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IL CINEMA DEI GIUSTI - ''ARRIVAL'' È UN LAVORO FAVOLOSO DI DENIS VILLENEUVE E DELLA PROTAGONISTA AMY ADAMS, ANCHE SE HA QUALCHE LENTEZZA ED EVIDENTI PROBLEMI DI BUDGET: È UN FANTASCIENTIFICO MA NON ASPETTATEVI 'STAR WARS' - L’IDEA CHE I DESTINI DEL MONDO SIANO NELLE MANI DI UNA DONNA E DELLA SUA CAPACITÀ DI COMUNICARE CON MONDI ALIENI, È STREPITOSA - TRAILER

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Marco Giusti per Dagospia

 

Arrival di Denis Villeneuve

 

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Hai mai provato a parlare con un extraterrestre polipoide con otto piedi? Ecco, la dottoressa Louise Banks di Amy Adams, esperta di lingue antiche, ce la fa. Più difficile sarà far parlare fra loro gli esseri umani del pianeta rispetto a come procedere rispetto all’arrivo degli alieni.

 

Presentato con successo a Venezia, salutato in America con una grande esaltazione da parte della critica (“miglior film dell’anno”) e buon successo di pubblico (95 milioni di dollari), Arrival di Denis Villenueve, il regista di Sicario, scritto da Eric Hesserer, già sceneggiatore di piccoli horror (Lights Out) e di remake, e tratto da un romanzo di Ted Chiang, è un fantascientifico con alieni interamente dominato dall’intensa interpretazione di Amy Adams e dalla strepitosa e elegante regia di Villeneuve.

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Mettiamoci anche che è uscito, in patria, proprio i giorni della vittoria di Trump, e l’idea che solo una donna potesse comunicare con gli extraterrestri sul futuro dell’umanità sembrò a tutti qualcosa di straordinario. In realtà non c’è molto nel film nel senso di azione, è tutto molto concentrato sul personaggio di Amy Adams e sui suoi due buffi alieni polipoidi e su quello che riusciranno a dirsi fra di loro. Gli eptapodi atterranno nel Montano, e in altred varie zone del mondo, a bordo di curiose astronavi a forma di grandi cozze nere o di vagine giganti.

 

Per entrarci, gli umani devono essere risucchiati dentro e capovolti di 90 gradi. Gli alieni a otto si esprimono con rumori assolutamente poco chiari. Così l'esercito, cioè il colonnello Weber, interpretato da Forrest Whitaker, si rivolge alla dottoressa Louise Banks di Berkeley, la grande Amy Adams, studiosa di lingue più o meno antiche. Sarà lei, assieme a Ian Donnelly, scienziato di Palo Alto, Jeremy Renner, a comunicare con i due alieni del Montana.

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Comunicheranno a segni, tramite una scrittura-spruzzo molto artistica che i due alieni, ribattezzati nel film Abbott e Costello (in Italia Tom e Jerry), fanno uscire dai tentacoli vaginali. Tutta la prima parte è dedicata alla scoperta della lingua e è davvero notevole, mentre la seconda mette in mezzo il privato di Louise e i problemi dell’umanità e, a tratti, scivola su qualche malickata di troppo. Ma il film, se non ti aspetti Star Wars, è notevole.

 

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A Venezia mi era sembrato che Villeneuve esagerasse un po’ nella musica, del grande Johan Johansson, lo stesso genio di Sicario, nei viaggi nel tempo e nei frullati di Malick. Rivisto, trovo invece la musica di Johansson strepitosa, e il lavoro di Villeneuve e Amy Adams favoloso, anche se il film ha qualche lentezza e evidenti problemi di budget.

 

Ma l’idea che i destini del mondo siano nelle mani di una donna e della sua capacità di comunicare con mondi alieni e con mondi scomparsi, il nostro passato che è anche il nostro futuro, è strepitosa. In sala dal 19 gennaio.

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