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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va un bello del cinema in Technicolor e Cinemascope. John Gavin, 87 anni, nato e cresciuto a Los Angeles, celebre per essere stato lanciato dalla Universal come nuovo Rock Hudson in due bellissimi mélo di Douglas Sirk, Tempo di vivere, da Erich Maria Remarque, e Lo specchio della vita, dove recita a fianco della fascinosa Lana Turner e della fidanzatina d’America Sandra Dee.
Con Sandra Dee farà anche coppia in altri film Universal. Ma celebre anche per la prima scena di Psycho, dove è l’amante di Janet Leigh in una scena allora molto censurata. Losangelino di quinta generazione, con parenti spagnoli, cileni e massicani, John Gavin nasce in realtà come Juan Vincente Apablasa. Ma, con un nome simile, malgrado l’altezza di 1 metro e 93, e il bel faccione da ricco americano, non avrebbe potuto sfondare a Hollywood.
Nei primi film degli anni ’50, Il marchio del bruto, un western di John Sherwood con Rory Calohoun, e La grande prigione, un carcerario di Abner Biberman con Sylvia Sidney, si fa chiamare John Gilmore. Non funzionava. La Universal lo ribattezza allora John Gavin prima nella commedia tutta femminile Quattro ragazze in gambe di Jack Sher, dove recita con la statuaria Julie Adams, la tedesca Marianne Koch, che finirà poi in Per un pugno di dollari, e la nostra Elsa Martinelli. E poi nel bel western Quantez di Harry Keller con Fred MacMurray e la fatalona Dorothy Malone. Ma è con Douglas Sirk, nel 1958, che si impone davvero da protagonista prima con Tempo di uccidere e poi in Lo specchio della vita.
Diventato una star, gira a fianco di Sophia Loren in Italia il non bellissimo Olympia diretto con poca verve da Michael Curtiz. Si riprende con due capolavori dei primi anni ’60, Psycho di Alfred Hitchcock e Spartacus di Stanley Kubrick, dove interpreta Giulio Cesare. Anche se non è protagonista, sono due film che rimarranno nella storia dle cinema. Più tardi dichiarò di non essersene reso conto mentre girava. Magari, si sarebbe impegnato di più. In realtà John Gavin non riuscì allora a cogliere l’attimo buono imponendosi da vera star e venne relegato in commedie di routine della Universal e in ruoli non da protagonista. Lo troviamo così in Merletto di mezzanotte di David Miller con Doris Day e Rex Harrison, Giulietta e Romanoff di Peter Ustinov, Il sentiero degli amanti. Meglio nel divertente Millie di George Roy Hill a fianco di Julie Andrews. Quando venne contestato come James Bond l’australiano George Lazenby fu vicinissimo a interpretare il nuovo 007 in Una cascata di diamanti. Ma il ritorno di Sean Connery fece cadere ogni possibilità. Si dovrà accontentare di interpretare l’agente segreto francese OSS 117 in Niente rose per OSS 117 a fianco di Margareth Lee e Curd Jurgens. Non era la stessa cosa.
Dopo averlo trovato come playboy americano a Roma in Pussycat, Pussycat… ti amo di Rod Amateu, finì confinato nei telefilm del tempo. Ronald Reagan lo volle come ambasciatore americano in Messico e iniziò una carriera completamente diversa. Al cinema ritornò, ma mai da protagonista. Nel 1980 fu di nuovo a fianco di Sophia Loren in uno dei film per la tv dedicati alla sua vita, dove ebbe il ruolo di Cary Grant.
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