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GASTRO-INCAZZATURE - VALERIO VISINTIN? UN “DUGONGO UBRIACO”, “FRUSTRATO MASCHERATO”. PERSONA “CHE HA PROBLEMI SERI CON SE STESSO E CON IL MONDO”, AFFETTA DA “MORALISMO D’ACCATTO” E “QUALUNQUISMO ALLO STATO PURO”. E IL CRITICO MASCHERATO RINFACCIA AL DIRETTORE DELLA GUIDA AI RISTORANTI DE 'L’ESPRESSO' VIZZARI LA RECENSIONE DEL RISTORANTE ALICE ‘’PUBBLICATA 5 MESI PRIMA DELL’APERTURA”

Valerio Visintin

http://mangiare.milano.corriere.it/2016/08/21/sostiene-dugongo/

 

 

“Dugongo ubriaco”, “frustrato mascherato”.

Persona “che ha problemi seri con se stesso e con il mondo”, affetta da “moralismo d’accatto” e “qualunquismo allo stato puro”.

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Come vi pare questo quadretto? Sono io.

 

O, per meglio dire, è il ritratto che di me ha dipinto la premiata ditta “Vizzari Enzo & son”. Ovvero: il direttore della Guida ai Ristoranti de L’Espresso e il figlio ventiseienne, Paolo, il quale casualmente svolge l’identico mestiere del padre per l’uguale testata.

 

Il detonatore di questa allegra sassaiola di famiglia sta tutto nelle critiche che ho mosso alla suddetta guida e, più in generale, al mondo della critica gastronomica, in un’intervista rilasciata a Dagospia.com.

ENZO VIZZARI  ENZO VIZZARI

 

Il dinamico duo ha risposto da par suo. Il babbo tramite lo stesso sito e la stessa interlocutrice (LadyCoratella). Il figliuolo tra i commenti di un articolo firmato da Cinzia Alfè per Dissapore.

Rinuncio a rispondere con la moneta dei sopraffini Vizzaris, poiché son certo che il mio arsenale di insulti non valga il loro.

Ma credo sia interessante ragionare su un punto nodale e paradigmatico di questo civilissimo dibattito.

Mi riferisco alla recensione del ristorante Alice, pubblicata in contumacia del medesimo, con l’edizione 2014 della guida dell’Espresso.

 

Riporto la paginetta nella foto qui sopra, affinché possiate farvene un’idea.

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In proposito, tra un pernacchio e l’altro in direzione del sottoscritto, l’Enzino nazionale dice a sua discolpa:

 

“Alice esisteva da anni, l’avevo quell’anno visitata anch’io e, semplicemente, traslocava dalla sua vecchia sede a Eataly, immutati la cuoca, la carta, lo staff. Un ritardo di un mese nel trasloco fece sì che l’apertura al pubblico avvenisse appena dopo l’uscita della Guida con la scheda predisposta sulla base delle visite avvenute nei mesi precedenti”.

 

Con pacatezza marzulliana, rilevo quanto segue:

1)“Appena dopo l’uscita”, afferma.

La nostra guida preferita uscì con quella scheda alla fine dell’ottobre 2013.

La nuova sede del ristorante Alice fu inaugurata 5 mesi dopo, il 18 marzo 2014.

2) “[...]immutati la cuoca, la carta, lo staff”.

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Verissimo che la cuoca, Viviana Varese, era “immutata”. Tuttavia, essendo lievitate le dimensioni del nuovo locale, lo staff era cresciuto in maniera esponenziale. Sia in sala, sia dietro ai fornelli. Per essere chiari, in un’intervista del 14 novembre 2014 (Vanityfair.it), la Varese racconta della sua nuova, impegnativa impresa: “le numerose sfide affrontate, come la preparazione dei nuovi componenti della mia brigata. Prima era solo 5, ora sono di venti”.

 

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3) Non servono lustri di pratica giornalistica nel settore per comprendere che le variazioni – logistiche, organizzative, umane, ambientali e finanche amministrative – che ha comportato uno sviluppo di tale portata non potevano consentire il trasferimento pedissequo del vecchio giudizio sul nuovo abito.

4) Ma l’aspetto più difficile da perdonare è la netta impressione che la guida abbia mentito ai suoi lettori, millantando una visita in loco. Sospetto legittimato dal fatto che siano spesi aggettivi lusinghieri (“spazi nuovi e rilucenti”) per descrivere un locale che, all’epoca del presunto sopralluogo, era soltanto un cumulo di macerie in divenire.

 

5) Dice ancora il direttore della guida: “Niente di falso né di fantasioso, un errore sì, strumentalizzato con esemplare malafede dal Visintin”.

Dove starebbe il vostro errore, Vizzari? Dove la mia malafede?

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- Avevate consumato un pasto nella nuova sede di Alice, come si evince inequivocabilmente dalla scheda? No.

- E, quindi, avrete avvertito l’incauto lettore che si trattava di una recensione dedotta a tentoni da una visita al precedente domicilio. Ah, no?

- Ma, almeno, avete cautamente rinunciato a esprimere un voto? No. Anzi, lo avete incrementato, rispetto all’anno prima.

 

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E allora? Niente. Racconto spesso questo episodio, benché datato, perché lo trovo emblematico dello stato in cui versa la critica gastronomica nazionale. Ma lascio a voi lettori il compito di tirare le somme. Anche perché con l’aritmetica ultimamente non sono fortunato.

D’altra parte, noi dugonghi ubriachi siam poco adatti a far di conto.