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Marco Giusti per Dagospia
La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi
Lo aspettavano da anni tutti i pischelli, non solo romani, che hanno letto e riletto le graphic novel di Zerocalcare e conoscono tavole e battute a memoria. Del resto era un’occasione strepitosa per un produttore. E ricordiamo che il progetto di La profezia dell’armadillo, che esce ora per la regia di Emanuele Scaringi, con la sceneggiatura dello stesso Zerocalcare, cioè Michele Rech, Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba, era nato per la regia di Valerio Mastandrea già qualche anno fa per poi essere accantonato in vista di tempi produttivi migliori.
Bene comunque, però, ha fatto Domenico Procacci di Fandango a metterlo in piedi anche senza Mastandrea con la regia dell’esordiente Scaringi. Anche se, personalmente, confesso, avrei preferito vederlo in versione tutta animata, visto inoltre che le due sequenze animate del film, a inizio e fine, opera di Matteo Manzini, sono proprio quello che avrei sperato per il film. Ma farlo tutto animato sarebbe stata forse un’impresa azzardata e poco realistica rispetto al budget previsto.
Detto questo, l’idea di trasformarlo in un vero e proprio film con attori, lasciando personaggio-animale da fumetto sono l’armadillo del titolo, che poi è Valerio Aprea con un buffo costume da armadillo, può anche andare bene e la scelta dei due protagonisti, Simone Liberati come Zero e Pietro Castellitto come il suo amico Secco, è perfetta.
Magari si potrà obbiettare che la mamma di Zero, che era una chioccia e qui diventa una Laura Morante un filo radical chic tra Quartiere Trieste e Prati, sembra esser poco adatta a Rebibbia, il regno di Zerocalcare e dei suoi amici, ma quasi tutti gli altri personaggi, da Diana Del Bufalo a Gianluca Gobbi, da Teco Celio a Kasia Smutniak, sono molto divertenti e fumettistici.
Si perde, è vero, il racconto interiore buffo, triste, ma sempre divertente del protagonista, ma forse avrebbe appesantito il racconto. Anche perché la storia del film non può che essere quella del fumetto, che vede il ventisettenne Zero, un ragazzo che sta per trasformarsi in adulto, alle prese con la morte della sua amica d’infanzia francese e primo amore non dichiarato, Camille, interpretata nei flash back da Sofia Staderini. Certo.
Trasformato in film, il racconto perde un po’ del suo parlarsi addosso romano, ma quasi tutte le scene tra Secco e Zero sono divertenti, quelle con l’armadillo pure, per non parlare delle lezioni che Zero impartisce al ragazzino di Roma Nord, Blanka, Samuele Biscossi, sui film da vedere, con L’odio di Kassovitz in testa a tutto, e comunque il film non tradisce l’impostazione da centro sociale+Caligari movie che avevano in testa Mastandrea e probabilmente anche Zerocalcare.
Ovvio che non è dato per scontato che il pubblico non romano conosca esattamente dove stanno Rebibbia e Pigneto e abbia interesse all’eterno scontro delle periferie con Roma Nord. Concludiamo che il film, ricordando che è un’opera prima, è un compromesso accettabile tra un film Fandango e il fumetto di culto. E i due protagonisti sono davvero una bella sorpresa. E speriamo che i ragazzini italiani ci vadano, perché il film è per loro. In sala dal 13 settembre.
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