DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Marco Giusti per Dagospia
Ieri, per disperazione, mi sono visto tre puntate di “Inventing Anna”, la serie del momento. Funziona solo quando entriamo più dentro alla storia e si configura il personaggio di Anna, misteriosa russa che si costruisce una personalità da socialite finto miliardaria psicopatica che sa riconoscere però un Cindy Sherman. Serie bizzarra e snob quanto basta (di questi tempi).
Ma la giornalista che deve fare lo scoop della sua vita insieme a tutti i suoi amici vecchi giornalisti che sembrano i fantasmi dell’Espresso che fu è quasi insopportabile. Certo quando un direttore ti dice: hai tre settimane per scrivere l’articolo, anche io mi ricordo che ci fu un tempo che gli articoli non si facevano come si fanno oggi, scritti-e-pisciati senza pensare, diciamo. In tutto questo Marco Damilano lascia un Espresso da anni abbandonato a se stesso e nessuno, ovviamente, che gli dica Torna a bordo, cazzo! Non tutti sono Zelensky, si sa.
E non tutti i direttori dell’Espresso sono stati all’altezza della situazione. Ma ricordo che scrivere sull’Espresso, negli anni ’80, era la massima aspirazione per un giornalista. “Sto come un topo nel formaggio” mi diceva Giovanni Buttafava quando venne assunto più di quarant’anni fa. Oggi il formaggio si è spostato tutto nei talk della 7 di Cairo, mi sa. Curiosamente, i ricchi di “Inventing Anna” leggono “Forbes”, la testata che si dovrebbe comprare L’espresso. Brutto segno.
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