DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Tempo di premi. Mentre per il concorso maggiore ancora si sta discutendo, e i maggiori candidati alla Palma d’Oro si dice siano i film di Nadine Labaki, Lee Chang dong Hirokazu Kore-eda, e gli ultimi due hanno anche avuto un trionfale impatto sulla critica, specialmente il secondo, Burning, che ha dalla sua anche uno degli interpreti maschili che più sono piaciuti, Yoo Ah-in, la Quinzaine chiude premiando lo svalvolatissimo, ma davvero notevole Climax di Gaspar Noé, un sotto-Suspiria disco con i ballerini chiusi misteriosamente in un gioco di massacro dentro il palazzo delle prove.
Al film di chiusura italiano, Troppa grazia di Gianni Zanasi, arriva il premio come miglior film europeo. Magari è grazie alla Madonna che parla direttamente con Alba Rohrwacher, anche se è veramente curioso, non ho detto fastidioso ma l’ho pensato, vedere in tanti film italiani usciti in questi ultimi mesi sui nostri schermi vedere santi, madonne che parlano o che piangono. O coca o Madonne. Ci sarà un motivo, ma non ci arrivo…
Lucia, cioè Alba Rohrwacher, protagonista di questo curioso, divertente, ma non del tutto riuscito Troppa grazia di Gianni Zanasi, non scordato regista di Nella mischia e Non pensarci, malgrado sia atea, vede e parla addirittura con la Madonna. E’ la Madonna, interpretata da Hadas Yaron, e vestita proprio da Madonna, a dire proprio a lei, geometra, già in conflitto con la propria coscienza e con i mille problemi di una vita complicata, una figlia adolescente avuta a 18 anni, un ex traditore ma forse recuperabile, Elio Germano, di costruire una chiesa in una campagna dove una schiera di trafficone locali, capitanati dal sempre presente Giuseppe Battiston e da Thomas Trabacchi, hanno deciso di costruire l’Onda, una non meglio specificata grande opera architettonica che darà lavoro e lustro a tutto il paese.
Ahi! Anche se Lucia non se lo sa spiegare, sa che la Madonna ha ragione. In quella zona non si deve costruire, perché il terreno nasconde qualcosa di misterioso che ha a che vedere con la sua stessa storia personale. Ancora ahi! Così facendo, però, Lucia si mette contro gran parte del paese, anche se troverà aiuto nel vecchio padre ex-jazzista, Teco Celio, nell’amica del cuore, Carlotta Natali, nella figlia Rosa, Rosa Vannucci, e perfino nel suo ex. Costruito come una commedia di Monica Vitti, al punto che Alba Rohrwacher vitteggia parecchio, è divertente nella prima parte e soffre un po’ in quella più misticheggiante.
E avrebbe forse avuto bisogno di un mondo dei miracoli più rosselliniano che da commedia con intrusione di effetti speciali. Rimane però interessante lo spunto che vede l’intrusione del divino nel realismo quotidiano da cinema italiano. Stavolta in chiave comedy piuttosto che nel lynchianismo della serie di Ammanniti, Il miracolo.
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