
L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO…
LA VENEZIA DEI GIUSTI - FINALMENTE SI MENA! HOLY SHIT! HOLY FUCK! ARRIVA IL FILM PIÙ BRUTALE E SADICO DELL’ANNO. UN BLOODY B-MOVIE PIENO DI VIOLENZA E VENDETTA, TESTE CHE SALTANO, BRACCIA CHE SALTANO, PROMESSE DI ABORTI TRUCULENTI CON METODOLOGIA COREANA - ‘BRAWL IN CELL BLOCK 99’ È UN PICCOLO FILM, MA LA PRESENZA DI VINCE VAUGHN, DAVVERO MERAVIGLIOSO, LO TRASFORMA IN UN PICCOLO CASO…
Marco Giusti per Dagospia
Venezia. Finalmente si mena! Holy Shit! Holy Fuck! Arriva il film più brutale e sadico dell’anno stanotte al Lido. Un bloody B-movie pieno di violenza e vendetta, teste che saltano, braccia che saltano, promesse di aborti truculenti con metodologia coreana. Altro che quelle mammolette di Suburra! Stiamo parlando dell’attesissimo Brawl in Cell Block 99, carcerario sanguinoso scritto e diretto da S. Craig Zahler, giovane regista americano che ha al suo attivo un crudelissimo splatter western, Bone Tomahawk.
La forza di questo suo secondo film è in gran parte nella riuscita clamorosa del suo protagonista. Il gigantesco (1,98) Vince Vaughn di True Detective in versione Numero 8, cioè pelatone con una croce tatuata sulla capoccia e t-shirt fissa. La macchina da presa lo seguirà di spalle per tutto il film, attaccato proprio alla sua nuca con la croce. Ma non come se fossimo in un film dei Dardenne.
Perché il suo personaggio, il violentissimo Bradley Thompson, malgrado abbia un buon cuore e pensi solo alla famiglia, se si incazza e je rode, quando si muove, il minimo che ti fa è spezzarti un braccio con un crack che si sentirà fino a Mestre. Come scopre che la moglie, Jennifer Carpenter, lo tradisce, la mignotta, per non fare a pezzi lei dalla rabbia fa a pezzi la sua auto. Proprio staccando la portiera con le mani e scaraventandola per strada, prendendo a pugni specchietto e fanalini.
Poi si calma e decide di perdonarla e di fare un figlio con lei. Diciotto mesi dopo lei è incinta e lui lavora per un boss della droga, certo Gil. Solo che Gil lo inguaia con due balordi messicani al soldo di un boss fetentissimo e Bradley finisce in carcere. E lì parte il vero film in un crescendo di violenza. Perché Bradley è ricattato dal perfidissimo Udo Kier (ancora lui!) e la sua famigliola rischia grosso.
Questo spingerà il nostro eroe in un terribile carcere per psicopatici comandato da Don Johnson dove capiterà di tutto. Di fatto è un piccolo film ultragore, ma la presenza di Vince Vaughn, davvero meraviglioso, e l’eccesso di sangue e teste saltate ne fa un piccolo caso.
E’ l’unica tarantinata, ma l’aria è più simile al Machete di Rodriguez, con tanto di musiche coatte di The O’Jays e Butch Tavares, accettata in questo festival molto, forse troppo tradizionale, dove non si scontenta nessuno, ma dove è difficile alla fine riconoscere una linea. Il Bradley di Vince Vaughn, che malgrado tutto è un bambacione col sogno della famigliola, saprebbe come risolvere anche la linea del festival. A mani nude.
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