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Marco Giusti per Dagospia
kim kardashian atterra a cannes
Cannes. Settimo giorno. Per fortuna è arrivata Kim Kardashian con tanto di foto da Dolce Vita con 3,4K retweet e 19K di cuoricini mentre i brasiliani di Aquarius hanno clamorosamente protestato sul tappeto rosso e in sala grande per il tentativo di golpe in Brasile. Accolto piuttosto bene, e giustamente perché è un ritorno alle sue opere maggiori, il nuovo film del filippino Brillante Mendoza presentato in concorso, Ma’ Rosa.
Interamente girato a agosto, il mese delle piogge, a Malauyoung, sobborgo pezzentissimo di Manila, dove tutti camminano in ciabatte, è una storia di miserie e infamità tra disperati in un posto dove può esserci solo corruzione e infelicità. La protagonista, Rosa, detta Mamma Rosa, Jaclyn Jose, capofamiglia di tre figli totalmente dipendenti da lei e di un marito rammollito e superpippato steso sul divano, ha una specie di negozietto dove fa piccolo smercio di shabod, droga in cristalli che va forte tra i filippini. Un giorno un gruppo di poliziotti si carica lei e l’inutile marito Nestor, Julio Diaz, perché qualche infame ha fatto la soffiata.
L’infame è un certo Bong-Bong, lo ha fatto per far uscire di prigione il fratello maggiore. Visto che neanche lei ha i soldi per pagare i poliziotti corrotti per uscire, Ma’ Rosa si vende il suo fornitore di droga, certo Jomari, che viene acchiappato e menato di brutto. Jomari viene depredato subito di roba e soldi, 100 mila pesos, ma ne servono altri 100 mila se vuole uscire. Per i venditori di droga, nelle Filippine, c’è il carcere a vita. La moglie, poveraccia, ne può procurare solo altri 50 mila. Così la polizia si rifa su Ma’ Rosa.
Deve trovare lei o la sua famiglia i 50 mila per fare uscire tutti. Ci penseranno i tre figli della donna, uno si venderà il televisore, la ragazza andrà a chiederli a una zia antipatica, zia Tilde, il più caruccio si venderà a un omosessuale piuttosto laido. Ma non sembra la prima volta né che la cosa lo sconvolga più di tanto.
Costruito benissimo nella sua catena di ricatti e soffiate, il film mostra una città sommersa di pioggia e di rifiuti dove sia Ma’ Rosa che la macchina a mano di Brillante Mendoza non stanno mai fermi, ma dominano il territorio. Non c’è nessun tipo di salvezza possibile, nessuna via d’uscita alla miseria e al giro infernale di soldi provocato dalla corruzione. Film quasi perfetto.
Devo dire che è davvero sorprendente, intelligente e attuale anche il francese Voir du pays delle sorelle Delphine e Muriel Coilin, che ci avevano già dato il notevole 17 filles, passato a Un Certain Regard. Anche qui si parte dalla realtà di tutti i giorni. Un gruppo di giovani soldati e soldatesse francesi che se la sono vista brutta in Afghanistan, passano un breve periodo per elaborare e superare lo stress in quel di Cipro, l’ dove finisce l’Europa e inizia la Turchia.
Ma la tensione fra il piccolo gruppo, soprattutto fra le ragazze e i ragazzi, non si allentano affatto e rancori, razzismi e machismi verranno presto a galla. Le due ragazze protagoniste, Aurore e Marine, interpretate da Ariane Labed e Soko, vengono dalla Bretagna, dalla cittadina di Lorient, dove o fai il soldato o ti sposi un soldato. Andare militare è anche una fuga dalla realtà quotidiana.
Ma in Afghanistan hanno visto in faccia la morte e tre dei loro compagni sono morti. Dapprima i soldati ricostruiscono con un visore in 3D la loro missione, poi si confrontano fra di loro e con la gente del posto. Aurore cede alla corte di Christos, Andreas Konstantinou, per alleggerire la tensione che c’è tra i militari, ma la cosa finirà per imbestialire i soldati maschi. Non sarà una vacanza.
Le sorelle Coulin mettono in scena una storia difficile che nessun produttore italiano, credo, produrrebbe e che non è proprio una pagina edificante per il proprio paese. Diretto con grande attenzione e interpretato con partecipazione e sofferenza dalle ragazze, Voir du pays dimostra, assieme ai film di Maruon Ade e di Andrea Arnold, quanto il cinema al femminile sia vivo e interessante e si stia facendo largo nei paesi europei. Uno dei migliori film francesi visti a Cannes.
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