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IL GIORNO IN CUI MORIRONO GLI ANNI ‘60 – ALTAMONT DOVEVA ESSERE LA RISPOSTA DELLA WEST COAST A WOODSTOCK MA IL 6 DICEMBRE 1969 “TUTTO ANDO’ NEL MODO PIÙ PERFETTAMENTE STORTO” E FINI’ CON 4 MORTI - IL LIBRO CON GLI SCATTI STORICI DI BILL OWENS – I ROLLING STONES E L' IDEA CHE MEREDITH HUNTER ERA UNO CHE IN FONDO SE L'ERA CERCATA - E SUGLI HELLS ANGELS... - VIDEO

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Alba Solaro per “il Venerdì - la Repubblica”

 

ALTAMONT

Dell' importanza di essere curiosi. Il 6 dicembre del 1969, il giorno in cui ad Altamont, California, «tutto è andato nel modo più perfettamente storto» - come scrisse Rolling Stone - il giovane Bill Owens uscì di casa con «due macchine fotografiche Nikon, tre obiettivi, tredici rullini, un sandwich che mi aveva preparato mia moglie Janet, e una bottiglia d' acqua», diretto alle colline dove si sarebbe svolto il grande festival rock gratuito di cui tutti parlavano come «la risposta della West Coast a Woodstock».

 

ALTAMONT COVER

Era stato chiamato all' ultimo momento da un' amica dell' Associated Press per dare una mano a fotografare l' evento, e non aveva altri impegni; non era ancora diventato celebre per Suburbia (1973) dove ha raccontato la classe media delle periferie americane come pochi altri.

 

Quel 6 dicembre erano passati neanche quattro mesi dai mitici tre giorni di pace amore e musica nella campagna fuori New York. A Woodstock c' erano mezzo milione di persone e tutta l' aristocrazia rock del momento, ma anche il cast di Altamont non scherzava. Jefferson Airplane, Santana, Grateful Dead, Crosby Stills Nash & Young e 300 mila figli dei fiori e della controcultura che «erano lì per vedere gratis i Rolling Stones, quella era la bella notizia; la cattiva era che a fare da servizio d' ordine sarebbero stati gli Hells Angels».

 

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Com' è finita (male) quel giorno di quarant' anni fa, è una storia raccontata in tanti articoli, libri, un film (Gimme Shelter di Albert e David Maysles). Ma è la prima volta a essere soggetto di un intero libro fotografico. Altamont 1969 (Damiani, pp. 96, euro 34), reso possibile dal fatto che Owens fu uno dei pochi fotografi professionisti presenti quel giorno; e dal fatto che molto del suo materiale è archiviato e conservato proprio in Italia, a Milano, sotto l' amorevole cura di Claudia Zanfi, storica dell' arte e promotrice culturale.

Altamont 1969 viene presentato il 31 gennaio in anteprima mondiale allo Spazio Labò di Bologna in occasione di Arte Fiera, introdotto dal giornalista di Repubblica Michele Smargiassi. Owens non ci sarà in persona - oggi ha 81 anni, un po' troppi per un volo transoceanico - ma si affaccerà via Skype da San Francisco. Ai tempi, ci ha raccontato, «non avevo mai avuto nessun contatto con la cultura underground, la musica non mi appassionava, non amavo il rock ma neppure l' opera, al massimo ogni tanto ascoltavo la radio pubblica. Ero sposato, avevo due figli e facevo il fotoreporter per un quotidiano. Era quella la mia disciplina: occuparmi della cronaca».

grace slick ad altamont ph bill owens

 

E la cronaca è una buona scuola. Owens era arrivato presto per assicurarsi la postazione migliore, si era appollaiato su una torretta dell' impianto di amplificazione e da lì poteva vedere la collina di fronte, la folla che man mano cresceva, la gente che rollava spinelli e si rilassava, ignara di quello che accadeva intanto in uno spazio controllato dagli Hells Angels, che tutto avevano a cuore meno che l' ordine. Chi cercava di avvicinarsi troppo al palco veniva respinto e menato senza troppi riguardi; c' erano contusi, ragazze che si sentivano male, un giovane messicano che forse aveva fumato troppo si era spogliato nudo e aveva cercato di scavalcare le transenne. Gli Angels lo avevano massacrato di botte.

 

il festival di altamont ph bill owens 5

Owens non era mai stato il tipo di fotografo embedded, interessato a ritrarre solo ciò per cui è pagato; aveva scattato immagini tutto il giorno, ripreso ogni cosa, la folla, le botte, gli artisti, la musica, la violenza che era lievitata sempre più, tanto che i Grateful Dead - che pure erano stati gli ideatori del festival insieme agli Stones - quando era arrivato il loro momento di esibirsi avevano preferito abbandonare la scena.

