DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
George Lucas receives a warm welcome to his talk at the Cannes Film Festival.
He will receive an Honorary Palme d’or tomorrow. pic.twitter.com/gfCGv7OMPc
— DiscussingFilm (@DiscussingFilm) May 24, 2024
Estratto dell’articolo di Chiara Ugolini per www.repubblica.it
Un gruppo di rivoluzionari del cinema con molte idee, ma soprattutto una: «Non volevamo fare soldi ma fare cinema. È stata un’epoca magnifica, c’era un ricambio tra i vecchi studi che avevano fondato Hollywood e noi, pronti a rischiare». Il rischio ha pagato: George Lucas è diventato uno dei protagonisti della Nuova Hollywood, il movimento che ha rinnovato il cinema americano immergendolo nel contesto politico e sociale degli ultimi anni 60 e di tutti i 70.
Sceneggiatore, regista, produttore, 80 anni da pochi giorni Lucas, maestro di saghe come Star Wars e Indiana Jones, riceve la Palma d’oro alla carriera nel corso della cerimonia di chiusura del Festival ma il giorno prima ha regalato un lungo incontro a un pubblico entusiasta che lo ha salutato con tre minuti di standing ovation. «È un grande onore, ma c’è anche un po’ di nostalgia a essere qui, dove venni cinquant’anni fa con il mio primo film, THX 1138, ci infilammo di nascosto alla proiezione senza aver capito che era prevista anche una conferenza stampa».
[…] Racconta la fascinazione dello schermo, «vengo da una piccola città del centro California (Modesto, ndr) dove non si vedevano film stranieri: c’erano due sale, una dava i B-movie tipo Roger Corman, l’altra i film di Hollywood, noi prendevamo la macchina per cercare i film di avanguardia. Lì ho capito cosa volevo fare e sono andato alla scuola di cinema». Una borsa di studio lo porta sul set di Sulle ali dell’arcobaleno a collaborare con Francis Ford Coppola, «eravamo gli unici ad avere meno di sessant’anni, diventammo amici facendo film e bevendo birra».
Parla della fondazione dello studio di produzione Zoetrope e dei primi successi a partire da American graffiti che definisce «una commedia per ragazzi con molta musica». «Da giovane — spiega — ero ossessionato dalle macchine, ho fatto tante corse ma una settimana prima del diploma ho avuto un incidente e sono finito in ospedale: lì ho realizzato che se non sei un ottimo pilota è meglio mollare. Mi sono dato al cinema, alla prima di American graffiti il pubblico è impazzito. Lo avevano fatto uscire in sole 32 sale poi ha incassato 100 milioni».
carrie fisher e george lucas sul set
Il suo sogno era adattare Flash Gordon, il fumetto che leggeva da ragazzo, ma i diritti non erano disponibili. Allora si mette a scrivere la “sua” storia di fantascienza, che diventa troppo lunga per un solo film: «Nel contratto feci mettere i diritti per i sequel e la licenza sul merchandising, di cui all’epoca nessuno sapeva niente. Facemmo stampare t-shirt e poster e per venderli girammo tutti i raduni di appassionati». Nasceva il mito di Star Wars.
«Ora — conclude — non so più com’è Hollywood, sono in pensione da dieci anni. So che il nostro obiettivo non era fare soldi ma fare film e il segreto è la perseveranza. Sono convinto che ogni filmmaker abbia il diritto di fare il film che vuole, odio i focus group e le proiezioni test. Pensiamo a Michelangelo, che dopo sei mesi scende dall’impalcatura della Cappella Sistina e dice “la rifacciamo”».
steven spielberg e george lucasgeorge lucas a cannesgeorge lucas a cannes 5George Lucas sul set george lucas a cannes 1george lucas a cannes 4alec guinness e george lucas sul set
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