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Marco Giusti per Dagospia
Much Loved di Nabil Ayouch
“Gli uomini? Sono come le marche delle auto. Lussuose, medie e figlie di puttane. Non c’è differenza fra loro, ciò che conta è solo il denaro”. “Sai fare l’8 col sedere?”. Svegliate il poro Silvio, staccatelo dalla Pascale e portatelo a vedere questo film che sembra fatto apposta per lui e per i gloriosi tempi del Bunga Bunga. Non una Ruby, ma una serie di bellissime Ruby marocchine sono infatti le protagoniste di questo strepitoso Much Loved, scritto e diretto da Nabil Ayouch, interamente girato nelle notti di Marrakech, presentato con successo alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes e vietatissimo in patria.
“Chiedo a Dio che mi mandi un saudita bello, gentile, col cazzo piccolo e con un sacco di grana”, si raccomanda in auto Noha, la bonissima Loubna Adibar, prima di scatenarsi in una di quelle feste eleganti che in epoca renziana non vanno più di moda. C’è pure uno sceicco che lancia un gioiello in piscina pronto a regalarlo alla prima che lo ripescherà. Noah è la maestra indiscussa di un gruppetto di escort professioniste.
C’è Randa (“Randa, sai fare l’8 col sedere?”), interpretata da Asmaa Lazrak, poi Soukaina, cioè Halima Karaovane e poi Hlima, cioè Sara El Mhamdi Elaaloui. Devono fare vedere il culo in mezzo a un centinaio di escort scatenate tutte a caccia di ricchi signori che hanno tempo e denaro da sperperare. Se gli europei sono sempre una sola, come spiega un barista dallo sguardo lungo, tirchi, gente che “non paga” e compra “mezze banane”, i sauditi sono tutti gonfi di soldi, spendaccioni, arrapati, delusi da mogli non abili nel sesso e quindi facili prese delle ragazze marocchine.
Un saudita, certo Ahmed, interpretato da Danny Boushebel, si innamora di Randa, ma la prima notte la passa a dir poesie, poi si capisce che non riesce a avere un’erezione, e alla fine la ragazza scopre che ha una galleria di foto di maschi nudi nel computer. Mortacci… Per giunta mena pure. Noha, 28 anni, durissima, sembra la più preparata a insegnare alle altre. Ma la sua vita privata è un disastro, un figlio che cresce la vecchia madre, la madre che a un certo punto non vuole più vederla perché fa un mestiere inaccettabile. Non c’è spazio per l’amore.
Un’altra ragazza si rifiuta di fare sesso con gli uomini. Che sia lesbica? I maschi, non solo i clienti, più o meno allocchi coi soldi, sono generalmente degli stronzi. Il lugubre fidanzato di una delle ragazze, una sorta di perticone peloso, la vuole solo scopare. Esattamente come uno dei suoi clienti. Un altro bussa a soldi come fosse un pappone. Un vecchio francese ha quasi una storia con Noha e lei sembrerebbe pure presa, ma lui ha una figlia e una moglie.
L’unico maschio rispettabile è l’autista delle ragazze, l’egiziano Said, interpretato da Abdellah Didane, una specie di badante-guardiano dell’harem che le porta in giro nella notte e le riporta a casa. Ma quando deve brindare, brinda alle donne del suo paese. Il film di Nabil Ayouch, che è un nome ben conosciuto nei festival, dopo il passaggio a Cannes, ha fatto tanto scandalo da venir vietato dal governo marocchino in patria perché visto come “oltraggio ai valori morali delle donne marocchine”.
Loubna Adibar è stata pure minacciata di morte perché ha una scena di nudo molto forte. Mettiamoci pure il lato politico, con una delle ragazze che difende i palestinesi a una cena coi ricchi sauditi. Di grandioso, rispetto ai tanti vecchi e nuovi film sulla prostituzione, c’è l’assoluta mancanza di moralismo e di pietismo sull’attività delle ragazze. E non c’è nessun tipo di espiazione o di punizione per loro.
Il regista le segue quasi da documentarista nei loro incontri e nelle loro serate. Il tono è asciutto e i dialoghi credibili. Raro trovare un film così preciso su un argomento così forte. Ovvio che l’abbiano vietato in patria. Magari lo avessimo fatto noi un film così sul caso delle olgettine e sulle escort del ventennio berlusconiano. Tutta la prima parte della festa dai sauditi è impressionante se la pensiamo come una cronaca del bunga bunga. In sala dall’8 ottobre.
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