 

Il paradosso è che la gang di motociclisti era stata reclutata - per qualche cassa di birra - proprio dalle band. Lo avevano già fatto in precedenza ed era filato tutto liscio, ma è come dire "andrà tutto bene" giocando alla roulette russa. Nel bel mezzo dell' esibizione degli Stones, la situazione è completamente fuori controllo, un ragazzo afroamericano di 18 anni, Meredith Hunter, viene accoltellato al collo e picchiato a morte da uno degli Hells Angels, Alan Passaro.

 

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Al processo, Passaro venne assolto dall' accusa di omicidio per legittima difesa: ebbero non poco peso le immagini filmate dai Maysles che mostravano come il ragazzo a un certo punto, per difendersi, avesse tirato fuori una pistola. Ma si vede chiaramente che sta scappando dalla gang, spaventato e per nulla intenzionato a usare la pistola. Nell' introduzione al libro di Owens, Sasha Frere-Jones (a lungo la firma musicale numero uno del New Yorker) ricorda che i Rolling Stones non hanno mai contattato la famiglia di Meredith Hunter; e Gimme Shelter, che girarono quel giorno, «invece di ricostruire la verità, ha contribuito ad installare nelle menti l' idea sbagliata che ha dominato per decenni» di uno che in fondo se l' è cercata.

 

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«Un giovane nero ammazzato in mezzo a una folla di bianchi, da un gruppo di teppisti bianchi, mentre sul palco una band di bianchi suonava la sua versione della musica nera», sintetizzò il critico musicale Greil Marcus, presente al concerto. Quel giorno tutti subirono la ferocia degli Angels. Durante la sua performance Stephen Stills si beccò delle pugnalate in una gamba con un punteruolo; Marty Balin dei Jefferson Airplane svenne per un cazzotto. «Altamont, il giorno, il concerto, sono spesso indicati come la fine degli anni Sessanta: un bel peso da mettere sulle spalle di qualche band, e di una folla di persone rimaste per un giorno senza gabinetti accessibili», scrive ancora Frere-Jones, bello pungente.

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In effetti l' equazione è seducente; era dicembre, era proprio la coda finale dei favolosi Sixties. L' uomo era sbarcato sulla Luna, mentre i ventenni americani continuavano a partire per il Vietnam. Gli hippies avevano traslocato da San Francisco alle comuni in campagna; le rivolte del '68 erano finite da un pezzo; pochi mesi dopo sarebbero morti Jimi Hendrix e Janis Joplin. Sul piano simbolico, Altamont era perfetta come la chiusura tragica e sanguinosa di una grande stagione. Ma fu davvero la fine di un' epoca?

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«Mah, immagino di sì. Ma la rivista Rolling Stone è andata avanti per altri cinquant' anni a scrivere di cultura rock.

Sesso, droga e rock' n'roll non passano mai di moda». Se c' è una lezione appresa ad Altamont, ricorda ancora Owens, è «che gli Hells Angels non saranno mai tuoi amici.

E aver documentato la violenza scoppiata a quel concerto non è nella lista delle cose di cui sono orgoglioso. Quel giorno fra le altre cose ho capito che non mi interessa far parte della rock' n'roll culture. Preferisco decisamente i musei e le gallerie d' arte». Ha mai avuto occasione di rincontrare Mick Jagger o gli Stones? «No, ma su YouTube c' è un mio video del festival girato quel giorno che ha fatto più di un milione di visualizzazioni. Uno degli Stones mi scrisse una mail anni fa. Non gli ho mai risposto».

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Contemporaneo di fotografi come William Eggleston e Mary Ellen Mark, l' artista californiano si è scelto altri mondi, altri soggetti, che raccontassero in qualche modo la quintessenza del sogno americano nella sua decadenza. E oggi?

 

«Probabilmente mi concentrerei sull' industria tecnologica, mi piacerebbe mostrare cosa succede negli impianti dove si fabbrica l' Intelligenza Artificiale, il suo impatto sul quotidiano delle famiglie di oggi. IPhone e Google hanno cambiato tutto. Conoscono tutte le mie abitudini, ogni giorno mi informano su quanti minuti mi ci vorranno per arrivare all' ufficio postale».

 

Quel 6 dicembre del '69 ad Altamont, non morì solo Meredith Hunter, furono quattro le vittime della giornata, per droghe, infarti o altro. E quattro le nascite. La vita a volte ha un suo bellissimo modo di pareggiare i conti.

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