IL BOSS NON BUTTA VIA NIENTE - ANSIA DEL FUTURO, VIETNAM, RAZZISMO: IL NUOVO ALBUM METTE ASSIEME GLI AVANZI DEL PASSATO - UN DIALOGO SURREALE SHAKESPEARE-EINSTEIN DAVANTI A UNA BIRRA

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Andrea Laffranchi per il "Corriere della Sera"

Ansie del futuro, Vietnam, razzismo. E un dialogo surreale I l messaggio del Boss è chiaro. Guardare avanti. Anche in un momento di crisi come questo, Springsteen non molla. E lo dice chiaro nel titolo del suo nuovo album. Si chiama «High Hopes», grandi speranze, il diciottesimo lavoro della carriera di Bruce Springsteen che uscirà il 14 gennaio, anche se, per un errore di Amazon che lo ha reso scaricabile per pochi istanti qualche giorno fa, vive già sulla nuvola digitale della musica pirata.

Dopo l'amarezza di «Wrecking Ball», il disco in cui si sentiva la rabbia per un'America e un mondo traditi dai pirati della finanza, ecco la speranza. Il Boss indica la strada ancora una volta. Anche se in questa occasione usa parole non sue. Il brano che dà il titolo all'album è una cover di Tim Scott McConnell. «Vorrei avere una moglie, vorrei avere dei figli, voglio guardare nei loro occhi e sapere che hanno una possibilità». Il testo è attualissimo.

Quando venne scritta - era il 1987 e l'America guidava il mondo con Reagan - e quando il Boss la incise una prima volta nel 1996 - allora la crescita aveva il volto umano di Clinton - quelle frasi sembravano un messaggio a chi il sogno americano lo aveva sotto gli occhi ma ne era rimasto tagliato fuori. Oggi potrebbero pronunciarle tutti.

E' un disco con una storia difficile da ricostruire. Non ha un filo conduttore anche perché mette assieme canzoni abbandonate durante le session di registrazione di altri album e ora recuperate, cover di altri artisti, e nuove versioni di brani più volte eseguiti dal vivo.

«High Hopes» è figlio della voglia del Boss di tornare sul palco. Ormai Bruce fa concorrenza al tour senza fine di Bob Dylan. Queste canzoni sono un modo per dare qualcosa di nuovo ai fan e anche per darsi una scusa per rimettersi on the road : il 26 gennaio da Johannesburg parte una nuova serie di concerti. Le indiscrezioni annunciano una primavera negli Usa e bisognerà aspettare la fine del 2014 o l'anno prossimo per sentirlo in Europa. Non c'era quindi tempo, e forse nemmeno voglia, di fermarsi in studio. La vena non è esaurita.

Il Boss, lo ha confessato il produttore Ron Aniello, ha già qualcosa di nuovo in mente. Ma che «High Hopes» sia un disco strano lo sa anche il papà. «Il modo migliore per descriverlo è dire che è una specie di anomalia, ma non del tutto», ha ammesso di recente a Rolling Stone . «Quando sono a casa o quando ho finito un tour vado in studio e sono come circondato da dipinti incompiuti, in qualcuno c'è qualcosa di sbagliato, per un altro non c'è stato tempo per finirlo... Così aspetto e vedo cosa mi racconta questa musica. Queste canzoni mi sembrava stessero bene assieme».

Springsteen ha tirato fuori la storia di un piccolo boss di «Harry's Place» e «Down in the Hole» che erano nate ai tempi di «The Rising». Oltre a «High Hopes» ci sono altre due cover già testate dal vivo: «Just Like Fire Would» dei Saints e «Dream Baby Dream» dei Suicide.

La novità sta nel suono. Springsteen ha chiamato Tom Morello, chitarrista ex Rage Against the Machine che l'anno scorso aveva sostituito nel tour australiano l'amico di una vita Little Steven impegnato nella sua carriera di attore. «Tom è diventato il filtro in cui ho fatto passare la mia musica. Lui mi rimandava le canzoni con un taglio molto contemporaneo. È uno dei pochi chitarristi che riesce a creare un mondo suo, come The Edge, Pete Townshend o Johnny Marr», gli ha riconosciuto Springsteen.

Per sentire la cura Morello si può fare un confronto col passato su «American Skin», nata di getto dopo la morte di Amadou Diallo, ragazzo di colore ucciso a freddo da dei poliziotti a New York nel 1999, e «The Ghost of Tom Joad» qui proposta in duetto con il chitarrista. «The Wall» risale addirittura al 1997: ispirata da una visita al memorial per i caduti in Vietnam di Washington e dedicata a Walter Cichon dei Motifs uno egli eroi musicali della giovinezza di Bruce scomparso durante il conflitto.

Di più difficile datazione invece gli altri brani inediti come «Heaven's Wall», piena di riferimenti biblici. Un disco a più strati: Bruce ha recuperato anche delle registrazioni dei defunti Clarence Clemons e Danny Federici. E uno spazio se lo sono presi pure i figli Evan, Jess e Sam: sono loro i cori su «Down in the Hole».

Sguardo avanti, ma c'è anche un momento per voltarsi. Suvvia, concediamogli un minimo di nostalgia. In «Frankie Fell in Love», una delle inedite, Bruce ha detto che ci si possiamo vedere «la mia ombra e quella di Little Steven quando facevamo i perdigiorno nel nostro appartamento di Asbury Park».

Insomma, quando Springsteen non era ancora il Boss. Nel racconto di questo Frankie che si innamora c'è anche spazio per un incontro impossibile fra due grandi della storia, Einstein e Shakespeare. Sono inquadrati davanti a una birra, con lo scienziato che cerca di dare un senso matematico all'amore e il bardo che gli dice che «tutto ha inizio con un bacio». La speranza può venire anche da lì.

 

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