarebbero mai venuti così bene.

Quanto contribuiva Arbore?
Era l' ideatore. Un giorno arrivò e disse: il programma si chiamerà Indietro tutta!. Io avevo proposto Complimenti per la trasmissione e feci il cacadubbi: 'Sei sicuro?'. E Renzo: 'Lo voglio vedere scritto'. Lo scrissi su un foglio e improvvisamente, vedendolo, piacque a tutti.

Frassica, lei si sente in credito o in debito con il mondo dello spettacolo?
Per certe cose, penso al cinema, senz' altro in credito. Credo di aver ottenuto meno di quanto non avrei potuto esprimere.
 

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Però ci ha detto di non aver disdegnato il cinema commerciale.
Ma un conto è il cinema commerciale, altro sono i peti. Ecco, i peti per far ridere non li ho mai fatti.

Da ragazzo andava al cinema?
Sempre. Di domenica, dopo essermelo guadagnato andando a messa, avevo la giornata libera. Prendevo il bus e mi fermavo davanti al cinema Garden di Messina. I Cappa e spada, Ercole contro Maciste, Bruce Lee, i musicarelli di Claudio Villa o i film orribili con Modugno come Piange… il telefono. Come cantante Modugno non si tocca, ma sui film qualcosa da eccepire c' è.

Qual è il suo confine artistico?
Quando incontravo qualche schifezza nei copioni, mi ribellavo. I limiti dice lei e io rispondo che a volte ce ne sono troppi. Sa quanti numeri zero che non hanno visto la luce ho fatto? Una volta è il target, l' altra 'il nostro pubblico'. Di voglia di sperimentare in giro ce n' è poca. Se sono semplicemente un attore ubbidisco, se sono anche autore un po' mi incazzo. Dovrei essere proprietario di una rete. Forse in quel caso potrei decidere in assoluta autonomia.
 

fazio pennetta frassicafazio pennetta frassica

A iniziare da Berlusconi, lei i padroni veri li ha incontrati quasi tutti.
Berlusconi voleva offrirmi la conduzione di Televiggiù con Gianfranco D' Angelo o in alternativa Striscia la notizia di Antonio Ricci con Ezio Greggio. Aveva già pronto l' assegno. Venivo da un periodo di grande pressione, non pensai ai soldi, gli dissi di no e feci un anno di tournée teatrale con Calenda.

Cosa sogna di fare domani?
Forse una miniserie che ho scritto. Si intitola L' abbanda. Piccoli sketch comici semi improvvisati di 6 o7 minuti. Una cosa che non si è mai fatta.

Il bravo attore è egocentrico?
Quello che è troppo egocentrico è stupido. Quello che non lo è affatto è troppo umile e quindi è probabile che sia stupido lo stesso.

NINO FRASSICA E RENZO ARBORENINO FRASSICA E RENZO ARBORENINO FRASSICA   NINO FRASSICA Flavio Insinna e Nino Frassica Flavio Insinna e Nino Frassica