
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
il racconto dei racconti stacy martin tot 00280 credit greta de lazzaris
Marco Giusti per Dagospia
Ancora sotto shock per i due veri film d'apertura, "Mad Max: Fury Road" di George Miller e "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone, che seguita allegramente a dividere la critica, oggi Fofi lo bacchetta su "Internazionale", ma Jean-Baptiste Morain su "Les Inrock" ne parla molto bene e fa una critica lucidissima e fuori dalla mischia lodando come sua immensa virtu' il raccontare "senza alcuna precipitazione", si apre "Un certain regard" con un bellissimo film giapponese, "An" di Naomi Kawase che finisce per commuovere i vecchi critici.
Come tutti saprete l'An e' il ripieno composto da marmellata di fagioli rossi del dorayaki, il macaron giapponese. In pratica l'anima del dolce. Se sbagli quello inutile mangiarlo. Il nostro protagonista, il silenzioso e depresso Sentaro, Nagase Masatoshi, non solo non se lo fa da solo, ma lo prende dai barattoli confezionati. Una schifezza. Sara' la vecchia adorabile Tokue, Kiki Kirin, a insegnarli come si fa l'An.
Il problema e' che quando gli affari del negozietto di dorayaki di Sentaro stanno andando a gonfie vele grazie a Tokue, si viene a sapere che la vecchia pasticciera con le mani un po' deformi e' stata malata di lebbra e da quando era piccola vive in un lebbrosario costruito in tempo di guerra e dismesso solo nel 1996. Questo non solo fara' precipitare le vendite dei dorayaki, ma obblighera' Sentaro a farle perdere il posto.
A questo punto, pero', dopo mezz'ora favolosa interamente dedicato all'An, parte il piu' puro melo legato alla vita di Tokue, che in una scena sconvolgente raccontera' della sua malattia e della sua vita. E' come se venissero fuori tutti i dolori della guerra e il significato del nascondere le proprie malattie e i propri tormenti per un intero paese.
Anche se il finale e' forse un po' troppo spinto sul melo, il film rimane tra i migliori e piu' sentiti di Naomi Kawase, regista molto amata a Cannes, forse finita a "Un certain regard" per far spazio al troppo simile film di Kore-Eda. Sono comunque due grandi film che da noi difficilmente vedremo. "Un certain regard" non poteva partire meglio.
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